In arrivo su Netflix a partire dal 17 novembre, 1899 è la nuova fatica dei creatori di Dark. Ambientata, come suggerisce il titolo, sul finire del 19esimo secolo, la serie narra le misteriose vicende accadute su un transatlantico diretto a NY. Tra atmosfere cupe e protagonisti tormentati, lo show stupisce e sorprende anche lo spettatore più critico, nascondendo però più di qualche difetto. Ecco quindi la nostra recensione, in anteprima, dei primi sei episodi!
Seguendo l’eredità di Dark, 1899 appare fin da subito come un’opera molto originale, seppur caratterizzata da un trama apparentemente semplice. La sinossi ufficiale riporta:
“Un piroscafo pieno di migranti si dirige verso ovest lasciandosi alle spalle il Vecchio Continente. I passeggeri, provenienti da diverse nazioni europee, hanno in comune speranze e sogni per il nuovo secolo e per il loro futuro all’estero. La traversata però subisce una svolta imprevista con l’avvistamento in alto mare di un’altra nave di migranti alla deriva. Ciò che troveranno a bordo trasformerà il loro viaggio verso la terra promessa in un terrificante incubo”.
Procedendo con la visione ci si rende presto conto come la serie sia ricca di sorprese, sempre pronta a prendere una strada diversa. Le trame secondarie assumono spesso un’importanza imprevista, arrivando a rivaleggiare con la storia principale; i personaggi si rivelano lentamente, lasciando crescere l’incertezza dello spettatore riguardo alle loro motivazioni e ai loro misteri.
A rubare però l’occhio è l’enorme transatlantico Kerberos, il palcoscenico ideale per ambientare la storia che Baran bo Odar e Jantje Friese, i due autori, vogliono raccontare. Non solo aiuta a decifrare le differenze tra i vari personaggi, lasciando in un buio mistico i passeggeri di terza classe e illuminando invece a giorno i più ricchi e le loro cabine; contribuisce al mistero, nascondendo molti segreti persino al suo capitano. Il suo viaggio non è soltanto fisico, ma anche metaforico, sintomo di un’umanità che cambia a bordo spinta dal terrore e dal rimorso.
Tra i pregi di 1899, uno dei più grandi è quello di non voler accelerare troppo lo svolgersi degli eventi. Prendendosi il tempo necessario per permettere allo spettatore di metabolizzare tutto, la serie lascia molto spazio alle emozioni dei personaggi. Il ritmo lento permette inoltre al pubblico di ragionare insieme ai protagonisti, tentando di trovare il bandolo della matassa; si cade però così nell’inganno della serie, che tenta in tutti i modi di sviarci.
La scelta di riempire la nave di personaggi di ogni etnia ed estrazione sociale, e non soltanto di noiosi lord inglesi, permette la creazione di diversi spunti di riflessione: dai devoti cristiani costretti dal mistero a mettere in dubbio la propria fede, fino alle donne desiderose di riscatto. Ognuno di loro poi nasconde dei segreti, ma scoprire quali non sarà affatto semplice; per scoprirlo bisogna infatti seguire tutti gli indizi, spesso nascosti in bella vista.
Un plauso va dedicato agli autori anche per la decisione di infittire il mistero facendo clamorosamente sbagliare gli stessi protagonisti. Più di una volta ci viene infatti proposta una possibile soluzione, condita da motivazioni valide, salvo poi venire smentita nel giro di pochi minuti. A cosa dobbiamo credere? Di cosa dobbiamo dubitare? Domande destinate, con il procedere della narrazione, a rimanere senza risposta.
La scelta di voler rappresentare tutti questi personaggi, ciascuno carico di segreti, fa però sorgere un grosso problema: nonostante le oltre 1000 persone presenti (in teoria) a bordo della nave, ce ne vengono mostrate a malapena 100, facendo apparire l’intera imbarcazione completamente vuota. La produzione avrebbe dovuto investire un capitale sicuramente maggiore nella ricerca di comparse, anche di puro e semplice “riempimento”. “Pare una cena, Diego!” (semi-cit).
Proprio come i suoi protagonisti, 1899 vorrebbe parlare molte lingue diverse, ma appare chiaro che sia particolarmente ferrato in una sola: quella del mistero. Creando un’atmosfera ricca di dubbi ed incertezze, la serie si evolve in ogni episodio, innalzandosi da semplice giallo marittimo a thriller fantascientifico. Lo spettatore non può fare altro che abbracciare questi rebus, cadendo egli stesso vittima degli enigmi contro cui devono lottare i protagonisti.
Le ambientazioni sono perfette, accompagnando un’ottima narrazione con un’altrettanto buona messa in scena. La colonna sonora, inquietante e a tratti mistica, completa il tutto, regalandoci una buona serie. Ad abbassare il giudizio è la presenza di personaggi eccessivamente inutili ai fini della trama, voluti forse per rendere la serie maggiormente inclusiva: un’errore, comunque, non sufficiente a rovinare l’immagine dello show.
Per essere sempre aggiornato con le news provenienti da tutto il mondo, continua a seguirci su Nasce, Cresce, Streamma!
Forse potrebbe interessarti anche:
Al termine di Italia-Francia, conclusasi 1 a 3 per gli ospiti, è stato intervistato in…
Stando a quel che dice il capo dello studio, Hidetaka Miyazaki, FromSoftware ha già avviato…
Le urne di Nyon hanno parlato: oggi, nel cuore del quartier generale svizzero della UEFA,…
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha intrapreso una battaglia legale contro Google dove…
I Golden Joystick Awards 2024 si sono conclusi, celebrando il meglio del panorama videoludico mondiale.…
Un ennesimo attacco ad una base UNIFIL si è verificato nel sud del Libano. La…