Negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante nel campo informatico. Tanto che un nuovo e super performante computer quantistico ha risolto in 36 microsecondi un problema che avrebbe richiesto “solamente” 9mila anni. Un successo straordinario.
Come riporta la rivista Nature, un risultato del genere è stato possibile grazie al processore fotonico programmabile Borealis della startup canadese Xanadu. L’azienda ha utilizzato delle tecniche innovative, che semplificano il lavoro del computer quantistico.
Il nuovo computer realizzato da Xanadu sfrutta i fotoni nel ruolo di qubit, ovvero unità di calcolo dei computer. La macchina sfrutta un processore fotonico, che usa particelle di luce (fotoni), programmabile e che lavora a temperatura ambiente.
Un computer molto più semplice rispetto a quello utilizzato da Google nel 2020. Il colosso americano ha iniziato una nuova era, per prima ha segnato il sorpasso dei computer quantistici rispetto a quelli tradizionali. La macchina si basa sui superconduttori e per funzionare deve essere raffreddata a temperature vicine allo zero assoluto (meno 270gradi).
Un successo su tutta la linea quello della startup canadese, che infatti ha ricevuto tantissimi elogi. Simone Severini, direttore del Quantum computing di Amazon Web Services ha spiegato: “È un lavoro interessante e che permette un importante passo in avanti nella comprensione profonda delle potenzialità offerte dal calcolo quantistico”.
Si complimenta per il risultato anche Fabio Sciarrino, capo del Quantum Lab del dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma: “È un risultato davvero interessante perché è stata raggiunta la quantum supremacy sviluppando una piattaforma che è allo stesso tempo semplice e innovativa”.
Lo studio di Nature spiega anche come funziona il processore Borealis, sviluppato da Xanadu. La CPU utilizza un nuovo metodo per coordinare l’ingresso dei fotoni al suo interno. Le particelle di luce sono prodotte da un singolo generatore, che poi realizza una sorta di treno di fotoni allineati. Inserendo i singoli fotoni in speciali anelli (loop) più o meno lunghi diventa possibile sincronizzarli, provocando un ritardo sui primi e riorganizzandone l’entrata nel chip, dove avviene l’elaborazione.
Il problema risolto dal computer quantistico è noto come Gaussian Boson sampling, un computer tradizionale è in grado di calcolarlo fino a determinati parametri. Un altro passo significativo avanti verso il futuro.
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