di Alessandro Colepio
La Coppa d’Africa 2024 è iniziata da pochi giorni, eppure ci ha già mostrato tanto su di sé. Questa competizione non è solo il palcoscenico dove vedere i migliori giocatori del continente africano, ma è un vero e proprio specchio magico che ci permette di spostare lo sguardo sugli usi, i costumi e le tradizioni di popoli ed etnie con storie diverse ma collegate fra loro dal filo del destino.
Guardare la Coppa d’Africa significa fare i conti con una realtà in cui il calcio non è e non può essere solo uno sport. La gente che riempie gli spalti non ha la fortuna di vivere una vita semplice, ma nonostante tutto sceglie di seguire il proprio Paese e di mostrare al mondo intero l’orgoglio che contraddistingue gli africani. Il pallone assume connotazioni epiche, è la metafora di un’esistenza migliore ed è l’unica via di fuga dalla povertà per tantissimi ragazzi talentuosi.
Quando si vive in situazioni simili, i successi sportivi diventano il traguardo massimo a cui il Paese possa aspirare. La logica conseguenza è che le vittorie, a loro volta, diventano feste di dimensione nazionale a cui tutti, ma proprio tutti, prendono parte. L’euforia invade le strade delle città, che si animano di vita e colori, e contagia ogni essere vivente che incontra. Era questo il clima che si respirava nelle strade di Conakry, capitale della Guinea, immediatamente dopo la vittoria della rappresentativa nazionale contro il Gambia in Coppa d’Africa. I festeggiamenti sfrenati non hanno però trovato il lieto fine: un incidente stradale ha trasformato la festa in una tragedia che ha fatto il giro del mondo.
Morire per una vittoria in Coppa d’Africa
Lo scorso 19 gennaio, la Guinea è riuscita a battere il Gambia per 1-0 grazie alla rete di Aguibou Camara. La vittoria vale, almeno momentaneamente, il secondo posto nel girone C: un pareggio col Senegal basterebbe per l’accesso agli ottavi di finale.
Immediatamente dopo la fine della partita, moltissime persone si sono riversate per le strade di Conakry: le vie della capitale erano intasate di uomini e donne su mezzi di trasporto a dir poco precari. L’euforia e la felicità hanno fatto il resto: due veicoli, che viaggiavano ad alte velocità, si sono schiantati, causando la morte di 3 persone e ferendone altre 15. La notizia della tragedia ha fatto il giro del mondo, sollevando le reazioni dei social e dei media occidentali.
Le autorità guineane, al momento, stanno indagando per accertare la responsabilità e per cercare di evitare che queste situazioni si verifichino di nuovo. Andarsene così, durante una festa troppo sfrenata, fornisce uno spunto di riflessione unico sulla Guinea e su tutto il continente africano: il gioco del calcio non sarà mai solo uno sport per chi non ha altro che un pallone e i suoi sogni.
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