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Artemis 1, Orion è rientrata con successo. Più vicini al ritorno sulla Luna

La navicella Orion della NASA, partita poco meno di un mese fa con la missione Artemis 1, è finalmente tornata sulla Terra. Dopo aver viaggiato per 25 giorni dalla Terra alla Luna, ha conseguito con successo il suo ammaraggio alle ore 18.40 di ieri (ore italiane). Si tratta di un passo fondamentale per il ritorno dell’uomo sulla Luna, verso la successiva esplorazione del resto del nostro sistema solare.

Un successo cruciale per Artemis

Quanto avvenuto ieri rimarrà impresso nella storia come un enorme successo per l’esplorazione spaziale. Artemis 1, infatti, non è stata una missione qualsiasi, ma l’apripista per una serie di altri lanci che vedranno di nuovo la partecipazione fisica dell’uomo. Vi abbiamo già parlato di Artemis; si tratta del nuovo complesso di missioni della NASA messa a punto sulle orme delle precedenti missioni Apollo, che avranno l’obbiettivo di portare sulla Luna la prima donna e il prossimo uomo.

In particolare, la missione conclusasi nella giornata di ieri è stata di cruciale importanza, in quanto il suo scopo era quello di assicurarsi che la capsula di ritorno fosse adeguata affinché i futuri astronauti tornino sani e salvi. La manovra di ritorno effettuata ieri, quindi, è stata la procedura di maggiore importanza e più attesa dalla NASA stessa, in quanto il futuro delle altre missioni sarebbe dipesa proprio dal suo successo o meno.

 

La manovra di ritorno

La procedura utilizzata per il ritorno, denominata “skip re-entry“, non era mai stata provata su una navicella di questo tipo. La manovra consiste nel dividere l’atterraggio in due fasi attraverso una specie di “rimbalzo” a metà strada per ridurre la velocità. A differenza degli atterraggi più recenti nei viaggi dalla Terra alla Stazione Spaziale Internazionale, la velocità di rientro era estremamente più alta, in quanto Orion proveniva direttamente dalla Luna.

La velocità era pari a circa 40.000 km/h contro i 27.000 dei rientri dall’orbita bassa. Arrivata a 60 km dalla Terra la navicella ha sfruttato la sua stessa velocità per compiere un rimbalzo in alto fino a 90 km di altezza e da lì compiere la sua ultima discesa. Arrivata a circa 7 km dalla superfice terrestre, Orion ha aperto i suoi tre paracadute per poi tuffarsi nel Pacifico alle 18,40 dell’ora italiana.

Il prossimo step da compiere per la NASA sarà quello di analizzare meticolosamente i dati raccolti da Orion in fase di atterraggio; soprattutto servirà analizzare lo scudo termico che ha resistito alle altissime temperature al rientro dall’atmosfera. Questi dati saranno poi utili per procedere con la prossima missione, Artemis II, prevista per il 2024.

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Gianmichele Trotta

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