Anno nuovo, tariffe nuove? È atteso per domani il Decreto ministeriale che fisserà gli aumenti dei pedaggi autostradali a partire dal primo gennaio 2023; la decisione finale sull’eventuale aumento, infatti, spetterà al Ministro delle Infrastrutture Salvini e al Ministro dell’Economia Giorgetti. Vediamo i dettagli…
La compagine leghista dell’esecutivo deve decidere in queste ore se accogliere le richieste dei principali concessionari autostradali o se congelare, nuovamente, i rincari dei prezzi. È da quattro anni, infatti, a partire dal tragico crollo del ponte Morandi del 14 agosto 2018, che il meccanismo ormai automatico di aumento dei prezzi si è fermato.
Come riporta ilSole24Ore, Roberto Tomasi, amministratore delegato di “Autostrade per l’Italia”, che detiene il 50% delle rete dei pedaggi, aveva richiesto un aumento dell’1,5%. La motivazione dietro questo rincaro è legata agli ingenti costi che, da qui a 10 anni, l’azienda dovrà far fronte per la manutenzione, ammodernamento e costruzione di nuove opere. Il costo previsto per tutte queste operazioni, infatti, dovrebbe ammontare sui 21,5 miliardi di euro, divisi in 7 miliardi per le manutenzioni e 14,5 per nuove opere.
In merito ai rincari, Tomasi afferma:
“Siamo, credo, un sistema delle concessioni che sta reggendo questo incremento dei prezzi, dobbiamo gestirlo con grande oculatezza, come è stato fatto. Ne usciamo a testa altissima rispetto agli incrementi che hanno avuto in questo periodo tutte le altre commodities. È un incremento risibile, legato all’approvazione del piano economico finanziario”. (QuiFinanza)
Salvini e Meloni (@Shutterstock
Anche il secondo più grande gestore delle autostrade, il gruppo Gavio, ha richiesto un rincaro dei prezzi, tuttavia differenziato a seconda delle tratte di competenza. Alcuni fonti ipotizzano, ad esempio, un aumento del 3,5% per la tangenziale milanese. Anche il gruppo Gavio, infatti, ha dovuto sostenere delle spese importanti, per un totale per il 2022 che dovrebbe raggiungere i 700 milioni di euro.
La forbice degli eventuali aumenti, sulla base delle informazioni che possediamo, dovrebbe quindi aggirarsi tra l’1,5% e il 3,5%. Si tratta di valori che, dando uno sguardo ad altri Paesi europei, non si rivelano particolarmente elevati, se consideriamo che la Francia ha avuto un rincaro del 4,7% e la Spagna del 4%. Tutti i dubbi verranno tuttavia sciolti nella giornata di domani, quando il Governo dirà la sua parola sulla questione.
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