di Redazione NCI
Tra i progetti mai realizzati di David Fincher c’è un adattamento ambizioso di “Ventimila leghe sotto i mari”, il classico di Jules Verne. Il regista aveva immaginato una versione moderna e innovativa della storia, ma le divergenze creative con Disney hanno fatto naufragare il sogno. L’opera, che avrebbe potuto essere un capolavoro cinematografico, si è invece trasformata in un’occasione perduta.
Disney aveva già portato il capolavoro di Verne sul grande schermo nel 1954, con un film diretto da Richard Fleischer e interpretato da James Mason e Kirk Douglas, un’avventura visivamente spettacolare per l’epoca. Anni dopo, nel 1997, la ABC aveva proposto una miniserie con Michael Caine e Patrick Dempsey, che reinterpretava la vicenda come la storia di un gruppo di scienziati e balenieri inviati a dare la caccia a un misterioso mostro marino, presto rivelatosi essere un sottomarino avveniristico comandato dall’enigmatico Capitano Nemo.
David Fincher e il naufragio creativo: quando l’ambizione si scontra con Hollywood
Fincher, con la sua visione cinematografica unica, voleva andare oltre. Collaborando con lo sceneggiatore Scott Z. Burns, aveva progettato una versione “disturbante, grandiosa, umida e steampunk”, che avrebbe approfondito la figura del Capitano Nemo, svelando le sue radici come principe indiano in fuga dall’imperialismo britannico dopo la ribellione del 1857. Era una prospettiva seria e coraggiosa, che puntava a riscoprire il cuore politico e tragico del romanzo di Verne.
Tuttavia, i problemi sono iniziati già durante il casting. Brad Pitt, scelto per interpretare il fiociniere Ned Land, si è tirato indietro, e Disney ha spinto per Chris Hemsworth, reduce dal successo di “Thor” e “The Avengers”. Fincher, invece, preferiva Channing Tatum. Questo scontro sui nomi è stato solo l’inizio di un conflitto creativo più profondo.
In una recente intervista con Letterboxd, Fincher ha raccontato come Disney non fosse disposta a rischiare: “Non puoi entusiasmare le persone per i rischi che entusiasmano te. Io ho chiesto: ‘Ma Verne l’avete letto?’. Loro, però, erano più interessati all’aspetto avventuroso che a quello tematico.” Per il regista, “Ventimila leghe sotto i mari” era una storia di resistenza all’imperialismo, ma per lo studio doveva restare un’avventura leggera e spettacolare.
Alla fine, Fincher ha deciso di rinunciare. “Non ha senso lavorare per due anni a un progetto se sai che alla fine il risultato non sarà ciò che hai immaginato. La vita è troppo breve.” Nella sua visione, i film falliscono quando i finanziatori non condividono l’ambizione creativa. “Un amico e mentore, Joel Schumacher, mi ha insegnato che non puoi desiderare qualcosa più delle persone che lo finanziano, perché saranno loro ad avere l’ultima parola.”
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Articolo di Damiano Longo
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