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“A Small Light”: la recensione dei primi due episodi su Disney+

di Lorenzo Procopio

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Dal 2 maggio su Disney+ sono disponibili i primi due episodi di “A Small Light“, miniserie a carattere storico che promette di illuminare da una nuova angolazione un racconto entrato ormai nella memoria collettiva. È la storia di Miep Gies, straordinaria giovane donna che durante la Seconda guerra mondiale nascose la famiglia di Anna Frank dai soldati nazisti. Con la produzione di National Geographic, nel cast troviamo Bel Powley, Liev Schreiber, Joe Cole e Amira Casar.

Da frammento di storia a racconto moderno

I racconti attorno ad uno dei più orribili capitoli della storia umana, racchiusi sotto la voce “Shoah”, si sono rincorsi negli ultimi otto decenni nel tentativo di alimentare una fiamma, la fiamma del ricordo. Quella luce che mai dovrebbe spegnersi sulla memoria delle tante, troppe vite distrutte dalla barbarie del nazismo. Ed è tra queste vite che ce n’è forse una più nota, probabilmente la più iconica, divenuta il simbolo della memoria stessa. Parliamo di Anna Frank, la giovane ragazza ebrea che affidò le sue esperienze ad un diario, pubblicato nel dopoguerra dopo la sua morte.

Eppure la storia di Anna Frank rischia, proprio per questo suo essere esemplare, di perdere la propria efficacia, di risultare paradigmatica, e quindi in qualche modo stereotipata. Forse perché l’abbiamo già sentita raccontare così tante volte, forse perché l’abbiamo relegata a “materiale da scuola”. Di certo non un materiale da serie tv, insomma, almeno non da serie contemporanea. Piuttosto da vecchio e noioso sceneggiato Rai. Come si fa allora a trasformare un racconto da banchi di scuola in un prodotto seriale avvincente e in grado di soddisfare l’odierna fame da piattaforma?

 

A small light

“A Small Light”: una storia nota sotto una luce nuova

È quello che dovremmo chiedere a National Geographic e ABC Signature, impegnati nella produzione della straordinaria “A Small Light”. Gli sceneggiatori Joan Rater e Tony Phelan si sono concentrati in una decisa operazione di svecchiamento del materiale, optando per un punto di vista nuovo che rendesse originale una storia così nota. Se quindi conoscevamo la storia di Anna Frank dai suoi manoscritti, stavolta la osserveremo dagli occhi di Miep Gies, la giovane donna che con caparbietà nascose la famiglia Frank (e altre persone) dalle persecuzioni naziste.

Il personaggio di Miep (una superlativa Bel Powley) è per molti versi l’altra faccia della stessa medaglia rispetto alla protagonista del Diario. Anche lei molto giovane, dotata di un carattere forte e straordinariamente tenace, Miep ha però dalla sua una “fortuna”. Non è ebrea, la guerra non la tocca direttamente, può continuare a vivere la sua vita come prima. Tutto quello che dovrebbe fare è guardare altrove…

 

A small light

Il coraggio di Miep Gies

Sta proprio in questo la valenza dell’azione di Miep, nello scegliere di non passare oltre, di non tirarsi indietro. Il suo personaggio viene costruito, fin dalla prima puntata, con una sensibilità decisamente moderna. In questo modo il racconto riesce a far immedesimare lo spettatore nelle sue vicende, quelle di una giovane squisitamente comune, solare e con un temperamento tenace, alla ricerca di un suo posto nel mondo. Il suo incontro con Jan (Joe Cole), timido intellettuale che diventerà suo marito. E soprattutto la ricerca di un lavoro, che la condurrà all’ufficio di Otto Frank (Liev Schreiber).

Se c’è una cosa che i racconti sulla Shoah (loro malgrado) rischiano di produrre è la disumanizzazione dei loro personaggi, trasfigurati e oscurati dalle atrocità così assurde da essi affrontate. Ciò che “A Small Light” riesce a fare meglio è proprio invertire questa tendenza, tratteggiando ogni suo elemento con un tocco familiare, lieve e profondo. Nella dolcezza di Miep si ritrovano gli occhi di una qualsiasi ragazza, amica, sorella. Nella fiducia di Otto lo sguardo di qualsiasi padre, amico o vicino di casa. Ed è sotto i loro volti comuni che la serie ci spinge a leggere il cuore e l’altruismo dell’una, la paura e il dolore dell’altro.

 

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Conclusioni

A Small Light” riesce con convinzione a strutturare un racconto seriale attuale partendo da una storia che rischiava di suonare come “già sentita”. I primi due episodi della serie ci portano subito nel vivo degli eventi, ripercorrendo le tragiche vicende che portarono la famiglia Frank a doversi nascondere in un appartamento nascosto. A portare avanti l’azione è la straordinaria caparbietà di Miep, personaggio a cui lo spettatore riesce ben presto ad affezionarsi anche grazie ad un’impressionante resa dell’attrice Bel Powley. Quanto avviene sullo schermo non risulta mai retorico o moralistico, dosando abilmente i momenti di impatto emotivo a quelli di tensione. Nonostante in cuor nostro ne conosciamo già l’impietoso destino, siamo ansiosi di parteggiare per la sorte dei personaggi nei prossimi episodi.

Pro

  • Storia svecchiata e raccontata con una sensibilità moderna, attraverso un punto di vista diverso;
  • Personaggi “umanizzati”, resi reali e profondamente convincenti;
  • Momenti di tensione costruiti abilmente.

Contro

  • Un po’ di confusione linguistica nella versione originale, tra attori in grado di rendere un accento (tedesco o olandese) e altri fermi alla pronuncia inglese.

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