di Denieli Freitas Nogueira
La Danimarca segna una svolta nella lotta al cambiamento climatico introducendo una tassa sui gas serra emessi dal bestiame, e quindi, sui peti e i rutti di mucche, pecore e maiali!
Danimarca: gli obiettivi del governo
Ha fatto scalpore la decisione del governo danese di tassare le flatulenze del bestiame, ma da un punto di vista climatico, questa decisione potrebbe non essere poi così azzardata. A partire dal 2030, gli allevatori danesi dovranno pagare per le emissioni di metano generate dai loro animali da allevamento con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 70% rispetto ai livelli del 1990.
Come riportato da TGcom24, la tassa inizialmente sarà di 300 corone (circa 43 dollari) per tonnellata di anidride carbonica, cifra che però salirà a 750 corone (circa 108 dollari) entro il 2035. Grazie ad una detrazione fiscale, però, il prezzo per tonnellata sarà, nel primo caso, di 120 corone, e nel secondo, di 300 corone.
L’importanza del metano
Il metano, sebbene riceva meno importanza rispetto all’anidride carbonica, è in grado di trattenere molto più calore, all’incirca 87 volte in più rispetto all’anidride carbonica nello spazio temporale di 20 anni. Le principali fonti di metano includono discariche, impianti petroliferi, gas naturale e, soprattutto, bestiame. Gli allevamenti, infatti, sono responsabili di circa il 32% delle emissioni di metano causate dall’uomo.
Le conseguenze per gli allevatori
Anche la Nuova Zelanda aveva previsto una legge simile per il 2025, ritirata poi a causa delle critiche degli agricoltori e di un cambio di governo. In Danimarca, invece, l’accordo sulla tassa è stato raggiunto dopo intensi negoziati tra governo, agricoltori, industria e sindacati; gli allevatori danesi dovranno quindi adattarsi a questa nuova realtà economica. Una tipica mucca danese produce circa 6 tonnellate metriche di CO2 equivalente all’anno, ma con oltre 1,48 milioni di mucche nel paese, la tassa rappresenta un sfida necessaria per ridurre le emissioni.
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