di Redazione NCI
La settantanovesima edizione degli Hugo Awards è stata una delle più interessanti, e sorprendenti, per tutti coloro che amano la narrativa videoludica. Una corona molto ambita è stata posata sul capo di un grande titolo, Hades.
Già veterano di grandi vittorie conquistate nel periodo immediatamente successivo alla sua pubblicazione, il titolo roguelike uscito nel settembre del 2020 torna a far parlare di sé. Dopo aver strappato il titolo di GDC Game Of The Year, ed esser stato premiato ai BAFTA come miglior gioco, risultato artistico, game design, narrativa e interprete in un ruolo secondario (Logan Cunningham). Hades si è aggiudicato il premio come Miglior Videogioco agli Hugo Awards.
Cosa c’è di tanto speciale?
Di premi prestigiosi e premiazioni blasonate ne esistono decine, è vero. Alcune sono più importanti di altre, questo è ineluttabile. Ma perché gli Hugo Awards sono così importanti e prestigiosi? In primo luogo perché la categoria Migliore Storia Grafica non è mai esistita prima del 2009. Esatto, sono trascorsi solo dodici anni da quando si è varcato il confine della pagina scritta. Fino a poco più di un decennio fa questo era un premio esclusivamente letterario. Stiamo parlando di un riconoscimento che aprioristicamente andava ad escludere tutto il comparto videoludico. Una realtà, quindi, che pone una grossa barriera all’entrata contro ciò che è il nostro pane quotidiano. In secondo luogo perché la categoria in cui Hades ha trionfato non è una di quelle permanenti.
Durante la settantanovesima edizione, anche chiamata DisCon III, degli Hugo Awards, Hades è stato salutato come miglior videogioco superando un parco titoli a dir poco spaventoso. Alla gara, infatti, partecipavano contendenti del calibro di Animal Crossing: New Horizons, Baseball, Final Fantasy 7 Remake, The Last of Us Parte 2, e Spiritfar. Non serve spendere ancora un gran numero di parole per comprendere quanto possa esser stata serrata la competizione. Hades si è misurato con giganti come The Last Of Us Parte 2! Chiunque tremerebbe innanzi ad un confronto del genere, ma non i ragazzi di Supergiant Games.
Hades ha sfondato una barriera
Gli Hugo Awards, chiamati così in omaggio di Hugo Gernsback fondatore nel 1926 della rivista Amazing Stories, premiano ogni anno opere letterarie di fantascienza e fantasy. Dal 1953 al 2009 questa è stata una realtà dedicata esclusivamente alla letteratura, Hades è riuscito a trionfare in suolo (quasi) straniero, riuscendo a varcare i confini dell’opera videoludica. La categoria Miglior Videogioco è stata inserita una tantum, ma la musica sembra stia per cambiare.
“Dall’inizio del 2020, molti di noi hanno passato più tempo a giocare di quanto ci aspettassimo. Questo premio offrirà ai fan l’opportunità di celebrare i giochi che sono stati significativi, gioiosi ed eccezionali in quest’ultimo anno”. Stando a quanto dichiarato da Colette Fozard, co-presidente di DisconIII, si sta prendendo in esame l’idea di aggiungere permanentemente la categoria di Miglior Gioco o Miglior Esperienza Interattiva. Ci rendiamo tutti conto di quanto sarebbe miope continuare ad escludere una fetta così importante della narrativa contemporanea, soprattutto dopo quanto ci hanno rivelato i vari lockdown.
Due soli che collimano
“Speriamo che gli Hugo Awards continuino a riconoscere l’incredibile lavoro fatto in questo spazio”, ha dichiarato Greg Kasavin di Supergiant Games durante un discorso televisivo. Hades non ha avuto timore alcuno di mostrare le sue potenzialità, un coacervo di gameplay convincente e trama granitica. Ce ne vorrebbero di più di esperienze videoludiche del genere. Con coraggio e passione il titolo è riuscito a sfondare un muro di gomma che non faceva altro che separare due facce della stessa medaglia. Videogiochi e letteratura sono sempre stati, sono e saranno sempre universi comunicanti e mutuamente arricchenti.
Per rimare sempre aggiornati sulle ultime novità del mondo del gaming, e molto altro, seguici su NCR!
di Vincenzo Del Bello
© RIPRODUZIONE RISERVATA