Risalgono a qualche giorno fa gli aggiornamenti su una disgrazia avvenuta a Tooele, nello stato americano dello Utah e la colpa viene addossata ancora una volta ai videogiochi, in questo caso a Call of Duty: Warzone.
Come riportato da varie testate giornalistiche, come Fox13Now e KUTV, un bambino di 9 anni avrebbe sparato al padre un colpo di pistola alla testa. Il padre sarebbe poi stato trasportato in ospedale dove sarebbe infine deceduto.
La vittima però avrebbe avuto sul corpo altre ferite che secondo i detective sarebbero state inflitte dopo il colpo d’arma da fuoco. Sembrerebbe infatti che anche un’accetta molto simile a un tomahawk sia stata ritrovata sporca di sangue e che le ferite ritrovate sul corpo della vittima siano dovute all’autodifesa. Nella casa sembra che ci fossero anche altri 2 adulti e 4 bambini presenti, ma la vittima e il figlio erano andati a letto più presto del solito in una stanza che condividevano a causa di “problemi di comportamento”.
Secondo i media USA però non ci sarebbe da puntare il dito contro la larga diffusione delle armi nel Paese, bensì principalmente contro il mondo dei videogiochi. Pare infatti che il ragazzino spendesse molto tempo a videogiocare e a guardare video che non erano appropriati alla sua età. Questo secondo quanto riportato dagli altri abitanti della casa.
Sembrerebbe infatti che uno dei giochi che veniva nominato spesso dal ragazzo fosse Call of Duty: Warzone, videogioco che secondo le parole del mandato: “include le stesse armi che sono state utilizzate durante l’assalto, una pistola modello Glock 9mm ed un tomahawk“.
C’è da tenere conto anche del fatto che le ferite dovute all’accetta siano state valutate come “particolarmente raccapriccianti e violente“. Ciò sarebbe in contrapposizione con l’età del ragazzino. Resta da capire se il dito sia come al solito puntato nella giusta direzione. La domanda giusta da farsi infatti sarebbe: dove e come il bambino ha potuto mettere le mani su armi simili?
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