di Gianmichele Trotta
Si è spenta all’età di 107 anni Mimi Reinhardt, la donna che occupava il ruolo di segretaria per l’industriale Oskar Schindler. La donna scampò alla seconda guerra mondiale proprio grazie all’aiuto dell’imprenditore tedesco. Inoltre, contribuì alla stesura della famosa lista che salvò centinaia di ebrei relegati nei campi di concentramento.
Mimi Reinhardt
Mimi Reinhardt è morta ieri, alla venerande età di 107 anni. Lo comunica Ansa riprendendo un articolo di un giornale israeliano. In gioventù la donna è stata la segretaria del celebre industriale Oskar Schindler. Grazie al suo aiuto, redasse la lista di Schindler contribuendo a salvare le vite di circa 1200 ebrei destinati a morte certa. La stessa lista, decine di anni dopo, ispirò il pluripremiato film sull’olocausto diretto da Steven Spielberg e con attore protagonista un magnifico Liam Neeson: Schindler’s List.
Mimi occupò il posto di segretaria personale di Schindler dal 1943 fino alla fine della seconda guerra mondiale. Anche lei ebrea e di origini austriache, viveva a Cracovia quando il magnate dell’industria la assunse, salvandola dalla deportazione nel campo di Aushwitz. Dopo la guerra, Mimi si trasferì in America e ci rimase fino all’età di 92 anni, quando decise di raggiungere il figlio in Israele. Qui la donna trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, spegnendosi solo ieri a 107 anni.
Chi è Schindler
Nelle righe precedenti abbiamo parlato tanto di Oskar Schindler, ma chi era esattamente? Per chi non lo sapesse, Schindler era un imprenditore tedesco e magnate dell’industria. Seppur non si conosca il numero esatto, si stima che abbia salvato dai 1200 ai 1300 ebrei dal genocidio della Shoah.
In quanto proprietario di una fabbrica di utensili, poi convertita per materiale bellico, l’uomo fu in grado di far trasferire da lui centinaia di ebrei. Per farlo utilizzo il pretesto che, questi, fossero operai specializzati nella produzione di armi e quindi necessari ai fini della guerra. Dopo il 1945 l’uomo fu costretto a fuggire dalla Germania, rifugiandosi in argentina. Solo nel 1958 tornò in patria dove fu premiato con un’onorificenza per il merito di aver salvato centinaia di vite.
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di Gianmichele Trotta
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