Oggi 24 febbraio 2023 siamo ad un anno esatto dallo scoppio della guerra in Ucraina; 365 giorni fa, le truppe russe hanno iniziato a invadere il Paese e da allora, non sono mai cessati completamente i bombardamenti, gli attacchi e le stragi di questo conflitto che si sperava terminasse nel giro di poche settimane. Ripercorriamo quindi come si è evoluto il conflitto fino ad ora e illustriamo la situazione attuale…
Le truppe russe, da settimane ammassate al confine con l’Ucraina, hanno invaso il Paese all’alba del 24 febbraio 2022. L’obbiettivo dichiarato era quello di “demilitarizzare e denazificare” l’Ucraina, con il fine di difendere la popolazione di etnia russa, in particolare nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Fin dal principio Vladimir Putin era convinto di poter assestare un colpo durissimo al nemico grazie ad una fulminea guerra lampo di pochi giorni; in realtà però, le truppe russe si sono trovate invischiate in una terribile guerra d’attrito, in cui difensori e attaccanti lottano strenuamente anche solo per conquistare pochi metri di terreno.
Le forze armate della Russia sono entrate in Ucraina superando il confine bielorusso a Nord, da Sud attraverso la Crimea e da Est e Nord-Est; le truppe del fronte settentrionale hanno puntato direttamente Kiev, che fin dal primo giorno ha subìto dei bombardamenti; in particolare, si puntava a conquistare l’aeroporto di Hostomel, a meno di 10 km dalla Capitale. Qui in particolare, i russi si imbattono nella strenua resistenza ucraina; in seguito, le aree più calde del conflitto diventano le zone meridionali e orientali del Paese.
Con l’immediato intensificarsi delle tensioni e l’avvenuta invasione, l’opinione pubblica internazionale ha subito condannato la Russia e i leader occidentali hanno fatto partire pesanti sanzioni contro Mosca. In questo periodo sono iniziati anche i negoziati di pace, il cui primo incontro si è tenuto in Bielorussia; nonostante i tentativi però, nessun colloquio ha portato alla fine del conflitto. Nel frattempo, a marzo, i russi hanno dato inizio all’assedio di Mariupol, porto strategico sul Mar d’Azov.
Di lì a poco, sono cominciate delle battaglie fondamentali: il già citato assedio di Mariupol, la conquista di Kherson e l’attacco a Zaporizhzhia, dove si trova la centrale nucleare più grande d’Europa, quella di Enherodar. Le immagini delle truppe russe che attaccavano la centrale hanno fatto il giro del mondo, creando grande terrore per le possibili conseguenze di danni ai reattori nucleari.
Ad aprile i russi hanno abbandonato Bucha, a pochi chilometri da Kiev, lasciando dietro di loro un terribile massacro: centinaia di corpi sono stati ritrovati all’interno di fosse comuni, diventate poi simbolo della crudeltà di questo conflitto e degli invasori. A Mariupol, nel frattempo, le truppe ucraine si barricano all’interno dell’acciaieria Azovstal, accerchiate dalle forze ostili. Intanto, l’Occidente rafforzava ulteriormente le sanzioni contro la Russia.
Mentre Svezia e Finlandia avanzavano la domanda di adesione alla NATO, i russi conquistavano Mariupol; subito dopo, le truppe si sono mosse per conquistare anche Severodonetsk, ma gli ucraini sono riusciti a fronteggiare gli attacchi con un’importante controffensiva, volta a riconquistare Kherson. Intanto, gli Stati Uniti e l’Europa inviavano costantemente nuove armi alle truppe ucraine; nonostante a giugno Zelensky avesse provato a far entrare l’Ucraina nella NATO, senza riuscirci, l’Unione Europea ha concesso al Paese lo status di candidato.
In estate le truppe del Cremlino hanno tentato la conquista di Odessa, porto strategico nel sud dell’Ucraina; in questo stesso periodo, Putin spingeva per fermare le forniture di gas all’Occidente. Così, Gazprom ha diminuito le forniture di energia tramite il Nord Stream che, nel mentre, è stato colpito da due esplosioni.
All’inizio di ottobre il Ponte di Kerch, che collega la Crimea alla Russia, è stato pesantemente intaccato da alcune esplosioni, immediatamente attribuite a Kiev; per rispondere alla mossa ucraina, Mosca ha attaccato diverse infrastrutture energetiche del Paese, creando grande preoccupazione soprattutto per i mesi più freddi, per via dell’approvvigionamento energetico non sufficiente per tutta la popolazione.
In questo periodo la Russia lanciava dei referendum nelle regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhizhia; l’esito di queste votazioni ha fatto in modo che la Russia li riconoscesse come suoi territori, nonostante internazionalmente questi referendum siano ritenuti truccati e non veritieri. Successivamente, il rischio di escalation mondiale aumenta esponenzialmente quando due missili precipitano oltre il confine con la Polonia, uccidendo due persone; a seguito di scrupolose indagini, si è scoperto che si trattava di uno sfortunato incidente, dato che i missili erano ucraini.
Dopo le richieste di supporto da parte di Zelensky, con tanto di viaggio a Washington D.C. nel dicembre 2022, il nuovo anno si apre con la notizia che la Germania invierà in Ucraina i carri armati Leopard 2. Dagli Stati Uniti arriva invece il via libera per i carri Abrams e dal Regno Unito per i Challenger; nel frattempo, il 25 gennaio 2023, gli ucraini vengono sconfitti nella battaglia di Soledar, vicino Bakhmut; una città dal forte valore simbolico, anche definita “Stalingrado in miniatura” dall’analista filorusso Yuriy Podolyaka.
A ormai un anno da quel fatidico 24 febbraio 2022, Putin ha annunciato la sospensione del trattato New Start, l’accordo sulla riduzione delle armi nucleari strategiche in vigore con gli USA. Inoltre, si teme che il conflitto possa ulteriormente allargarsi: sia Kiev che Mosca si accusano a vicenda di voler invadere la Transnistria, regione separatista e filorussa della Moldavia; se ciò avvenisse, il conflitto subirebbe un’ennesima intensificazione, con conseguenze ancora più catastrofiche [SKYTG24].
Attualmente è difficile ipotizzare quando la guerra si concluderà; in ogni caso, il ritorno della guerra nel cuore dell’Europa ha lasciato a bocca aperta tutto il mondo, e continua tutt’ora a farlo…
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