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Ripercorriamo davvero la nostra vita prima di morire? Ora c’è la prova scientifica

di Gabriele Nostro

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A causa di un “fortuito incidente” verificatosi qualche tempo fa in seno al monitoraggio medico di un paziente affetto da epilessia, un team di ricercatori ha potuto ricavare una scoperta scientifica parecchio interessante.

Era stata avviata una registrazione neurologica del cervello del malato, un 87enne, per rilevare l’evoluzione della sua malattia, quando, a un certo punto, senza alcun preavviso, un malanno ha colpito il corpo del povero uomo. Un infarto cardiaco, fatale, che non ha lasciato all’anziano possibilità di sopravvivere.

Dopo essersi ripresi dalla disgrazia però, gli studiosi si sono resi conto di una cosa: “La macchina di raccolta neurologica aveva offerto loro una perfetta registrazione di un cervello morente“. Qualcosa che non capita tutti i giorni, e che può realizzarsi, anzi, solo in casualità uniche come questa.

Scientifica

L’analisi scientifica, la potenza cerebrale dei ricordi

L’esame ha svelato che nei 30 secondi antecedenti e succedenti la morte, le onde cerebrali dell’uomo hanno seguito gli stessi modelli che il cervello usa mentre sogna o cerca di richiamare i ricordi. Attività cerebrali di questo tipo sono affini al già pronunciato concetto del “richiamo della vita”, una tesi sostenuta da parecchi scienziati e sognatori.

Il portavoce del team di analisi ha scritto nel loro studio, pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience, di questo fenomeno, sostenendone la credibilità. Il dottor Ajmal Zemmar, un coautore della ricerca ha detto alla BBC: “Questo è successo in realtà totalmente per caso, non abbiamo pianificato di fare questo esperimento o registrare questi segnali“, aggiungendo poi che è la prima volta che viene ripreso il lavoro di un cervello prossimo alla morte.

Nessuno degli studiosi coinvolti nella vicenda si sente comunque di poter attestare con assoluta certezza la veridicità della scoperta, dato che il “campione in esame” risulta poco significativo poiché constante di un solo individuo. Tuttavia, gli scienziati sono concordi nel dire che i risultati sono soddisfacenti e possono costituire delle ottime prove utili al prosieguo e all’approfondimento del dibattito.

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di Gabriele Nostro

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