“Boris” è una delle più note serie tv comiche italiane, irriverente e satirica, che con sole tre stagioni ha ottenuto una fanbase molto numerosa. La trama gravita attorno al set televisivo della fiction “Gli occhi del cuore II“, rappresentato in modo molto caricaturale. Recentemente è stata annunciata la fine delle riprese della quarta stagione, che sarà prodotta da The Apartment.
La serie contiene alcuni dettagli che solo chi ha una certa conoscenza del mondo del cinema italiano può cogliere. Non è certo necessario capirli tutti per apprezzarla, ma può essere interessante saperne di più. Scopriamo quindi 5 curiosità su “Boris“, la fuori serie italiana.
Una delle caratteristiche principali di “Boris” sono i continui riferimenti a serie tv, film e attori. A partire dal titolo della prima puntata della prima stagione, “Il mio primo giorno“, che riprende il titolo della prima puntata di “Scrubs“, fino alla prima scena della seconda stagione, che ricalca l’inizio di “Lost“. Proprio nella seconda stagione sono presenti numerose citazioni a serie tv. Nel dodicesimo episodio, per esempio, viene utilizzata l’inquadratura “split screen”, tipica della serie “24“. Durante l’ultimo episodio, nel corso dei titoli di coda, si sente una voce fuori campo ripetere “Chi ha ucciso Laura Palmer?”, citazione a “I segreti di Twin Peaks“.
I titoli delle puntate riprendono anche dei celebri film. “Stanis non deve morire“, tredicesima puntata della prima stagione, è un chiaro riferimento a “Misery non deve morire” di Rob Reiner. Due episodi sono intitolati “Ritorno al futuro“, come l’omonimo film, e altri due “La mia africa“, come il film di Pollack. Anche la puntata “Il cielo sopra Stanis” riprende “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, regista ulteriormente citato nel corso della puntata.
Sono infine menzionati alcuni maestri del cinema, sia italiani, come Bertolucci e Benigni, sia stranieri, come von Trier e Kubrick. Su quest’ultimo Stanis, durante un episodio, si spende in un giudizio dai caratteri forti:
“Io considero Kubrick un incapace! Lo considero il classico esempio di instabilità artistica, abbia pazienza! È uno che affrontava un genere, falliva e passava a un altro genere. Come lo vogliamo chiamare? Eh? Poi anni e anni da un film a un altro. Anni e anni di che cosa, eh? Di profondo imbarazzo per il film precedente, abbia pazienza!”
La serie mette in scena gli avvenimenti che accadono su un set televisivo, all’interno però di un vero set, quello di “Boris“. La finta troupe è quindi diretta da una vera troupe, dietro la telecamera. Non è raro, però, che la vera troupe assuma ruoli secondari all’interno della serie stessa. Arianna, l’assistente alla regia interpretata da Caterina Guzzanti, prende nome e carattere dalla vera assistente alla regia della serie, la quale compare a volte come ciakkista o microfonista. Anche i veri sceneggiatori e il vero stagista hanno recitato come comparse.
Il brano “Ciak“, che conclude la prima stagione, è stato eseguito e composto proprio da Francesco Pannofino, che interpreta René Ferretti. In seguito diventato singolo, “Ciak” preannuncia la carriera musicale di Pannofino, che racconta di aver iniziato a scrivere e comporre sul set di “Boris“. La canzone, che ha guadagnato i complimenti di Francesco De Gregori, è stata inserita nel suo primo album, “Io vendo emozioni“.
Corrado Guzzanti interpreta Mariano Giusti, attore psicologicamente instabile soggetto a scatti d’ira che nella serie “Gli occhi del cuore II” interpreta l’antagonista, detto il conte. Guzzanti è un attore ed imitatore di indubbia esperienza: grazie a queste capacità si è reso protagonista di diverse prese dirette molto lunghe, poi scartate a malincuore dalla regia per motivi tempistici. In una scena rimasta nella serie, in cui Mariano parla con Alessandro (Alessandro Tiberi), Guzzanti improvvisa l’intero dialogo, rendendola molto più divertente e intrattenente.
Oltre a Mariano, Guzzanti interpreta anche il suo stesso agente, Padre Gabrielli, un prete napoletano senza scrupoli colluso dalla camorra. Per questo ruolo l’attore si camuffa con una barba, un’altra pettinatura e degli occhiali scuri.
“È la locura, René, è la c***o di locura: se la acchiappi, hai vinto”: queste sono le parole di uno dei tre sceneggiatori, interpretato da Valerio Aprea. Il monologo sulla “Locura” è rivolto a René nell’incitarlo a mettere un po’ di follia nella serie da girare. La Locura è intesa come mentalità, strategia comunicativa. Il concetto di Locura è stato ripreso dal cantautore italiano Willie Peyote nel suo brano “Mai dire mai”, presentato a Sanremo 2021. Il cantante riprende lo spirito critico e pungente di “Boris“, che si prende gioco delle fiction, per scagliarsi invece contro il sistema musicale in Italia. La canzone non è, però, da prendere sul serio, ma con ironia ed autocritica. L’apertura del testo è proprio una frase presa dal monologo: “Questa è l’Italia del futuro, un paese di musichette mentre fuori c’è la morte“.
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di Alice Casati
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