di Antonio Stiuso
Documentata dalle immagini del satellite europeo Sentinel-2, la siccità inizia subito a fare paura nonostante la stagione invernale. L’acqua del Po è diminuita del 61% e anche sulle Alpi si è registrato il 53% di neve in meno; questo l’allarme di Legambiente che ha presentato un piano di 8 punti per intervenire tempestivamente.
Il 2023 inizia all’insegna della siccità
Il 2023 è iniziato da poco, ma in Italia è già allarme siccità. Nei dati forniti da Legambiente si evidenzia come sulle Alpi si sia registrato il 53% in meno di neve rispetto agli scorsi anni, mentre il bacino del Po presenta un deficit del 61%.
Il fatto più allarmante è che siamo ancora in pieno inverno e, dopo la siccità registrata l’anno scorso in estate, adesso si teme il peggio. L’Italia, infatti, è un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’OMS, perché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, prelevando oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno.
Questo, insieme all’inquinamento e gli effetti del cambiamento climatico, mette a dura prova l’approvvigionamento idrico dell’intera Penisola. Infatti, secondo i dati diffusi dallo GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico), con l’aumentare di ogni grado della temperatura terrestre si verifica una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche.
La siccità dal Po si vede dallo spazio
A risentire di questo periodo di deficit idrico è l’intero Paese, e l’esempio lampante è la sete dimostrata dal Po, il più lungo fiume d’Italia. Come riportato da ANSA, la sua sofferenza è ben visibile addirittura dallo spazio, dove, grazie al satellite Sentinel-2 di Copernicus, si può notare come l’acqua riesce a farsi strada a fatica lungo il letto.
Secondo l’Osservatorio dell’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), nella zona tra Piacenza e Cremona il Po avrebbe raggiunto il suo minimo storico e, inoltre, il Lago di Garda è a pochi centimetri dal raggiungere lo stesso traguardo.
Il piano di Legambiente
Legambiente, allo stato dei fatti, lancia un appello al governo Meloni, indicando le priorità per una strategia nazionale idrica che a questo punto sembra necessaria. La strategia si basa su otto punti e un approccio “circolare”, con interventi di breve, medio e lungo termine che permettano di evitare gli sprechi. Il programma appare, quindi, così articolato:
- Favorire la ricarica controllata della falda facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare.
- Prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità e attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini.
- Interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione.
- Implementare il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie.
- Occorre riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti.
- Utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi.
- Favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti.
- Introdurre misure di incentivazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.
Per Giorgio Zampetti bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Secondo il direttore generale di Legambiente la transizione ecologica deve necessariamente passare anche per il comparto idrico, che oggi soffre a causa della crisi climatica.
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