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Colonialismo italiano: Laura Boldrini propone la Giornata della Memoria per le vittime africane

di Lorenzo Peratoner

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La storia italiana dalla seconda metà del XIX secolo fino al 1943 è stata segnata, al pari purtroppo di analoghe esperienze europee, dalla pagina nera del colonialismo in Africa. Motivi economici, politici, demografici e di risorse hanno fatto abbracciare le armi a molti giovani italiani per un’espansione che, sebbene inizialmente economica, divenne poi territoriale, all’interno in primis del Corno d’Africa.

Si tratta di una storia che oggi molti italiani pare si siano dimenticati, secondo quanto affermato dalla proposta di legge che, il 17 ottobre, Laura Boldrini (PD), Nicola Fratoianni (AVS) e Riccardo Ricciardi (M5S) hanno presentato in conferenza stampa alla Camera dei Deputati per stabilire un Giorno della Memoria per le vittime del colonialismo italiano.

Colonialismo italiano: una breve sintesi storica

Dalle prime esperienze eritree e somale, la politica estera italiana dei primi decenni del XX secolo si è indirizzata verso le coste libiche, dando origine a un conflitto contro l’Impero ottomano che, sebbene conclusosi in vittoria, ha lasciato il nostro Paese letteralmente con un pugno di sabbia in mano e le violenti rivolte dei nativi, capitanati dal popolo dei Senussi. Questa pagina, infatti, rappresentò l’inizio delle brutali rappresaglie e coercizioni perpetuate dalle forze coloniali, in particolare sotto il Fascismo con il generale Rodolfo Graziani, per pacificare l’entroterra libico.

L’altro capitolo della guerra coloniale, culminato con la nascita ufficiale dell’Impero italiano, fu il secondo conflitto tra Italia e Abissinia, in un periodo in cui gli altri Paesi europei stavano già iniziando a discutere di decolonizzazione. Vinto dal nostro Paese, grazie in particolare alla superiorità tecnologica, vide altresì il conclamato utilizzo di gas tossici (Angelo Del Boca), che hanno portato allo sterminio di migliaia di abissini.

Dopo il Trattato di Parigi del 1947, che decretò la fine del nostro impero in Africa, l’ultima voce che l’Italia ebbe nel continente fu con l’Amministrazione Fiduciaria della Somalia, dal 1950 al 1960, sotto ratifica dell’ONU.

I dettagli della proposta di legge

La nostra storia coloniale, sebbene meno lunga e profonda rispetto ad altri Paesi europei, non è purtroppo da meno in termini di morti. La proposta di legge, infatti, cita lo storico Ian Campbell, una delle più importanti figure in merito alla storiografia sull’occupazione italiana in Etiopia, asserendo che il numero totale di morti potrebbe raggiungere le 700mila. Si tratta di numeri superiori rispetto a quelli proposti da Angelo Del Boca, che è stato un grande storico del colonialismo, nonché fortemente critico nei confronti del mito degli “italiani brava gente“; proprio quest’ultimo, secondo le parole dei promotori del disegno di legge, sarebbe uno dei principali problemi della nostra memoria storica, che ne risulterebbe viziata e mistificata:

 

“Sul colonialismo italiano pesa il torto di una rimozione storica, culturale e politica ancora inspiegabile: un buco nel registro delle morti del Novecento, pagine bianche nei libri di storia e nella coscienza storica nazionale […] Nulla a che vedere con l’idea degli «italiani brava gente», colonizzatori buoni, andati nei Paesi africani per costruire ospedali, scuole e infrastrutture, aiutare le popolazioni locali e civilizzarne i costumi. In realtà, il comportamento delle istituzioni italiane – anche durante i governi Giolitti e Crispi, ma soprattutto durante il periodo fascista – non si differenziò molto da quello delle altre potenze coloniali in quanto a ferocia”.

Successivamente il testo propone una sintesi delle nostre imprese coloniali e, soprattutto, dei crimini commessi nei confronti dei nativi, fino ad arrivare alla proposta vera e propria, composta da due articoli e redatta insieme all’ANPI:

Art. 1. (Istituzione del Giorno della Memoria per le vittime del colonialismo italiano) 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 19 febbraio, data di inizio dell’eccidio della popolazione civile di Addis Abeba compiuto nel 1937, «Giorno della memoria per le vittime del colonialismo italiano», al fine di ricordare gli oltre 700.000 africani uccisi durante il periodo di occupazione coloniale italiana in Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia. 2. Il Giorno della Memoria di cui al comma 1 è istituito al fine di ricordare gli eccidi, le campagne militari, le leggi razziali, le norme sessiste, l’impiego di aggressivi chimici, la deportazione, la prigionia e, in generale, la politica di occupazione cui sono state sottoposte le popolazioni dei Paesi africani dominati dall’Italia.

Art. 2. 7 (Promozione del Giorno della Memoria) 1. In occasione del «Giorno della memoria per le vittime del colonialismo italiano» di cui all’art. 1 sono organizzati incontri, iniziative e momenti di riflessione, in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, sul periodo di occupazione coloniale italiana in Etiopia, Eritrea, Libia e Somalia e in ricordo dei 700.000 africani e africane vittime del regime di occupazione, in modo da conservare la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia del nostro paese e far sì che simili eventi non possano più accadere. 2. Le iniziative di promozione del «Giorno della memoria per le vittime del colonialismo italiano» dovranno essere organizzate, coinvolgendo anche le amministrazioni locali e regionali, in stretta condivisione con le comunità e le persone afrodiscendenti.

 

Fonti: Disegno di Legge (sito ANPI)

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