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Australia: 33enne versa caffè bollente su un bambino di 9 anni e fugge dal Paese

di Lorenzo Peratoner

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In corso le indagini per individuare l’uomo che, nella giornata del 27 agosto, avrebbe versato del caffè bollente sul volto e sul petto di un bambino di 9 mesi, ustionandolo gravemente. Le autorità dell’Australia, tuttavia, hanno affermato che il presunto colpevole avrebbe lasciato il Paese, mentre i genitori della vittima, scioccati e traumatizzati dall’accaduto, reclamano giustizia al più presto.

Australia: le conseguenze dell’aggressione e le ricostruzioni delle autorità

Tutto è iniziato nella giornata di martedì 27 agosto, all’interno del parco di Hanlol, a Brisbane, dove una madre stava facendo un picnic con il figlioletto; improvvisamente, tuttavia, un uomo si avvicina e versa del caffè bollente sul bimbo, ferendolo gravemente. Trasportato in emergenza all’ospedale, la vittima ha dovuto subire 4 operazioni chirurgiche, e potrebbe avere bisogno di un innesto cutaneo; le ferite sul collo e sul petto, infatti, è probabile che lasceranno delle cicatrici. Come affermato dalla madre, si prospetteranno per il bambino “molti mesi di recupero“.

Secondo le ricostruzioni della Polizia del Queensland, il colpevole, un 33enne di origini non australiane, si sarebbe diretto in auto, nella giornata del 28 agosto, nello Stato del Nuovo Galles del Sud; successivamente, il 31 agosto, sarebbe partito per l’aeroporto di Sydney, fuggendo dal Paese con il proprio passaporto. La sua uscita dall’Australia sarebbe avvenuta un giorno prima che la Polizia riuscisse a identificarlo. La madre racconta con queste parole lo strazio per la fuga dell’aggressore di suo figlio:

“Sembra che ci siano andati molto, molto vicini a catturarlo, e questo ovviamente significa che dovremo aspettare chissà quanto tempo per ottenere giustizia per nostro figlio. È un po’ straziante.

Ora dobbiamo aspettare settimane, mesi o addirittura anni prima che giustizia sia fatta per nostro figlio […] Questo codardo senza coraggio può vivere una vita normale in un altro Paese mentre noi stiamo attraversando il trauma […] Come è possibile che ciò sia reale?”

La fuga dell’uomo e lo stato emotivo dei genitori

La fuga indenne dell’uomo è frutto, secondo l’ispettore investigativo di Brisbane, Paul Daltol, delle conoscenze del criminale sulle tattiche di polizia, rendendo il suo arresto estremamente complesso; la sua identità, infatti, è stata scoperta solamente il primo settembre. Daltol ha aggiunto:

“Continueremo ad andare avanti finché non ti troveremo, e non ho perso quella determinazione. Ho 30 detective che lavorano per me. Sono devastati per aver mancato questa persona per 12 ore. Penso che solo la famiglia sarebbe più sconvolta per questo”.

Nel frattempo i genitori della vittima stanno vivendo le pesanti conseguenze psicologiche dell’atto criminale compiuto dal 33 enne, a partire dal senso di costante ansia che il colpevole potesse ripresentarsi da loro; la sua fuga dall’Australia, sebbene abbia allontanato la possibilità che venga fatta giustizia, ha sicuramente rassicurato i due genitori. La madre, alla conferenza stampa di ABC News, descrive così il suo stato emotivo:

“Ha avuto ripercussioni sulla mia salute mentale per il resto della mia vita […] Domande costanti che mi divorano: Perché? Perché lui? Perché non io? Perché un bambino innocente e indifeso?

Mi ha strappato via questa parte della maternità, un periodo felice e gioioso”. 

Secondo la Polizia non vi sarebbe alcun movente per questo attacco, che potrebbe quindi rivelarsi del tutto casuale.

Fonte: News.com.au

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