di Francesco Ferri
Il birrificio giapponese Sapporo Breweries, i cui prodotti sono apprezzati anche nel nostro paese, ha introdotto un metodo di lavorazione rivoluzionario per ottenere dei jeans dagli scarti della birra. L’obbiettivo è quello di contrastare lo spreco globale di acqua. Proprio nell’industria tessile, la seconda più inquinante al mondo, i consumi sono clamorosi: sarebbe infatti responsabile del 20% dello spreco globale di acqua e del 10% delle emissioni di CO2.
Un’alternativa ecologica per i jeans
Risulta incredibile pensare che, attualmente, per produrre un solo paio di jeans occorrano fra i sette e i diecimila litri d’acqua. Una quantità abnorme che senza dubbio causa uno spreco a livelli realmente critici. L’alternativa molto più sostenibile ed ecologica sviluppata dal birrificio, sarebbe la produzione di jeans partendo proprio dagli scarti della birra. Utilizzando i sottoprodotti provenienti dalla produzione della bevanda alcolica come le trebbie, le foglie di luppolo o i gambi, è possibile creare il “washi” ossia un tipo di carta molto particolare che può essere impiegata nella realizzazione del filato dei jeans.
L’ispirazione ad un’altra azienda
L’azienda stessa ha sottolineato come, per la creazione di questi jeans ecologici, si sia ispirata all’attività svolta dall’azienda Shima Demin Work. Quest’ultima, azienda di abbigliamento particolarmente concentrata nella produzione di jeans, ha dato vita a modelli realizzati grazie agli scarti della canna da zucchero. L’obbiettivo, come sempre, è quello di limitare gli sprechi e sostenere il nostro pianeta grazie a soluzioni ecologiche e ingegnose. Il riciclo e il riutilizzo diventano un mantra applicabile in ogni istante della vita, donando nuova vita anche agli scarti. Questo processo può continuare nuovamente, creando sempre qualcosa di nuovo.
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