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Carlo III è ufficialmente Re: la cerimonia, gli invitati, e le controversie

di Lorenzo Peratoner

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Giornata storica per il Regno Unito e i Reami del Commonwealth, con la solenne incoronazione ufficiale del Re Carlo III e della Regina consorte Camilla. Una cerimonia di tale valenza, che simboleggia l’unione delle prerogative religiose a quelle di Capo di Stato, richiede un’etichetta particolare, frutto delle sedimentazioni storiche di una tradizione oramai millenaria; vediamo quindi quali sono state in breve le tappe della cerimonia, gli invitati, e le controversie emerse.

Le tappe della cerimonia, all’insegna di una maggiore “inclusione”

il 1066 è una data chiave della storia britannica, che segnò l’invasione e la conquista da parte del duca di Normandia Guglielmo “il Conquistatore” dell’Inghilterra. A partire da quella data, tutte le incoronazioni si sono sempre svolte all’interno dell’Abbazia di Westminster. Come da prassi, quindi, Carlo III da Buckingham Palace si è diretto in carrozza all’Abbazia, dove si sono susseguiti i cinque passaggi chiave della lunga cerimonia: il riconoscimento e il giuramento, l’unzione, l’investitura dei regalia, l’incoronazione, l’intronizzazione e l’omaggio.

Nonostante il rigore tradizionalista, c’è stato spazio per delle piccole innovazioni che hanno reso la cerimonia più “inclusiva”: il ruolo di primo piano del clero femminile; l’invito a tutti coloro che lo desiderassero, anche a chi seguiva da casa, di recitare l'”Homage of the People“, ovvero l’atto di giuramento di fedeltà collettivo; l’apertura maggiore verso il multiculturalismo religioso, sebbene la cerimonia fosse ovviamente impregnata di anglicanesimo, di cui Carlo III è Capo supremo.

Incoronazione di Carlo III: oltre 2.000 invitati

Gli invitati alla cerimonia sono stati più di 2.000, con una cospicua presenza di Capi di stato esteri. Oltre ovviamente ai rappresentati dei Reami del Commonwealth, hanno partecipato i sovrani delle principali monarchie europee, fino ai principi ereditari dell’imperatore del Giappone; a tutto questo bisogna aggiungerci numerosi leader politici mondiali, tra cui il Presidente Mattarella.

Per quanto riguarda la Royal Family, invece, erano presenti i principali esponenti, con anche una breve apparizione del principe Harry (Meghan Markle era assente); esclusi tuttavia molti cugini di Elisabetta II.

Westminster

Westminster (@Pixabay)

La sicurezza e le proteste repubblicane

Notevole invece il lavoro di sicurezza svolto dalla Polizia, che ha attuato la cosiddetta “Operazione Golden Orb“; circa 11mila agenti impiegati, tra figure in borghese e cecchini sui tetti, con anche l’impiego di numerosi droni e telecamere in grado di riconoscere immediatamente tutti i volti inquadrati comparandoli con gli identikit di migliaia di potenziali attentatori già noti alla Polizia.

Nel corso della cerimonia, tuttavia, non sono mancate delle controversie; come riporta “ilPost“, infatti, soprattutto a Londra ma anche in altre città del Regno ci sono state diverse proteste anti-monarchiche, che hanno portato a una retata di arresti, incluso quello di Graham Smith, leader del movimento “Republic“. Ancora ignoti tuttavia i numeri esatti dei fermi.

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