Il terremoto in Turchia e Siria, avvenuto solamente pochi giorni fa, ha avuto effetti devastanti; i numeri attuali parlano di migliaia di morti e altrettanti feriti e dispersi. Per fronteggiare questa catastrofe, sono numerosi gli aiuti provenienti da tutto il mondo, con volontari e professionisti arrivati nei due Paesi per aiutare nelle operazioni di soccorso. Il sisma, che ha registrato un magnitudo di 7.8 entra di diritto tra i più devastanti della storia, ma per trovare il primo di questa preoccupante lista, dobbiamo tornare indietro fino al 1960, e spostarci in Cile…
Probabilmente in pochi conoscono la storia del grande terremoto del Cile, noto anche come terremoto di Valdivia, nome della città più colpita dal sisma. Nel lontano 21 maggio del 1960, una scossa di terremoto colpì il Paese sudamericano, recando gravi danni alle linee di telecomunicazione e il giorno dopo, il 22 maggio alle 14:11 ora locale, la terra tremò di nuovo; questa volta però, gli effetti furono ben diversi.
Una violentissima scossa, di magnitudo 9.5, colpì le zone costiere tra la città di Talca e l’isola di Chiloé, un’area di 400.000 km²; questa durò per 13 interminabili minuti, che resero il terremoto non solo il più potente della storia, ma anche quello più duraturo mai registrato. Il megasisma, cioè un evento sismico di portata superiore a 8.5 di magnitudine, provocò l’innalzamento del livello del mare, che sommerse completamente molti villaggi, tra cui Toltén. Inoltre, diverse onde, alte tra gli otto e i dieci metri colpirono le coste cilene, provocando ulteriori danni. Il sisma distrusse anche numerosi reperti storici, tra cui le fortificazioni spagnole del periodo coloniale.
Il 24 maggio, diverse ore dopo i catastrofici eventi, il terremoto portò anche all’eruzione del vulcano Puyehue. Per fortuna, vista la posizione molto isolata, i danni di quest’ultimo evento furono limitati.
Il megasisma del Cile ebbe conseguenze più o meno gravi anche su diverse Nazioni del pianeta; la forte scossa causò un maremoto, con onde alte 25 metri che colpirono le Hawaii, il Giappone, le Filippine, la Nuova Zelanda, l’Australia, le isole Aleutine in Alaska e Hong Kong. I danni economici conseguenti furono ingenti, e si stimano tra i tre e i sette miliardi di dollari odierni. Fu invece elevato ma contenuto, vista la catastrofe, il numero delle vittime del terremoto; si parla di circa 3000 decessi, di cui 61 alle Hawaii, 138 in Giappone e 32 nelle Filippine; il motivo principale di questi risultati fu la bassa densità di popolazione delle zone colpite dal sisma.
Secondo quanto riporta lo United States Geological Survey (USGS), l’ipocentro del terremoto è stimato a circa 25 km di profondità, e la zona di rottura del sisma, lunga oltre 800 km, è stata rilevata da Arauco fino all’arcipelago di Chiloé. La velocità stimata della frattura fu notevole, 3.5 km al secondo, per una durata totale di quattro minuti; il sisma invece, come detto, è proseguito per 13 interminabili giri di orologio.
Ma cosa ha innescato il terremoto? Secondo quanto confermato dagli studiosi, a generare questo disastro naturale è stato il processo di subduzione, ovvero il lento e progressivo sprofondamento del fondo di un bacino marino o di un’area continentale della placca di Nazca, situata sotto la placca sudamericana; l’enorme accumulo di energia richiesto dal processo ha così scatenato l’improvviso e potente sisma…
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