di davide gerace
A fine marzo lo stato di emergenza contro il Covid-19 finirà e con lui poco alla volta quasi tutte le restrizioni. Rimane l’enorme problema delle mascherine inutilizzate da smaltire. In Italia infatti sono oltre 200 milioni le mascherine non a norma che devono essere smaltite, e i costi sono molto alti.
Mascherine inutili contro il Covid-19
Come riporta La Sicilia, sono in totale 218 milioni le mascherine inutilizzate da smaltire, circa 2.500 tonnellate. Acquistati nel 2020 nel pieno della pandemia di Covid-19, i dispositivi sono rimasti inutilizzati. All’epoca per rispondere alla grande richiesta, non si badò molto alla qualità dei prodotti acquistati, al punto che molti presidenti di Regione e assessori iniziarono a lamentarsi in particolare di quelle che qualcuno definì “a mutanda”, perché fatte di materiale elastico, difficili da indossare e poco comode.
Come spiega il generale Figliuolo alla fine tutte quelle mascherine “non hanno mai avuto richieste, né dalle regioni, né dagli altri enti convenzionati. Oggi non trovano più nessuna possibilità di impiego”.
Tutti i dispositivi quindi sono stati trasportati in diversi depositi gestiti da SDA, al Nord e Centro Italia, al “misero” costo di 313mila euro mensili. Lo Stato quindi, vista l’impossibilità di vendere il prodotto, ha indetto un bando per smaltire tutte le mascherine. A spuntarla alla fine è stata l’azienda A2A, società italiana attiva nella produzione, distribuzione e vendita di energia elettrica (seconda in Italia per capacità installata), gas, e gestione rifiuti.
Quasi 2500 tonnellate di tessuto da bruciare
Qualche speranza di recuperare qualcosa dalle spese c’è. Nei depositi ci sono anche delle mascherine prive della certificazione Ce e altri materiali. Tonnellate di dispositivi validati dal Comitato Tecnico Scientifico solo nella fase iniziale della pandemia e rotoli del “melt blow”, il cosiddetto tessuto non tessuto che serve per realizzarle ed occupano un volume complessivo di 40mila metri cubi nei magazzini. Per il loro stoccaggio si paga oltre un milione di euro al mese.
Per tutto questo materiale si spera ci sia qualche compratore in modo di riciclarlo attraverso un processo di trasformazione, che possa quindi trovarne una diversa destinazione d’uso. Tutto il resto, circa il 92% del materiale usato per le mascherine contro il Covid-19, verrà bruciato, per la modica somma di 700 mila euro. Uno spreco enorme.
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