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Calcio: la storia dei primi giocatori stranieri nei campionati europei

di Cristian Castellini

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Oggi il calcio è uno sport multietnico. In tutti i Paesi i giocatori stranieri si contano a decine, e spesso compongono la maggior parte delle nostre squadre. In passato però si tendeva a preferire i giocatori autoctoni, per “difendere” i movimenti calcistici nazionali. Una visione che poi non diede i suoi frutti, e quindi naufragò con il passare del tempo. Vediamo insieme chi sfidò il nazionalismo calcistico imponendosi da straniero in un campionato europeo…

Nota: dal computo sono stati esclusi i pionieri inglesi del “foot-ball” che fondarono i primi club in giro per l’Europa.

Inghilterra

Walter Bowman (Canada)

Il calcio come tutti sanno nacque in Inghilterra. Dall’isola britannica partirono i primi fondatori dei club europei, dai quali abbiamo ereditato squadre come il Genoa e il Milan. Insomma, negli ultimi anni dell’Ottocento e nei primi del Novecento l’Inghilterra fu il cuore pulsante di quello che sarebbe diventato lo sport più seguito e amato del pianeta. Il lavoro dei pionieri inglesi portò alla crescita di talento anche negli altri Paesi, in particolare nelle colonie e nei “Dominions” come il Canada. Da qui prese il via la storia di Walter Bowman, che nacque a Waterloo nell’Ontario l’11 agosto del 1870.

Nel 1888 e nel 1891 la selezione nazionale canadese disputò due tour di partite in Inghilterra. Bowman spiccò fra i compagni, e venne trattenuto sull’isola dall’Accrington FC, uno dei club fondatori della “Football League“. Divenne quindi il primo calciatore straniero in assoluto a giocare in Inghilterra. Nel club disputò solo una stagione, che vide la retrocessione dell’Accrington nel campionato cadetto. Bowman venne quindi chiamato nel 1892 dall’Ardwick A.F.C., club di seconda divisione che la stagione successiva cambiò il suo nome in “Manchester City F.C.“. Giocò con la maglia dei Blue Moon fino al 1899, portandola per la prima volta in First Division proprio nella stagione del suo ritiro.

Manchester City (@Shutterstock)

Fonte: FIFA

Germania

Dragomir Ilić (Yugoslavia)

Il calcio tedesco nel 1963 visse una rivoluzione. Prima di quel fatidico anno le squadre della Germania Ovest infatti si affrontavano in 5 campionati regionali, con una fase finale a 10 squadre (le prime due classificate di ogni campionato) per decretare il vincitore della “Meisterschale“. Ebbene, nel 1963 nacque il primo campionato a girone unico della Germania Ovest, la Bundesliga, letteralmente “campionato federale“. Non si hanno informazioni precise sulle rose delle varie “Oberliga” precedenti alla fondazione del girone unificato, ma si sa che la nascita della Bundesliga portò molti giocatori dall’estero in Germania, in particolare olandesi, turchi e yugoslavi.

Fra i giocatori stranieri che militarono nella prima edizione della Bundesliga nella stagione 1963-64, vi era un veterano. Oggi probabilmente sarebbe considerato una bandiera, visto che militò (quasi) ininterrottamente con la maglia del Werder Brema fra 1949 e 1964. Il “quasi” messo fra parentesi ha una ragione ben precisa, che scopriremo fra poco. Dragomir Ilić, nato in Serbia nel 1925, venne scoperto in un campo profughi dell’Holstein orientale nell’immediato dopoguerra. Il ragazzo, poco più che ventenne, aveva già avuto un’esperienza professionistica come punta centrale al BSK Belgrado, oggi OFK, prima di essere spostato in porta. Gli scout del Werder Brema rimasero talmente colpiti dalle sue capacità da portarlo immediatamente in città. Divenne in poco tempo essenziale, uno dei pilastri della squadra negli anni ’50. Ormai 36enne si ritirò nel luglio del 1961, immediatamente dopo un trionfo in DFB-Pokal.

Ma quindi, come riuscì Dragomir Ilić a diventare uno dei primi stranieri a militare in Bundesliga se era in “pensione”? La risposta è alquanto assurda. Infatti il Werder Brema, durante la sua prima stagione nel campionato federale, ebbe un’incredibile crisi di infortuni in porta. Stando a quanto dichiara l’emittente Norddeutsche Rundfunk, furono ben 6 i portieri tesserati dalla squadra anseatica a essere indisponibili a un certo punto della stagione. E proprio in quella situazione la dirigenza del Werder Brema richiamò dal ritiro la sua leggenda, Dragomir Ilić, per disputare quattro partite in attesa del recupero degli altri portieri.

Italia

József  Violak (Ungheria)

Il movimento ungherese fra anni ’20 e ’30 ebbe una grande influenza nel calcio europeo. Soprattutto in Italia, dove si trasferirono molti interpreti e allenatori magiari. Basti pensare all’ingaggio di Jenő Károly come tecnico della Juventus nel 1923. Fu il primo atto della gestione di Edoardo Agnelli, primo presidente di questa famiglia nella storia dei bianconeri. Fu proprio Károly a chiamare József Violak nella sua squadra dallo Spezia. Centromediano di peso, Violak fu uno dei protagonisti del trionfo juventino nella Prima Divisione del 1925-26, vittoria arrivata tre giorni dopo la scomparsa di Jenő Károly. József Violak divenne quindi allenatore della Juventus per l’ultima partita della stagione dello Scudetto e per tutta quella successiva. Un tecnico-giocatore, cose da vecchi tempi.

Nel 1928 il regime fascista impose un veto all’impiego di calciatori stranieri. Per questo motivo Violak, impossibilitato a giocare, lasciò la Juventus per allenare l’Ambrosiana (Inter), in attesa di ottenere la cittadinanza italiana. Nel 1929 tornò a “casa” in quel di Torino, per vestire la maglia bianconera con il nome di Giuseppe Viola. Chiuse la sua carriera nel 1932 all’Atalanta, per poi allenare diverse formazioni fino alla morte avvenuta nel 1949.

József Violak può rientrare a pieno diritto in questa lista, in quanto si tratta dell’unico straniero non oriundo a militare nella prima stagione della Serie A del 1929-30 (Transfermarkt).

Francia

Elemér Berkessy (Ungheria-Romania)

L’attività del calciatore come professionista retribuito sbarcò in Francia nel 1930, con la nascita del primo campionato nazionale. Quest’ultimo prese avvio nella stagione 1932-33, raggruppando 20 squadre di calcio. Fra queste era presente il Racing Club de France, tutt’oggi esistente in quarta divisione. Durante la prima stagione della Ligue 1, al RCF arrivò un giocatore fresco campione di Ungheria con il Ferencváros, ovvero Elemér Berkessy.

Si tratta a tutti gli effetti del primo giocatore straniero a vestire la maglia di un club professionistico francese, essendo ungherese. Nacque infatti nel 1905 a Nagyvárad, oggi Oradea, che all’epoca si trovava nell’Impero austroungarico e oggi fa parte della Romania. Nonostante si sentisse ungherese, tanto da far parte della nazionale di Budapest, iniziò la sua carriera sportiva in Romania, partendo dalla sua città natale per poi passare al Jiul Petroșani. Dopo le esperienze con Ferencváros e RCF, si trasferì al Barcellona, per poi chiudere la carriera a Le Havre nel 1937. Una volta ritiratosi divenne allenatore di varie formazioni, fra cui il Vicenza. Chiuse la sua esperienza da tecnico con l’Espanyol, nella città di Barcellona che divenne casa sua fino alla morte, avvenuta nel 1993.

Fonte: Transfermarkt

Spagna

Paulino Alcántara Riestrá (Filippine)

Paulino Alcántara Riestrá (fonte: canale Youtube “The Barcelona Podcast“)

Nel 1899 Joan Gamper fondò il “Foot-Ball Club Barcelona“, destinato a segnare indelebilmente la storia del calcio spagnolo, europeo e mondiale. Nello stesso anno giunse nella capitale catalana un bambino di 3 anni dall’Asia, figlio di un ufficiale militare spagnolo e una donna di Iloilo, città delle Filippine. Paulino Alcántara Riestrá crebbe nella Catalogna di inizio Novecento in un ambiente piuttosto benestante, frequentando istituti scolastici prestigiosi e coltivando la sua grande passione, il calcio. La cantera del Barcellona notò il suo talento cristallino come attaccante, e lo ingaggiò nel 1912 a soli 15 anni.

Come risulta dal sito ufficiale del Barcellona, giocò in maglietta blaugrana fra 1912 e 1927, anno del suo ritiro dal calcio giocato. Va considerata però una parentesi fra 1916 e 1918, durante la quale seguì i genitori nelle Filippine per sfuggire alla crisi economica che imperversava in Spagna. Qui, oltre a giocare per la squadra locale “Bohemian“, iniziò gli studi di medicina che concluse a carriera sportiva in corso. Dopo il ritiro, Alcántara Riestrá divenne urologo.

Il dato impressionante però sta nel numero dei gol segnati, ben 395 in 399 partite ufficiali e non. Per quanto si tratti di un record molto discusso, se si prendessero per buoni i numeri forniti dal Barcellona, Paulino Alcántara Riestrá sarebbe il secondo marcatore della storia del club dopo Lionel Messi. Insomma, stiamo parlando di una leggenda ante litteram del calcio spagnolo, nonché del primo giocatore asiatico a calcare i campi europei e uno dei primissimi a sbarcare in Spagna da quando si hanno dati affidabili.

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