La vera sorpresa di questa prima metà di campionato è stata, senza ombra di dubbio, il Bologna di Thiago Motta. I rossoblù, grazie alla vittoria in casa contro la Roma, si sono meritatamente guadagnati il quarto posto solitario. Ad oggi Zirkzee e compagni sono virtualmente in Champions League. La strada davanti è ancora lunghissima, la concorrenza è più agguerrita che mai e ci sono tante variabili in gioco, ma nonostante ciò non si può che applaudire la grandezza di una società che sta facendo davvero grandi cose.
Finora, il Bologna ha raccolto 28 punti in 16 partite, scaturiti da 7 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte. Solo Juventus e Inter hanno perso meno volte. Numeri da grande club, che anche quando non può vincere riesce a portarsi a casa un punticino. I tifosi sognano, la società ci crede: questo Bologna può arrivare lontano. Ma quali sono i motivi che l’hanno portato al quarto posto?
La prima, vera forza dei felsinei è assolutamente il talento dei giocatori a disposizione dell’allenatore. Partendo, ovviamente, da Joshua Zirkzee: il centravanti olandese sta incantando i tifosi di tutt’Italia a suon di gol, dribbling ed eleganza. Fin qui ha già messo a segno 7 reti in 16 partite di campionato, ma nonostante ciò rimane uno dei pochi attaccanti per cui le statistiche lasciano il tempo che trovano. Zirkzee è il faro della manovra offensiva del Bologna, l’artista a cui Thiago Motta affida l’ultima pennellata. Ogni volta che l’ex Bayern Monaco tocca la palla sulla trequarti avversaria, trasmette la sensazione di poter creare qualcosa di pericoloso.
Guai, però, a pensare che il Bologna dipenda unicamente dal suo numero 9. Il reparto offensivo è pieno di giocatori talentuosi: Ferguson, Ndoye, Orsolini, Saelemaekers e Karlsson. Mica male per un club che a inizio anno puntava ad una comoda salvezza. L’unica pecca rimane l’assenza di un giocatore capace di far rifiatare Zirkzee: Van Hooijdonk è un giovane di prospettiva che non garantisce sempre buone prestazioni, anche a causa del minutaggio ridotto.
L’estroso comparto attaccanti del club rossoblù ha la fortuna di appoggiarsi su un centrocampo di grande intelligenza e fisicità. L’addio di Dominguez non ha pesato più di tanto nei meccanismi di Thiago Motta, dato che il ritorno in Italia di Freuler ha superato ogni più rosea aspettativa. Affianco allo svizzero gioca uno fra Nikola Moro, giocatore dinamico e creativo, Aebischer e Fabbian. Quattro giocatori con caratteristiche diverse, come in questo caso, permettono al mister di preparare la partita anche in funzione dell’avversario.
Anche la difesa ha potuto usufruire della cura Thiago Motta: se in estate aveste detto a qualche vostro amico che Calafiori e Beukema sarebbero stati la coppia centrale del Bologna, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere. L’allenatore ha rivalutato soprattutto l’ex Roma, impantanato nel solito giro di prestiti all’italiana, e che invece ora ha trovato la sua collocazione ideale.
L’ultimo e il più evidente merito di Thiago Motta è il sistema di gioco dei rossoblù. Subentrato in punta di piedi al compianto Sinisa Mihajlovic, l’ex tecnico dello Spezia ha mantenuto per diverse partite l’impostazione tattica del suo predecessore. Giorno dopo giorno ha riplasmato i suoi giocatori, li ha avvicinati alla sua filosofia calcistica e oggi ha un manipolo di soldati che si calano perfettamente nei ruoli che lui assegna.
Il 4-2-3-1 del Bologna regala spettacolo, grazie a dei principi tattici precisi che favoriscono le combinazioni nello stretto. Un ruolo fondamentale è giocato da Ferguson, che sfrutta tutto il suo dinamismo per occupare spazio e liberare l’uno contro uno per i compagni. Il lavoro dello scozzese permette a Zirkzee di poter vestire i panni del falso nueve e di mostrare tutta la sua qualità lontano dalla porta. Importantissimo è anche il lavoro degli esterni, che giocano larghi sulla linea laterale e difficilmente cercano di accentrarsi, lasciando spazio agli inserimenti dei centrocampisti.
Thiago Motta è chiaramente l’allenatore perfetto per questo Bologna, ma buona parte del suo successo va accreditato al coraggio della società rossoblù, e più precisamente alla figura di Giovanni Sartori. L’ex calciatore di Milan, Udinese e Sampdoria si è imposto come uno dei migliori dirigenti degli ultimi 15 anni, senza mai aver lavorato in società di alto profilo.
Sartori è stato l’architetto dietro la nascita del miracolo Chievo, dell’Atalanta di Gasperini e ora del nuovo corso del Bologna. Non ha mai avuto a disposizione budget faraonici, ma negli anni si è distinto per le capacità di scouting e di programmazione. La sua specialità sono i colpi mirati, calciatori low cost ma perfettamente funzionali al progetto: la rosa del Bologna è l’esaltazione di questo principio.
L’ultimo protagonista del sogno rossoblù è il chairman della società, Joey Saputo, che dal 2015 detiene in solitaria questo prestigioso ruolo. La proprietà italo-canadese sta investendo fortemente nel club e nel città, testimoniato anche dal fatto che Saputo è il main sponsor del Bologna per questa stagione. Il presidente ha intensificato le sue visite nel capoluogo emiliano, cercando di far sentire la sua presenza alla squadra e mantenendo rapporti con le altre eccellenze bolognesi: la Virtus Bologna, la Fortitudo e Unipolsai. Negli ultimi anni ha iniziato persino a collaborare direttamente col consiglio comunale per quanto riguarda il restyling dello stadio Dall’Ara.
I successi del Bologna sono sicuramente frutto di una squadra di alto livello e di un grande allenatore in panchina, ma i felsinei sono innanzitutto una società stabile e intelligente, che capisce come muoversi e in che misura investire. Con questi presupposti, ci sono tutte le carte in tavola per andare lontano. Il sogno europeo è più vivo che mai.
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