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Pelé: un nome, una leggenda. Qualche curiosità sulla rockstar del calcio

di Sergio Fanelli

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Il mondo del calcio si stringe in un sentito cordoglio generale: Pelé ha ora raggiunto i propri cari, lasciandone altri continuare a calciare quel pallone, a lui stato tanto vicino. La figlia commemora sui social il padre, ricordandolo con un breve epitaffio: “Tutto ciò che siamo è grazie a te. Ti amiamo infinitamente Riposa in Pace”. Noi abbiamo deciso di celebrarlo diversamente, ricordando, tramite qualche piccola curiosità, quello che è stato il nostro Gasolina.

O Rei, Gasolina,Pelé…ma chi era davvero?

Non è una novità trovare un portento brasiliano e nominarlo in qualsiasi modo, fuorché col proprio nome registrato all’anagrafe. Nonostante i diversi appellativi, per motivi onorifici o divertenti, Pelé prima ancora di essere un calciatore era Edson Arantes do Nascimento. È ugualmente necessario riordinare cronologicamente i soprannomi a lui affibbiatogli, nomignoli atti a incasellarlo tra gli Dei dell’Olimpo calcistico. Pelé è stato soprannominato nell’ordine ‘Perola Negra’ (perla nera), ‘O Rei do Futebol’ (Il Re del Calcio) ma il suo nomignolo per eccellenza è stato più semplicemente ‘O Rei’, ovvero il Re.

Diventare Campioni del Mondo e vincere la Coppa è il sogno che accomuna qualsiasi calciatore; può avere inizio in una caotica metropoli, così come tra le palazzine di un appezzamento terriero malmesso. Entrambi, però, si pongono come unico obbiettivo il raggiungimento di quel trofeo in oro massiccio a 18 carati. Pelé ci ha fatto il callo con premiazioni varie, ma può soprattutto contare nel proprio palmares la vittoria di ben 3 Campionati Mondiali. Un record che acceca a fari spenti, ottenuto semplicemente da uno dei più grandi calciatori di sempre.

Una macchina da Goal pluripremiata: Calciatore del Secolo

Per quanto le premiazioni abbiano un valore inviolabile, a prescindere dalla tipologia, è importante fare riferimento al premio a Pelé, nel 1999, dall’International Federation of Football History & Statistics come “Calciatore del Secolo“. Sempre nello stesso anno, da “France Football” (magazine che consegna il Pallone d’oro al miglior calciatore della stagione) venne riconosciuto come il più grande giocatore del ‘900. I numeri sul campo parlano al nostro posto: una carriera vissuta tra tre grandi famiglie quali il Santos, New York Cosmos e ovviamente il Brasile. La sua permanenza negli stadi è stata segnata da 1363 presenze e 1281 gol; una media di oltre un goal a partita e la passione di chi metteva la forza dirompente del calcio in ogni suo match. La “Perla Nera” diventa Tesoro Nazionale sotto il presidente del Brasile Jânio Quadros e nel luglio 2011, anche “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità“.

La magia del numero 10 e l’uomo che divenne simbolo di fraternità e amicizia

L’uomo-record è stato un simbolo non soltanto per il proprio talento calcistico ma anche per i valori dei quale si faceva portatore. Una vita sul terreno di gioco tra sudore, passione e divertimento sono bastati per rivoluzionare le vite dei suoi compagni, tifosi e del mondo intero. In seguito al proprio ritiro, J.B. Pinheiro, ambasciatore brasiliano presso l’ONU, dichiarò:

 “Pelé ha giocato a calcio per ventidue anni e durante quel periodo ha promosso l’amicizia e la fraternità mondiali più di qualunque ambasciatore”.

Ma Pelé è stato molto altro, è stato magia. La magia che aleggiava attorno a sé, durante i mondiali di Svezia nel 1958, in cui ha impresso un segno permanente al numero 10, numero che ha indossato per l’occasione quasi per caso.

Pelé: una storia che ha fatto la storia.

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