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La perizia sulla morte di Ramy giudica l’inseguimento dei carabinieri corretto

di Redazione NCI

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La dinamica dell’incidente che ha portato alla morte di Ramy è stata oggetto di approfondite analisi, portando alla luce la correttezza operativa dei Carabinieri durante l’inseguimento. Secondo la perizia cinematica disposta dalla Procura di Milano, il vice brigadiere alla guida dell’Alfa Romeo Giulietta ha seguito scrupolosamente le procedure operative previste nei casi di emergenza, come riportato da Tgcom24.

Le analisi sull’operato del carabiniere

In particolare, il militare ha frenato con decisione nel momento opportuno, e l’urto tra l’auto e lo scooter non si è verificato in una fase terminale dell’inseguimento, bensì in un passaggio laterale, antecedente la caduta.

Il fulcro dell’analisi tecnica sottolinea che l’episodio tragico non è imputabile a una eventuale negligenza del carabiniere, il quale ha reagito in maniera tempestiva e controllata di fronte a una manovra imprevedibile.

L’inseguimento, durato circa otto minuti, si è svolto in condizioni estremamente complesse, con il militare costretto a compiere scelte rapidissime in un contesto urbano notturno. La sua risposta, infatti, si è limitata a frenare, poiché sterzare avrebbe comportato il rischio di un’ulteriore collisione con pedoni o altri veicoli.

Le accuse nei confronti di Fares

D’altra parte, la perizia accusa il conducente dello scooter, Fares Bouzidi, di una condotta sconsiderata e pericolosa.

Il giovane, guidando a velocità elevatissima e ignorando le norme del codice della strada, transitando con semafori rossi e compiendo manovre pericolose, ha innescato una situazione di rischio elevato.

Tale comportamento ha determinato l’insorgenza dell’inseguimento e ha contribuito in maniera decisiva al tragico epilogo: la caduta dello scooter, aggravata dall’impatto con un palo semaforico, che ha arrestato la discesa del trasportato, causando lesioni fatali.

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Articolo di Cristoforo Candela

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