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Accadde oggi – 30 anni dall’uccisione di Paolo Borsellino

di Antonio Stiuso

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Sono passati esattamente 30 anni da quella macchina imbottita di tritolo davanti l’ormai famosa casa in via D’Amelio, dove il magistrato Borsellino fu assassinato insieme a cinque agenti della sua scorta. Purtroppo le inchieste non hanno ancora chiarito completamente chi era coinvolto in quella strage.

Paolo Borsellino e la lotta alla mafia

Paolo Borsellino nacque a Palermo nel 1940 e, dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, entrò in magistratura nel 1963 diventando uno dei magistrati più importanti, nonché un simbolo, nella lotta contro la mafia. Dopo vari incarichi, inserito da un suo superiore, Rocco Chinnici, entrò a far parte del famoso “pool antimafia”, che consisteva in un gruppo di giudici istruttori avente il compito di occuparsi soltanto di reati a stampo mafioso.

A metà degli anni ’80 insieme all’amico Giovanni Falcone, anch’egli considerato una delle figure di spicco nella lotta contro Cosa Nostra, istituì un maxi-processo basato sulle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta che portò a ben 342 condanne. I due, a causa della loro perseveranza nella lotta alla mafia, trascorsero un periodo all’Asinara per motivi di sicurezza; questo, però, non bastò per salvare la vita dei due magistrati, giustiziati comunque a pochi mesi di distanza.

La strage di via D’Amelio

Il 19 luglio 1992, a pochi mesi di distanza dalla strage di Capaci, il giudice andò a trovare la madre nella casa in via D’Amelio. Ad attendere il suo arrivo, purtroppo, non c’era soltanto l’anziana signora ma anche una macchina rossa parcheggiata imbottita di tritolo.

L’autobomba riuscì nell’intento di uccidere il magistrato, e insieme a lui cinque agenti della sua scorta, alle 16.58. Borsellino aveva appena finito di pranzare con la sua famiglia e, come era solito fare la domenica, passò a trovare la madre in via D’Amelio. Proprio qui, una volta sceso dall’auto e arrivato al cancello del palazzo, fu dato l’impulso che fece esplodere la bomba; Borsellino è morto quel giorno ma, come recita lo slogan che accompagna le manifestazioni in suo onore, “le sue idee camminano ancora sulle nostre gambe”.

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