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Black Widow, la recensione: il vero endgame di Vedova Nera

di Gabriele Di Nuovo

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In sala dal 7 luglio e in accesso vip su Disney+ dal 9 luglio, “Black Widow” è diretto da Cate Shortland e vede il ritorno per un’ultima volta di Scarlett Johansson nei panni di Natasha Romanoff. Nel cast anche Florence Pugh, David Harbour e Rachel Weisz.

Se la fase 4 del Marvel Cinematic Universe doveva partire con il botto, due anni dopo l’ultima pellicola, “Black Widow” è il peggior film con cui iniziare questo nuovo ciclo narrativo dell’universo cinematografico in sala. Dominando il box office globale da quasi 13 anni, ci si aspettava qualcosa di più dal ritorno al cinema dei Marvel Studios. Ma nonostante questo, il film ha molti elementi positivi e funziona per tutta la sua durata.

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Fantasmi del passato e famiglia

La pellicola ambientata subito dopo gli eventi di “Captain America: Civil War”, vede Natasha fuggire dagli USA per via degli accordi di Sokovia, cercando un posto tranquillo dove vivere e non essere più un Avengers. Ma quando subisce un attacco da Taskmaster, Natasha si ricongiunge con sua sorella Yelena (Florence Pugh) e insieme cercheranno di fermare coloro che le hanno rese delle killer professioniste sin da ragazzine.  Gli eventi porteranno all’introduzione di alcuni personaggi all’interno del MCU, un approfondimento sulla vita di Natasha e i dettagli riguardanti la famosa faccenda di Budapest tra Vedova Nera e Occhio di Falco.

Questioni personali e vendetta

Uno dei presupposti della pellicola è quello di mostrare in breve il passato della protagonista, approfondendo il rapporto con la sua famiglia. Infatti questi vengono introdotti nell’universo cinematografico Marvel. Yelena (Florence Pugh), Red Guardian (David Harbour) e Melina (Rachel Weisz) sono le uniche persone che in passato hanno voluto bene Natasha e all’interno del film, cercano di riallacciare i rapporti.

Ma l’unico problema serio da recriminare in “Black Widow” è proprio questo. Sempre stato pubblicizzato come un film sulla famiglia, questo viene trattato in modo superficiale, avvantaggiando così l’azione e rendendo il tutto una normale pellicola d’intrattenimento, che fortunatamente funziona. Altro elemento è la vendetta. Il tema viene trattato in modo bilaterale, sia dal punto di vista di Natasha e anche da quello del villain, Dreykov (Ray Winstone). Questo dualismo funziona, seppur in maniera prevedibile, e fa da filo conduttore a tutti gli eventi e porta allo scontro finale.

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La stanza rossa

La stanza rossa è il luogo dove Natasha Romanoff e sua sorella Yelena sono diventate vedove nere, killer spietate al soldo di Dreykov.  Quest’ultimo nonostante la diserzione in passato della Romanoff, ha ampliato la sua rete di spie e soprattutto ha aggiunto tra le sue fila un nuovo agente, Taskmaster. Il personaggio ha creato molto hype appena ufficializzato tra i villain della pellicola, ma sfortunatamente il potenziale dell’assassino che riesce a replicare perfettamente le mosse dei suoi avversari, non viene sfruttato al meglio.

Per quanto riguarda le scene action, Taskmaster funziona benissimo e per i fan è soddisfazione pura vederlo in azione. Mentre per la sua caratterizzazione e soprattutto la sua vera identità, può rivelarsi una vera delusione. Per quanto riguarda Dreykov, si rivela il classico villain da Bond movie scritto male e può essere annoverato, insieme a Taskmaster, tra i vari cattivi del MCU che non hanno funzionato nelle pellicole in cui sono apparsi.

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Poco spy, molto action

Per chi cercava delle atmosfere alla “Captain America: The Winter Soldier”, “Black Widow” non è il film giusto. Come il conflitto famigliare viene risolto molto facilmente, l’essenza dello spy movie non traspare mai, come se non esistesse. Nonostante la presenza di spie nella pellicola, “Black Widow” si concentra molto sulla parte action, regalando delle ottime sequenze, che rendono il tutto molto frenetico e fluido durante la visione. Puntando sull’essere un film di puro intrattenimento, vanificando l’elemento dello spionaggio già rodato in passato, questo rende  “Black Widow” un film fine a se stesso, che non offre nulla di nuovo nel panorama dei cinecomic e dello stesso Marvel Cinematic Universe.

L’importanza di Black Widow all’interno del MCU

“Black Widow” non si rivela un film importante all’interno del MCU, ma introduce nuovi personaggi, tra cui spiccano la Yelena di Florence Pugh e il Red Guardian di David Harbour. Soprattutto quest’ultimo meriterebbe un approfondimento più accurato. L’essere la linea comica della pellicola, non rende giustizia al personaggio e al talento di Harbour. Però questo non accade con Florence Pugh. La sua Yelena funziona benissimo su schermo e il personaggio ritornerà nella serie dedicata ad Occhio di Falco. Oltre questi due personaggi, l’altro elemento importante è la post credit. Non alzatevi dalla sala durante i titoli di coda, perché se cercate i vari collegamenti tra i progetti futuri dei Marvel Studios, la post-credit vi soddisferà su questo fronte.

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Considerazioni finali

“Black Widow”, nonostante la sua poca importanza in un MCU dove si parla di multiverso, apre una Fase 4 in sala molto soft e che intrattiene bene. Il cast funziona, mostrando un’ottima alchimia tra i protagonisti. I villain soffrono sempre dello stesso problema presente nelle varie pellicole targate Marvel Studios, cioè essere dimenticabili e prevedibili.

Pro

  • Il cast, tra cui Florence Pugh e David Harbour su tutti;
  • Scene action girate molto bene…
  • Soprattutto i combattimenti con Taskamaster

Contro

  • Che si rivela essere un villain dimenticabile. Idem per quanto riguarda Dreykov;
  • La sua importanza all’interno del MCU potrebbe far sembrare la pellicola un episodio filler di un anime.

Per altre recensioni su cinema e serie TV, continuate a seguire NCS.

di Gabriele Di Nuovo

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