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Un altro giro (Druk): la recensione

Druk” è il titolo originale di questo film danese, arrivato in Italia con il nome di “Un altro giro“, scelto per rappresentare lo stesso paese agli Oscar 2021, durante i quali ha vinto il riconoscimento di miglior film in lingua straniera. La pellicola ha colpito a tal punto il pubblico da convincere DiCaprio ad acquistarne i diritti per girare un remake in USA.

Quattro professori di un liceo si sentono vuoti ed insoddisfatti. Decidono quindi di provare sulla loro pelle una teoria scientifica secondo la quale tutti nasciamo con un deficit alcolemico che, se compensato, ci farebbe vivere più rilassati e produttivi. Con tanto di monitoraggio scritto dell’andamento, iniziano a bere durante il lavoro. Questo sfocerà in eccessi che creeranno problemi a casa e a scuola.

Come per ogni cosa, se eccedi ci sono delle conseguenze e “Un altro giro” ne è la riprova

Spicca subito l’intento di fare una critica sociale al paese, ma anche all’abuso di alcool in generale. Soprattutto per una battuta data alla moglie di Martin (Mads Mikkelsen, protagonista di “Hannibal“), il protagonista, che dice “Non è un problema se ti ubriachi con gli amici. In questo paese bevono tutti”.

Questo è il punto di non ritorno, quando l’eccesso attraversa la porta di casa coinvolgendo i cari. Infatti il rapporto tra Martin e Anika, la moglie, viene completamente distrutto. Lo stesso rapporto che era appeso ad un filo ormai da tempo.

L’esperienza americana di Mikkelsen è stata vincente ai fini del film

Tecnicamente questo film non fa di certo invidia ad Hollywood, tanto che Vinterberg è stato candidato all’Oscar per la miglior regia (premio che poi è andato alla Zhao per “Nomadland”). Mikkelsen ha portato in Danimarca tutta la sua esperienza acquisita oltre oceano, che gli ha permesso di spiccare fra tutti con quella eleganza che lo contraddistingue.

Basti guardare solo la sequenza finale, durante la quale si lascia andare ad una danza liberatoria. Questa era stata annunciata e negata dallo stesso Martin ad inizio film, e finalmente lo vediamo eseguirla, quasi come a conclusione di un percorso di rinascita.

Un trionfante ritorno al cinema

Tirando le somme, “Un altro giro” è un film tanto semplice dal punto di vista della trama, quanto complesso da comprendere. Non vuole essere diseducativo, anzi. Come già detto, punta il dito sulla società, partendo dai giovani che negli ultimi decenni hanno un maggior accesso all’alcool e ne fanno abuso. Nella sequenza iniziale si vede un gruppo di ragazzi fare una gara alcolica intorno al lago. Questo non significa che il film incentivi tutto ciò, ma semplicemente racconta dei fatti.

Il film è un’arte, e come ogni arte va presa per quel che è. Se visto “cum grano salis si percepisce subito la potenza narrativa, a discapito di un incentivo all’abuso di alcolici. Per gli appassionati di cinema è stato un buon incoraggiamento a tornare nelle sale italiane nei primi giorni di riapertura dei cinema, con l’obiettivo di vedere un film semplice ma di grande impatto.

Per altre recensioni e news sul mondo del cinema, continuate a seguire NCS.

di Simone De Mattia

Redazione Network NCI

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