L’inizio di febbraio ha visto l’uscita nelle sale cinematografiche di “Bussano alla porta“, ultimo lavoro del noto regista M. Night Shyamalan. Per il suo nuovo horror, Shyamalan sceglie di adattare il romanzo “La casa alla fine del mondo” di Paul G. Tremblay, del 2018. Il film vede nel cast Dave Bautista, Rupert Grint, Jonathan Groff, Ben Aldridge, Nikki Amuka-Bird, Abby Quinn e Kristen Cui.
Eric, Andrew e la loro bambina di sette anni Wen sono in vacanza in una baita isolata in mezzo ai boschi. La famiglia si gode l’immersione nella natura finché quattro sconosciuti non bussano alla loro porta con un terribile compito da portare a termine; devono sottoporre loro una scelta impossibile, che sembra però l’unica possibilità rimasta per salvare il mondo dall’apocalisse. Spaventati e confusi, i tre saranno costretti a rimettere in discussione tutto ciò in cui credono per affrontare ciò che gli sta accadendo. Riusciranno a scoprire la verità e prendere la decisione giusta prima che sia troppo tardi?
Le tematiche che il film si propone di affrontare sono diverse e di grande spessore; la colonna portante della pellicola è un perenne contrasto tra amore e odio. Andrew ed Eric sono due personaggi che hanno dovuto affrontare numerosi episodi di odio nel corso delle loro vite. La discriminazione nei loro confronti li ha portati, nel tempo, ad un’esclusione sempre maggiore e ad un isolamento forzato dal resto del mondo. Isolamento nel quale, però, sono riusciti a trovare la felicità; all’odio che li ha sempre perseguitati si contrappone infatti l’amore incondizionato che provano l’uno per l’altro e per la figlia Wen, mostrato efficacemente per l’intera durata del film.
Dall’altra parte sono presenti i 4 estranei che si introducono nella baita, i quali a loro volta rappresentano idee e punti di vista differenti. Sebbene i principi e concetti profondi a cui si ispira la caratterizzazione di ogni personaggio rendano ciascuno valido e interessante, nel corso della trama finiscono per disperdersi. Un maggiore approfondimento sarebbe stato un grande valore aggiunto alla trama, soprattutto considerando l’importanza data all’introspezione dei personaggi all’interno del film.
Come già menzionato, “Bussano alla porta” è un adattamento del romanzo di Paul G. Tremblay “La casa alla fine del mondo“. Il film si rivela parzialmente fedele all’opera originale; per molti aspetti, tuttavia, Shyamalan si è affidato alla propria interpretazione del libro. Molti dialoghi, soprattutto nella prima metà, si attengono a quanto scritto da Tremblay, così come anche i primi avvenimenti e i vari flashback. Si distacca invece la seconda parte, in cui la trama prende una direzione differente rispetto a quella del libro, per condurre a un finale nuovo e distinto.
Nonostante la distanza da quella del romanzo, la trama rinnovata da Shyamalan funziona e non compromette il significato della storia; al contrario, la rivisita dal punto di vista del regista, conferendole un’interpretazione più univoca e meno negativa.
Uno dei punti cardine del romanzo di Tremblay era la capacità di mantenere una costante ambiguità sulla trama; per tutta la sua durata risultava impossibile stabilire con certezza da che parte fosse la verità. Ha più senso rimanere razionali di fronte a tutto o riuscire a credere all’impossibile? “Bussano alla porta” prova in parte a mantenere questa ambiguità, che però non rende con la stessa efficacia. Diverse sfumature dei dialoghi e cambi di inquadratura suggeriscono infatti un tentativo del regista di confondere lo spettatore sulla verità della vicenda; una minore definizione di follia e realtà avrebbe reso più intrigante la riflessione sulla trama, che invece riceve una risposta, per quanto piuttosto vaga, nel finale.
Come già accennato, in “Bussano alla porta” i personaggi sono il centro della trama: pochi e ben inquadrati, hanno tutti un ruolo fondamentale nella storia. Andrew ed Eric sono due persone che hanno sofferto molto per trovare la propria felicità e dimostrano due atteggiamenti del tutto differenti quando essa viene minacciata. Andrew è istintivo e molto protettivo, Eric è razionale e più remissivo, ma entrambi tengono alla loro famiglia e sono disposti a tutto per difenderla. Anche Wen, bambina sveglia ed intelligente, ha un forte impatto sulla trama.
Leonard, Redmond, Adriane e Sabrina hanno una caratterizzazione complessa, forse più di quanto il film riesca a gestire. Ognuno rappresenta concetti unici e differenti: il leader si presenta come un uomo giusto, che non perde mai il suo equilibrio tra bene e male; Redmond appare aggressivo, quasi violento, ed egoista; Adriane è premurosa e caritatevole, in particolare nei confronti di Wen; infine, Sabrina è sempre pronta a occuparsi compassionevolmente di chi sta male. Il compito che li accomuna, che avvalora la loro introspezione, è espresso anche dai riferimenti biblici della pellicola. Il significato e lo sfondo simbolico del film trovano una spiegazione verso il finale ; l’effetto, tuttavia, è di una risposta superficiale, che rimane in sospeso senza un reale impatto sulla trama.
“Bussano alla porta” è un film intenso, che in una durata non eccessiva riesce a trattare diversi temi di grande rilievo. Temi che, però, nel corso della pellicola tendono a perdersi, risultando poco approfonditi. Relativamente al romanzo si dimostra in parte molto fedele e in parte rivisitato secondo l’interpretazione del regista; in entrambi i casi la trama funziona e mantiene il suo significato. Il tratto principale del romanzo che però il film sottovaluta è l’ambiguità che trasporta lo spettatore tra follia e verità, senza mai permettergli di capire cosa accada realmente. La caratterizzazione dei personaggi è interessante sebbene potesse essere analizzata maggiormente. In risposta ai dubbi che il film fa emergere, Shyamalan fornisce una spiegazione accennata sul finale; in merito a questo, avrebbe funzionato un approfondimento maggiore o, in alternativa, una sua assenza, che avrebbe lasciato scoprire allo spettatore i riferimenti presenti senza appesantire la trama.
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