di Redazione NCI
Cheater e Call of Duty, un binomio tristemente inscindibile ormai, ma attenzione alla levata di scudi di Activision. La policy dell’arcinota software house sta cambiando e nel mirino si trovano le punizioni per “estreme e reiterate violazioni”.
Call of duty, guerra ai cheater
“Attenzione cheater, la caccia è aperta, renderemo la vostra vita il più frustrante possibile”, questo è il messaggio che traspare dall’operato di Activision, che si accinge a dare un giro di vite sulla piaga che funesta i suoi titoli da ormai davvero troppo tempo.
Già in passato la lotta agli hacker ha cercato di sollevare il capo, tentando di infierire duri colpi ai disonesti ma questo, lo sappiamo fin troppo bene, non è mai stato sufficiente a sconfiggerli. Warzone ha visto il ban di decine di migliaia di account che violavano apertamente le regole, ma l’unico risultato di questa battaglia è stato poter godere di qualche giorno di relativa calma.
Una soluzione incisiva non è mai stata trovata fino ad ora. La spaventosa quantità di video sul tubo che documentano “incontri del terzo tipo” ne è una prova. Siamo persino riusciti a ridere del male che stava funestando il gioco, tanto era paradossale la situazione. La svolta pareva fosse arrivata con l’annuncio del sistema di anti-cheat che sarebbe dovuto giungere insieme al nuovo capitolo del franchise. Ma tale protezione non farà il suo ingresso in Warzone fino a dicembre. Il sistema Ricochet promette di scrivere la parola fine su uno dei capitoli più assurdi della storia di Call of Duty.
Una lotta senza esclusione di colpi
Guerra totale, è questa la strada intrapresa da Activision. L’obiettivo è quello di sconfiggere fino all’ultimo cheater. Proprio come in guerra, l’attacco finale deve essere preceduto da un bombardamento, l’installazione del sistema Kernel-level driver sarà preceduto da un’ondata di ban.
Non avremo shrapnel che fanno fuoco contro i pc degli hacker, per quanto sarebbe spettacolare, ma un’inasprimento delle ondate di ban già sperimentate negli ultimi mesi di Warzone. I risultati non sono mai stati eccezionali, è vero, ma questo contribuirà, se fatto con la costanza promessa, a creare un senso di frustrazione in chi si diverte a rovinare l’esperienza videoludica altrui.
Come già annunciato, l’odiosa pratica dello spoofing sarà al centro della lotta. Ma cos’è lo spoofing? Semplicemente ogni tentativo di nascondersi, o di offuscare e camuffare l’identità del proprio hardware. Tutto questo si risolverà in un ban definitivo e permanente. In altre parole, Activison non tollererà in alcuna maniera il fumo negli occhi che troppi cercano di soffiare nella speranza di farla franca.
Ma non finisce qui, il ban definitivo non comporterà solamente l’impossibilità di giocare al titolo in cui le regole sono state infrante, l’interdizione sarà valida per tutti i titoli della saga. Nemmeno il tempo basterà a riabilitare l’account bannato, si perderà quindi la possibilità di giocare ad ogni singolo capitolo, passato, presente e futuro.
A mali estremi…
Una misura estrema per una minaccia che grava ormai da anni sull’universo di Call of Duty. Estrema sì, ma potrebbe rivelarsi non definitiva. Riuscire a bannare qualcuno per tutta la vita non è affatto cosa semplice, è necessario disabilitare non solo l’account ma anche la macchina che lo controlla. Sappiamo fin troppo bene quanto sia facile, per gli hacker, ottenere quantità ridicole di account nuovi.
Bannare un hardware non è impossibile, purtroppo però non è impossibile nemmeno ingannare una tale misura. Esistono in fatti molti popolari programmi di cheating che ci permettono di aggirare un ban a prima vista tanto aspro. Nella lotta pare però che giocherà il suo ruolo anche Windows 11, il quale con una feature potrebbe aiutare la lotta ai furbi. Il nuovo standard Trusted Platform Module 2.0 di Windows 11 sembra dare man forte alla campagna di ban che sta per cominciare. Non a caso, già Riot è corsa ai ripari approfittando della novità aggiunta da Windows. Per la riproduzione di Valorant, infatti, ha cominciato a richiedere sia TPM che Secure Boot.
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di Vincenzo Del Bello
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