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Ucraina: cosa sta succedendo a Kursk e quali potrebbero essere gli obiettivi ucraini

Negli ultimi giorni i fari dei media internazionali si sono catapultati sul fronte russo-ucraino, protagonista di un’inaspettata quando audace offensiva da parte delle truppe di Kiev che, sbaragliando completamente le poche difese russe, hanno oltrepassato la frontiera, dilagando all’interno della Russia, in particolare nell’oblast’ di Kursk. Cerchiamo quindi di riepilogare gli sviluppi bellici degli ultimi giorni e i potenziali effetti di questa offensiva ucraina.

Guerra in Ucraina: l’audace operazione “lampo” su Kursk

L’operazione, che inizialmente sembrava essere una semplice incursione, sarebbe iniziata verso il 6-7 di agosto, sfruttando l’effetto sorpresa sulla falsariga della controffensiva di agosto-novembre 2022, conclusasi con un successo strategico ucraino grazie alla riconquista di ampie porzioni territoriali negli oblast’ di Cherson e Mykolaïv.

Secondo un’ipotesi dell’analista e storico militare MirkoParabellumCampochiari, gli ucraini avrebbero distratto i russi concentrando lungo il fronte di Kharkiv, da mesi protagonista di un’offensiva russa, un numero sempre maggiore di truppe, per poi disimpegnarne una parte e muoverle rapidamente lungo il fronte settentrionale, a una distanza di oltre 100 chilometri, dando il via a questa offensiva nel cuore della Russia.

L’attacco non ha colto di sorpresa solamente la Russia, probabilmente convinta che uno scenario simile non si sarebbe mai concretizzato, memore delle minacce sulla cosiddetta “linea rossa” da non superare, ma anche gli alleati occidentali.

Ignoto il numero di truppe, ma sicuramente si tratta di un’operazione che sta coinvolgendo migliaia di uomini, che, in maniera elastica, si sono infiltrate all’interno del territorio russo espandendosi rapidamente di villaggio in villaggio e preparando agguati ai soldati russi che, in maniera raffazzonata, sono stati catapultati a contenere l’invasione.

L’entità dei territori conquistati e le dichiarazioni di Zelensky

Parola d’ordine per gli ucraini è “velocità“, ampliandosi soprattutto in larghezza così da non allungare eccessivamente le proprie linee logistiche, disimpegnando in questo modo le truppe russe schierate lungo il fronte meridionale. In questi giorni la frontiera risulterebbe particolarmente mobile, rendendo difficile quantificare l’esatta entità del territorio conquistato; il comandante in capo delle forze armate ucraine, Oleksandr Stanislavovyč Syrs’kyj, ha affermato che Kiev controllerebbe 1.000 chilometri quadrati.

Il governatore ad interim della regione di Kursk, Alexei Smirnov, ha dichiarato che 28 villaggi della zona sono caduti in mano alle forze ucraine, che 12 civili sono stati uccisi e che “la situazione resta difficile“. Sempre a detta del governatore, le autorità avrebbero evacuato oltre 121mila persone, mentre diverse migliaia rimangono all’interno del territorio conquistato da Kiev.

Zelensky ha riconosciuto l’offensiva, affermando:

“Se Putin ha così tanta voglia di combattere, la Russia deve essere costretta a fare la pace. La Russia ha portato la guerra agli altri, ora sta tornando a casa. L’Ucraina ha sempre voluto solo la pace, e noi certamente garantiremo la pace”.

 

Gli ucraini fino ad ora avrebbero danneggiato diversi depositi militari, spingendosi fino ai pressi della località di Lipetsk, a oltre 350 chilometri da Mosca. Al momento, tuttavia, stando alle mappe più aggiornate e geolocalizzate, la situazione in campo sarebbe la seguente, come illustrato da Institute for the Study of War:

Le forze ucraine si sarebbero quindi impossessate di numerose realtà urbane minori, tra cui, una delle più importanti, quella di Sudzha. Lo scopo è quello di impadronirsi di obiettivi militari e infrastrutturali, come il gasdotto di Sudzha, che esporta metà del gas naturale russo verso l’Europa. Il portavoce del ministero degli esteri ucraino ha dichiarato, ovviamente, che non è loro intenzione annettere questi territori allo Stato ucraino.

I possibili motivi dell’offensiva ucraina

Gli scopi di questa offensiva possono essere numerosi, a partire, come abbiamo già accennato, dall’inevitabile disimpegno di truppe russe dai fronti caldi nel meridione, in cui erano i russi ad avere l’iniziativa; l’apertura di un altro fronte permetterebbe pertanto agli ucraini di spostare il baricentro verso nord, dove, al momento, sono loro a condurre le operazioni militari e a gestire il ritmo.

L’altro obiettivo, invece, è strettamente politico. La guerra, scoppiata nel febbraio del 2022, si sarebbe dovuta concludere, secondo i piani dell’entourage russo, al massimo entro poche settimane. Dopo due anni e mezzo di conflitto, con centinaia di migliaia di morti, la guerra sembra ben lungi dall’essersi conclusa; non solo, da che fino ad ora era pressoché rimasta confinata ai territori ucraini, in questi giorni si sta espandendo nelle regioni dell’aggressore. Lo smacco politico e militare, che inevitabilmente ricadrà sull’immagine di Putin, potrebbe rivelarsi assai controproducente per il morale e la macchina bellica russa. Kurt Volker, ex ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO, nel corso di un’intervista alla BBC ha infatti dichiarato:

“Questo non passerà inosservato alle élite in Russia. Non passerà inosservato al pubblico. Putin ha provocato attacchi sul territorio russo stesso e la gente deve essere evacuata. È qualcosa di notevole”.

Un terzo obiettivo, invece, è quello di incamerare un potenziale territorio da barattare nelle trattative di pace. Spostando la guerra in casa del nemico, Zelensky potrebbe possedere un asso nella manica non indifferente qualora si dovesse scendere a trattative con i russi, permettendogli, sulla carta, di barattare i territori recentemente conquistati con alcuni di quelli controllati dai russi.

Il pieno sostegno occidentale alla causa ucraina

Il sostegno occidentale a questa operazione militare, in ogni caso, sembra totale. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, ha sostenuto nel corso di una conferenza stampa:

“Questa è la guerra di Putin contro l’Ucraina. E se la cosa non gli piace, se la cosa lo mette un po’ a disagio (in merito all’invasione dell’oblast’ di Kursk, ndr), allora c’è una soluzione semplice: può semplicemente andarsene dall’Ucraina e farla finita”.

Peter Stano, portavoce dell’alto rappresentante UE e vicepresidente della Commissione Europea, Josep Borrell, ha affermato:

L’Ucraina ha il diritto di colpire il nemico ovunque sia necessario sul suo territorio, ma anche nel territorio del nemico”.

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Lorenzo Peratoner

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