Mentre l’Europa si avvia verso un graduale ritorno alla normalità, Hong Kong si ritrova ad affrontare la peggiore ondata dell’era covid. Per colpa della velocità di diffusione della variante Omicron e dell’altissima densità della popolazione, infatti, il sistema sanitario rischia il collasso.
In Europa stiamo lentamente ritornando alla normalità, con un progressivo allentamento delle misure anti-contagio che in questi due anni hanno caratterizzato la nostra vita, ed un graduale ritorno alla normalità. Ma dall’altra parte del mondo la situazione non è proprio la stessa. Hong Kong, infatti, sta affrontando una delle peggiori ondate dall’inizio della pandemia
Proprio ad Hong Kong, infatti, oggi, 23 febbraio, è stato toccato il record di contagi in un solo giorno (più di 8000). È il numero più alto di contagi dall’inizio della pandemia, e questo ha spinto il governo, colto completamente impreparato, a prendere delle drastiche misure di contenimento per evitare il collasso dell’intero sistema sanitario.
Secondo quanto riportato da TgCom 24, la drammatica situazione che ha travolto Hong Kong, ha spinto la governatrice, Carrie Lam, a prendere delle drastiche decisioni, che ci proiettano di nuovo ai primi tempi della pandemia. Stando alle nuove regole, tutti i residenti della città (7,5 milioni di abitanti) dovranno sottoporsi ad un ciclo di tre tamponi obbligatori. Sebbene non ci sia ancora una data di inizio, l’obbligo dovrebbe coincidere con l’inizio del mese di marzo. Nel frattempo però, tra un tampone e l’altro, i residenti dovranno effettuare più tamponi rapidi con l’intento di auto-monitorarsi.
Oltre l’obbligo di sottoporsi al ciclo di tamponi, inoltre, saranno ristabilite nuove (vecchie) restrizioni. Tra queste, le scuole, palestre, bar e tutti gli altri tipi di attività commerciali, saranno chiuse fino a fine aprile. Sono anche vietati i voli provenienti da Gran Bretagna e Stati Uniti fino al 20 aprile e, attualmente, si discute su un possibile ritorno del lockdown. La situazione che si sta vivendo in Oriente, con l’avvento a sorpresa della quinta ondata, dovrebbe spingere anche i capi di Stato occidentali a riflettere sulle conseguenze di un possibile “libera tutti”?
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di Antonio Stiuso
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