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Calcioscommesse: quando lo scandalo colpì l’Italia

di Timothy Cristian Belosi

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Scandalo “Totonero”: l’Italia perde la propria innocenza

Quello che avviene nel 1980 passa alla storia come lo scandalo di calcioscommesse per eccellenza, data l’importanza dei nomi coinvolti nell’inchiesta. Stiamo parlando del noto Totonero, avvenuto nel corso della stagione 1979/80 che coinvolse sia la Serie A che la Serie B.

La mente del progetto è Massimo Cruciani, commerciante grossista, che include anche Alvaro Trinca, ristoratore di Roma e proprio cliente. È infatti il locale di quest’ultimo che permette ai due uomini di entrare in contatto con diversi giocatori di Lazio e Roma. Tramite i rapporti cuciti con i calciatori, i due lavoratori iniziano a mettere in atto un giro di combine per manipolare i risultati di diverse partite. I primi accordi riguardano proprio i biancocelesti che, come voluto, pilotano alcune partite in base a quanto precedentemente stabilito. Col passare del tempo, però, diversi match iniziano a non seguire più i piani concordati, tanto da portare Cruciani e Trinca alla perdita di diverse centinaia di milioni di lire.

SCATTANO GLI ARRESTI SUL CAMPO

La procura di Roma riceve un esposto da parte dei due commerciali il 1°marzo, sostenendo di essere stati truffati da diversi volti del calcio italiano. Dopo appena 3 settimane entra in azione la magistratura che ordina l’arresto di ben 13 giocatori e l’ordine di comparizione per diversi altri atleti. Nonostante l’Italia avesse già avuto a che fare con casi di corruzione, questo scandalo desta scalpore sia per i nomi coinvolti che per il modus operandi. Le immagini degli arresti sono rimaste nella storia del calcio italiano, dato che per la prima volta si vede l’intervento delle forze dell’ordine direttamente sul campo di gioco. Le pattuglie della polizia fanno appunto irruzione appena al termine delle partite, portando via diversi calciatori sotto gli occhi increduli dei tifosi. Incredulità che aumenta quando vengono rivelate le identità degli indagati, tra cui spiccano i nomi di Bruno Giordano e Paolo Rossi, attaccanti della Nazionale.

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Paolo Rossi ai Mondiali 1982. Fonte: FIFA

LE SENTENZE PER CALCIOSCOMMESSE AI GIOCATORI E ALLE SOCIETÀ

La prima sentenza emessa dalla Commissione Disciplinare penalizzò pesantemente sia giocatori che società, radiando alcuni degli indagati. Per quanto riguarda i giocatori sono diverse le sospensioni, mentre sono 3 i nomi di coloro che vengono radiati: Enrico Albertosi (Milan), Massimo Cacciatori (Lazio) e Giuseppe Wilson (Lazio). A ricevere il colpo più duro è il Milan, condannato con la retrocessione in Serie B mentre il presidente Felice Colombo viene radiato dal campionato. Per Avellino, Perugia, Bologna e Lazio arrivano 5 punti di penalità, più una multa per i biancocelesti.

In estate arriva anche il processo d’appello, che porta alcune modifiche (positive e negative) ad alcune sentenze emesse in precedenza. Insieme alla società rossonera, anche la Lazio subisce la retrocessione nella serie cadetta mentre per gli altri club restano valide le passate penalità. Per i giocatori radiati la pena viene ridotta: 5 anni per Cacciatori, 4 anni per Albertosi e 3 anni per Wilson. Le squadre di Serie B coinvolte nello scandalo sono inizialmente tutte assolte, mentre il secondo processo cambia le sorti. Le uniche penalizzate sono Palermo e Taranto, che si ritrovano con 5 punti da scontare nella stagione successiva.

Nel 1982 arrivano ulteriori buone notizie. Con la vittoria della coppa del mondo, la FIGC decide di ridurre di due anni tutte le sospensioni afflitte ai giocatori in quel momento squalificati per calcioscommesse, permettendo a molti di loro di anticipare il rientro in campo.

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