Il cambiamento climatico non ha stravolto solo l’ambiente artico, ma anche la possibilità stessa di fare ricerca sul campo. Il team partito per le Svalbard con attrezzatura adatta a temperature estreme si è ritrovato sotto la pioggia, circondato da fango e con neve quasi inesistente. La missione, che puntava a raccogliere neve fresca, è stata in gran parte compromessa. Le condizioni anomale hanno reso l’area difficile da esplorare con motoslitte, aumentando i rischi anche per la sicurezza, soprattutto in caso di incontri con orsi polari. Intanto, il paesaggio muta: si formano laghi, la vegetazione cresce, e l’inverno si scioglie.
Ricadute ecologiche e urgenza di nuove politiche
Gli effetti del cambiamento climatico artico non si fermano all’aspetto visivo del paesaggio, ma coinvolgono processi profondi e destabilizzanti. La fusione del permafrost, sempre più anticipata, modifica i cicli naturali del carbonio, favorendo la degradazione microbica e rilasciando gas serra che amplificano ulteriormente il riscaldamento globale. Questo innesca un ciclo pericoloso, difficile da interrompere. Anche la fauna artica ne risente: molte specie, legate a ritmi stagionali precisi, faticano ad adattarsi a un inverno che assomiglia sempre più a una primavera precoce. Gli scienziati chiedono interventi immediati: è urgente potenziare il monitoraggio invernale e adottare politiche climatiche preventive, non solo reattive. Difendere l’Artico significa proteggere l’equilibrio climatico del pianeta.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguire Nasce, Cresce, Ignora!
Articolo di Biagi Linda
Fonte: FOCUS