In Italia, dal prossimo 1 Gennaio, sarà vietato l’allevamento, la riproduzione in cattività e l’uccisione di visoni, volpi, procioni, cincillà e di tutti gli animali, di qualsiasi specie, usati per ricavarne delle pellicce. La decisione arriva con un emendamento approvato dalla Commissione Bilancio del Senato che consente, come unica deroga agli allevamenti già esistenti, di mantenere gli animali presenti nelle strutture non oltre il 30 giugno 2022. Più di 7000 visoni riproduttori, presenti negli allevamenti in funzione tra Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo saranno quindi salvati. E per indennizzare i cinque allevamenti ancora attivi in Italia, verranno stanziati tre milioni di euro.
A favore della chiusura degli allevamenti di animali da pelliccia, oltre a vari vip e artisti che avevano scritto una lettera a Mario Draghi, si sono schierati enti e politici. Si va dalla Lega Anti Vivisezione a Michela Vittoria Brambilla (presidente e fondatrice della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente).
“Oggi inizia una nuova epoca di civiltà, nella quale i nostri figli avranno difficoltà a credere che un tempo allevavamo gli animali per poi strappare loro la pelliccia”, ha detto Simone Pavesi, responsabile dell’Area Moda Animal Free.
Ovviamente, bisognerà fare attenzione a dove finiranno gli animali sopravvissuti. Perché, come spiega Piero Genovesi, zoologo ricercatore dell’Ispra: “Il visone è una specie alloctona molto pericolosa per uccelli e anfibi locali. Non dobbiamo commettere lo stesso errore che si fece in passato con le nutrie, uno dei 100 mammiferi di specie aliene più invasivi al mondo”.
Le nutrie arrivarono in Italia sempre per la produzione di pellicce. Quando gli allevatori chiusero le loro aziende, le liberarono per non sostenere le spese dell’abbattimento, a scapito dell’ecosistema. “I visoni non dovranno assolutamente essere lasciati liberi. Bisogna prevenire ogni rischio”. Per questo motivo l’emendamento prevede che gli animali non vengano liberati, ma affidati a strutture di associazioni animaliste qualificate che provvederanno alla loro sterilizzazione.
“L’Italia è stata prima in tante cose quest’anno, ma non su questo tema. Portato a casa questo risultato si dovrà affrontare il tema degli allevamenti intensivi, altrettanto problematici per la salute degli animali e dell’uomo”.
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di Domenico Scala
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