di Redazione Network NCI
Donald Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’Unesco, accusando l’agenzia ONU di promuovere un’agenda “woke”, posizioni anti-americane e anti-israeliane, e politiche divisive. Il Dipartimento di Stato ha confermato la decisione, maturata dopo una revisione di 90 giorni ordinata a febbraio. L’amministrazione ha ritenuto inaccettabili alcune linee guida dell’Unesco in tema di diversità, equità e inclusione, considerate incompatibili con la dottrina “America First”. Ha inoltre criticato l’ammissione della Palestina come Stato membro, definendola contraria alla politica estera statunitense e responsabile della diffusione di retorica ostile a Israele all’interno dell’organizzazione.
Le reazioni dell’Unesco e le conseguenze del ritiro voluto da Trump

Onu (Shutterstock)
La direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, ha definito il ritiro degli Stati Uniti “deplorevole ma previsto” ed espresso profondo rammarico. Ha ricordato che, dal primo abbandono del 2017, l’organizzazione ha avviato riforme strutturali e diversificato le fonti di finanziamento. Il contributo americano, pari all’8% del bilancio, resta significativo, e la sua assenza avrà impatto, soprattutto per i partner statunitensi. Azoulay ha respinto le accuse di faziosità, ribadendo l’impegno dell’Unesco nella didattica sull’Olocausto e nella lotta all’antisemitismo, riconosciuto e sostenuto da importanti organizzazioni ebraiche internazionali, incluse quelle statunitensi.
Un segnale politico che riapre vecchie fratture
Il nuovo ritiro degli Stati Uniti dall’Unesco conferma l’impostazione “America First” voluta da Trump e segna un’ulteriore frattura con il multilateralismo promosso dalle Nazioni Unite. La decisione, dal forte valore simbolico, esprime la volontà americana di distanziarsi da istituzioni considerate ostili agli interessi nazionali. Tuttavia, questo passo rischia di accentuare l’isolamento di Washington su questioni globali come tutela del patrimonio culturale, educazione e diritti umani. L’Unesco ha dichiarato che proseguirà la cooperazione con il mondo accademico, il settore privato e le organizzazioni no-profit statunitensi, mantenendo attivo il dialogo nonostante il distacco politico ufficiale deciso dall’amministrazione Trump.
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Articolo di Biagi Linda
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