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Assassinio sul Nilo, la recensione: amore e possessione

di Simone De Mattia

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“Assassinio sul Nilo” parte in maniera lenta ma poi decolla in verticale 

La prima metà del film è decisamente lenta, ma questo è funzionale ai fini della trama. Un incipit completamente in bianco e nero, racconta di un giovane Poirot nell’esercito belga. Questo serve a rimarcare la grande capacità intuitiva e strategica dell’uomo. Arrivati invece al 1937 vengono introdotti i personaggi uno dopo l’altro, mostrando lo strato superiore del loro carattere, approfondito durante la seconda metà del film.

Per quanto alcune scene risultino evitabili all’occhio dello spettatore, questo deve ricredersi quando nelle ultime sequenze della pellicola tutti i pezzi del puzzle combaciano. E questo avviene in maniera decisamente non scontata, almeno per lo spettatore più casuale. Per quelli più navigati invece è più facile intuire l’esito della vicenda, rimanendo comunque sorpresi dalle modalità e dai numerosi colpi di scena.

Assassinio sul Nilo

Un ottimo film anche se non perfetto 

Abbiamo già detto che la prima metà del film risulta lenta, anche se necessario ai fini della trama. Ma quello che risulta essere il difetto maggiore è il comparto tecnico. In alcuni momenti gli scenari che fanno da sfondo alle vicende del battello, risultano poco credibili. In un periodo storico dove il green screen la fa da padrone, ottenere un risultato del genere fa sì che quello che accade ai protagonisti sul battello sembri una vicenda teatrale su uno sfondo piatto.

Anche questo dettaglio però necessita di un occhio allenato per essere notato. Lo spettatore non appassionato di cinema o non a conoscenza delle tecniche che stanno dietro alla produzione di un film, neanche ci fa caso. Comunque sia delle riprese sono state fatte proprio in Egitto, quindi possiamo anche godere di panorami mozzafiato.

Assassinio sul Nilo

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