Disponibile nelle sale italiane dal 14 Settembre, “Assassinio a Venezia” è il terzo film con protagonista Hercule Poirot, geniale detective ideato dalla scrittrice Agatha Christie. Scritto da Michael Green e diretto da Kenneth Branagh, la pellicola vede il ritorno di Branagh stesso nei panni dell’investigatore belga. Il resto del cast include Kelly Reilly, Tina Fey, Kyle Allen, Camille Cottin, Riccardo Scamarcio e Michelle Yeoh.
I primi due film della cosiddetta “Saga Poirot” di Branagh sono pellicole anonime in tutto e per tutto. “Assassinio sull’Orient Express” e “Assassinio sul Nilo” sono degli adattamenti (quasi) completamente identici dei rispettivi libri, due dei racconti più popolari della Christie. Questo portò a due risultati diversi: da una parte, i lettori dei romanzi si sono trovati davanti due pellicole che frettolosamente cercavano di introdurre un immenso cast, lasciando agli attori pochissimo spazio (basti pensare allo sprecatissimo Willem Dafoe in Assassinio sull’Orient Express), per poi costruite e sciogliere un complesso intreccio in maniera altrettanto frettolosa. Gli spettatori che, d’altro canto, non avevano familiarità con i romanzi della scrittrice britannica andavano incontro a due film freddi e anonimi, senza alcun tipo di sviluppo dei propri personaggi.
Il tallone di Achille dei primi due film della “Saga Poirot” è questa eccessiva dipendenza nei confronti dei romanzi della Christie, che sono (per loro stessa natura) incredibilmente difficili da adattare sul grande schermo. “Assassinio a Venezia” cambia completamente le carte in tavola. Il libro da cui è tratto, “Poirot e la Strage degli Innocenti“, non è tra i più conosciuti della scrittrice. Inoltre, il film stravolge del tutto le vicende del romanzo. Purtroppo, la pellicola risulta anonima come le precedenti, anche se per motivi completamente diversi.
Dopo gli eventi sul Nilo, il geniale detective Hercule Poirot (Kenneth Branagh) ha finalmente deciso di trasferirsi a Venezia per riposarsi. La sua pace, però, sarà breve: la sua cara amica Ariadne Oliver (Tina Fey) lo invita ad assistere ad una seduta spiritica durante la festa di Halloween nell’immenso palazzo di Rowena Drake (Kelly Reilly), donna che ha recentemente perso la figlia in uno strano incidente. Dopo la seduta, uno degli invitati viene ritrovato morto. Il colpevole? Secondo dei testimoni, gli assassini sono gli spiriti che infestano la casa da oltre cento anni. Toccherà a Poirot far luce su questo macabro delitto.
Come detto in precedenza, “Assassinio a Venezia” è completamente diverso da “Poirot e la Strage degli Innocenti“. Oltre a cambiare la storia stessa, Branagh ha deciso di ridurre il numero dei personaggi e modificare il setting e (soprattutto) l’atmosfera. Il film si allontana dal genere “giallo” vero e proprio, sperimentando con alcuni momenti che ricordano l’horror. Per quanto queste sequenze siano ben costruite, la pellicola si imbatte in ogni singolo cliché tipico del paranormale.
Un grande problema del film sono i propri personaggi. Nelle precedenti pellicole della “Saga Poirot“, erano presenti un numero incredibilmente elevato di personaggi. Per colpa di ciò, la maggior parte di questi non subiva alcun sviluppo. In “Assassinio a Venezia“, nonostante la minore quantità di personaggi, non è presente alcun arco narrativo. Non basta l’eccellente lavoro di quasi tutto il cast, nessun personaggio risulta memorabile.
Ma il problema più grande di “Assassinio a Venezia” è, senza dubbio, la costruzione stessa del proprio intreccio. Il colpevole risulta prevedibile fin dall’inizio. Quando Poirot arriva alla conclusione dell’enigma, manca quel momento “Eureka!” che rende interessante il terzo atto. Inoltre, la soluzione data alla parte paranormale della pellicola è incredibilmente insoddisfacente e poco credibile.
Rispetto ai suoi predecessori, “Assassinio a Venezia” è un film che tenta molto di più. La scelta di allontanarsi così tanto dal materiale da adattare deve essere supportata da una sceneggiatura di ferro. Purtroppo, per colpa di personaggi blandi, un intreccio semplice e banale, un terzo atto noioso ed una risoluzione prevedibile, la pellicola risulta anonima quanto le precedenti.
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