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Allarme aviaria: dall’emergenza in Argentina alle raccomandazioni dell’OMS

di Lorenzo Peratoner

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato l’allarme per il pericolo destato dal virus dell’aviaria, la quale nelle Americhe ha iniziato a contagiare diversi mammiferi, tra cui volpi e orsi; la principale preoccupazione, infatti, concerne la possibilità, che al momento sarebbe molto bassa, che il virus possa compiere un salto di specie verso l’uomo. Vediamo quindi i dettagli, riportati da TGCOM24

Aviaria: la situazione in Argentina e perché potrebbe essere una minaccia

Al momento la situazione di emergenza è confinata ad alcuni Paesi del Sud America, in primis l’Argentina; il Servizio Nazionale per la Sicurezza Alimentare, infatti, ha registrato la presenza del virus in un esemplare di uccello selvatico nella località di Pozuelos, lungo il confine boliviano. Le autorità, in ogni caso, si sono dimostrate prudenti, affermando:

“La comparsa del virus non sorprende in quanto stavamo già seguendo la sua diffusione nel resto della regione ed era stato attivato un rafforzamento del monitoraggio epidemiologico”.

L’aviaria viene soprannominata il virus “degli uccelli” ed è causato da un germe dell’influenza di tipo A. Di questa malattia ci sono circa 15 sottotipi, e il più preoccupante è l’H5N1, per via della sua capacità di mutare molto velocemente al punto che nel 2003 l’OMS ha avviato una serie di azioni per limitare il possibile salto di specie verso l’uomo. Sempre in quegli anni, infatti, H5N1 dagli uccelli è passata verso animali quali topi e gatti, e solo di recente si è registrato qualche caso anche fra gli esseri umani. Negli ultimi 20 anni infatti, ci sono stati 868 casi confermati di contagio umano, di cui 457 sono deceduti.

La situazione nel resto del mondo e le raccomandazioni dell’OMS

L’allarme è scattato anche in Uruguay, con la morte di diversi esemplari di cigni dal collo nero; in Perù invece si contano 55mila uccelli morti. Negli Stati Uniti il virus sembra aver contagiato una quantità di specie animali più numerosa, tra cui delfini, orsi e volpi; di conseguenza le autorità hanno invitato chi lavora in aziende agrarie di utilizzare guanti, mascherine ed evitare il contatto stretto con gli animali. Questi nuovi casi succedono la pandemia di aviaria del 2021, che tra USA ed Europa aveva portato alla morte di decine di milioni di unità di pollame domestico.

Al momento l’OMS suggerisce di “non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali“; l’obbiettivo è quello di evitare lo “spillover“, ovvero quel salto di specie che potrebbe rappresentare una grave minaccia per l’uomo, con il rischio di una nuova pandemia. In ogni caso, non bisogna aggravare questo timore, poiché la probabilità che questo accada è piuttosto bassa; ovviamente però, la condizione fondamentale per prevenire delle mutazioni deve essere un’azione decisiva e corale da parte degli Stati, che devono puntare a debellare o confinare l’H5N1…

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