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Credit Suisse nella bufera: tra i suoi conti anche quelli di trafficanti di esseri umani

di Elena Barbieri

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Credit Suisse, una delle più grandi banche private al mondo, sta gestendo i conti anche di trafficanti di esseri umani e droghe, politici e dirigenti corrotti. E in mezzo a tante nefandezze, a sorpresa anche il Vaticano è presente.

La banca Credit Suisse, secondo le indagini condotte, pare abbia gestito migliaia di conti correnti di persone ritenute problematiche o coinvolte in sanzioni internazionali. Ad indagare è l’Organised Crime and Corruption Reporting Project, che si basa sui dati di 18.000 conti bancari gestiti sin dagli anni ’40 ad oggi. A diffondere le informazioni è stato un whistleblower, condividendole con un quotidiano tedesco, il Süddeutsche Zeitung.

L’inchiesta “Suisse Secrets”

Secondo l’inchiesta intitolata “Suisse Secrets“, tra i conti correnti incriminati ci sono anche quello di un trafficante di esseri umani nelle Filippine, un capo della Borsa ad Hong Kong incarcerato con l’accusa di corruzione. La lista continua con un miliardario che ha fatto uccidere la sua fidanzata, nonché politici corrotti dall’Egitto all’Ucraina.

Tra tutti questi conti risulta essercene anche uno legato al Vaticano, utilizzato per spendere 350 milioni di euro per un presunto investimento in una proprietà londinese, che oggi, tra l’altro, è al centro di un processo penale.

Credit Suisse

Credit Suisse (@Shutterstock)

In alcuni casi, pare che la banca avesse congelato alcuni conti che potevano risultare problematici, ma secondo le indagini rimangono dubbi sulla rapidità delle azioni di Credit Suisse. Ad alimentare i sospetti, c’è anche il fatto che l’istituto di credito ha continuato a fare affari con certi clienti nonostante fossero stati segnalati eseguire “attività sospette” dal personale.

La banca ha dichiarato “i resoconti di tali questioni si basano su informazioni parziali, imprecise o selettive ed estrapolate dal contesto”. Ha poi aggiunto che il 90% dei conti associati alle accuse sono chiusi o stavano per essere chiusi prima che la stampa iniziasse ad indagare. Verità o solo un processo avviato in fretta e furia dopo l’esplosione di questa “bomba”?

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di Elena Barbieri

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