di Luca Petrasso
Sono passati ben 50 anni dall’inizio dell’Era videoludica e da quel giorno l’industria dei videogiochi ha raggiunto vette globali. Dai Console & Pc gamers ai pendolari che per passatempo si cimentano su Candy Crush, i videogames fanno parte della vita quotidiana di oltre 2,7 miliardi di persone. L’antenato che ha dato vita alle generazioni di videogiochi che oggi conosciamo e amiamo, non è altro che lo schermo di un cabinato con un punto e delle linee bianche!
Pong, il “coin-pop” di successo
Nel novembre del 1972, dopo alcuni tentativi falliti di introdurre alcuni videogiochi dell’epoca sul mercato, all’interno della Sala Giochi di Sunnyvale in California viene inaugurato un nuovo cabinato. Dopo solo pochi giorni Allan Alcorn, lo sviluppatore del cabinato, riceve una telefonata dal gestore della sala, che lamenta il malfunzionamento della nuova macchina. Al suo arrivo, Alcorn scopre la causa del problema: il cassetto porta-monete del cabinato è pieno zeppo di quarti di dollaro! Da quel momento Alcorn diventò il padre tecnologico del primo celebre Arcade, che tracciò la rotta per la fiorente Era videoludica. Pong, nominato così proprio per il suono prodotto durante la partita, è un semplice tennis da tavolo bidimensionale in bianco e nero prodotto dalla Atari. La vera innovazione nella sua naturalezza, era data dalla programmazione della palla, la quale man mano che si avanzava negli scambi di colpi, aumentava esponenzialmente la sua velocità, rendendo il gioco frenetico e competitivo.
La tecnologia dell’epoca
La tecnica di generazione dell’immagine sullo schermo non era ancora basata sul concetto di “matrice di pixel“. In linguaggio tecnico, si procedeva per manipolazione della linea di scansione del cinescopio, con componenti elettronici di tipo analogico. I contatti tra la palla, la racchetta e i bordi del campo, invece, venivano realizzati con componenti logici tipici dell’elettronica digitale (porte AND, OR, NAND, NOR). Inoltre, non essendo ancora lanciata sul mercato la TV a colori, la quasi totalità dei giochi era in bianco e nero, o al più con qualche tono di grigio.
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