Elefante (@Shutterstock)
L’uomo, considerato in termini “animali”, è l’unico ad aver inventato i nomi, inteso il modo di rivolgersi ad un suo simile. Ma è davvero così? Uno studio pubblicato su “BioRxiv” sostiene che anche gli elefanti africani usino i nomi per chiamarsi, ovviamente attraverso l’utilizzo di propri versi e brontolii.
Le osservazioni da cui lo studio ha posto le proprio basi, sono riferite alla registrazione di 527 diversi richiami di elefanti, provenienti dal Nord del Kenya, e di altri 98 derivanti dal Sud del Paese. A seguito della registrazione, si è cercato di capire il significato di questi suoni, osservando a chi fossero rivolti e se questi si avvicinassero in risposta. Lo studio ha identificato 119 diverse vocalizzazioni, ciascuna specifica di un singolo esemplare.
Ciò che è emerso, inoltre, è il fatto di come questi versi non siano generici, cioè rivolti a tutto il gruppo. Sono invece versi specifici, rivolti a determinati individui del gruppo di elefanti. Addirittura, come emerge sempre dallo studio, se due diversi individui vogliono “chiamare” lo stesso “compagno”, utilizzano lo stesso suono.
Lo studio che ha identificato queste vocalizzazioni, è stato facilitato anche dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA). Questa IA sarebbe stata “addestrata” per riconoscere le minime variazioni di frequenza e altezza nei versi degli elefanti. I versi emessi, infatti, con il solo ascolto “umano” sembrano non avere effettive differenze.
Il team, anche grazie all’aiuto dell’IA, ha provato a replicare artificialmente questi versi, facendo ascoltare alcuni elefanti i loro stessi richiami. Da ciò, si è evidenziato come gli auditori “rispondessero” con più convinzione rispetto a quando erano fatti ascoltare richiami generici.
Bisogna sottolineare però, come indica “FOCUS”, che la ricerca non sia ancora stata sottoposta a “peer review“, che, in termini scientifici, indica la procedura di valutazione e di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca effettuata da specialisti del settore per verificarne l’idoneità alla pubblicazione o al finanziamento. Di conseguenza, lo studio non è ancora confermato del tutto, ma gli studiosi che hanno partecipato alla sua realizzazione, sono convinti dei loro risultati.
E tu cosa ne pensi? Arriveremo un giorno, magari anche grazie all’IA, a comprendere il linguaggio degli animali? Faccelo sapere con un commento!
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