fbpx Top 6 NCS: i migliori film di David Fincher - Page 2 of 2
Cinema & Serie TV

Top 6 NCS: i migliori film di David Fincher

di Riccardo Cavalli

Condividi con chi vuoi

3. Seven (1995)

Insieme a Il silenzio degli innocenti, Seven è uno dei film noir più influenti degli anni ’90. La trama segue i detective William Somerset (Morgan Freeman) e David Mills (Brad Pitt) mentre indagano sugli omicidi di uno spietato serial killer. I delitti, basati sui sette peccati capitali, hanno tutta l’aria di essere un gioco perverso e irrazionale. Ben presto, però, l’apparente follia di John Doe lascia il posto a un disegno brillante e rivoluzionario, che mira a smascherare l’ipocrisia e la viziosità della società. “Servirò da esempio, e ciò che ho fatto ora verrà prima decodificato, poi studiato, e infine seguito, per sempre”. Con queste parole John Doe (uno straordinario Kevin Spacey) anticipa la rivoluzione in atto.

Considerando il periodo d’uscita di Seven (1995, in piena rivoluzione digitale) e l’influenza che ha avuto sulle generazioni successive, la suddetta affermazione acquista un valore meta-testuale ancor più significativo. Reduce dall’insuccesso commerciale di Alien 3, David Fincher mette in scena, con estrema precisione, ingegno ed efferatezza, una crime story mozzafiato. Le immagini (dotate di grande potenza visiva ed evocativa) scorrono fluide grazie al montaggio frenetico e quasi invisibile di Richard Francis-Bruce, che avrebbe senz’altro meritato l’Oscar. Scritto da Andrew Kevin Walker (The Killer, Sleepy Hollow), Seven è un film intriso di amarezza e pessimismo. Come spiega il detective Somerset, infatti, le persone non vogliono più un lieto fine o degli eroi, ma preferiscono abbracciare e coltivare l’apatia.

 

Seven

 

2. The Social Network (2010)

Tratto dal libro di Ben Mezrich “Miliardari per caso. L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento”, The Social Network è un film epocale. Dietro l’etichetta di genere si cela infatti un magnifico – e spietato – ritratto della società del nuovo millennio. Una società apatica e opportunista, dipinta da Aaron Sorkin – giustamente premiato con l’Oscar – in modo lucido e imparziale. Sebbene il titolo suggerisca il contrario, l’invenzione di Facebook è solo un pretesto per raccontare la controversa e affascinante figura di Mark Zuckerberg. Al contempo vittima e carnefice, un ragazzo ingenuo e un calcolatore, un genio e un traditore.

La storia, narrata da tre punti di vista differenti, è supportata da un’ottima performance di Jesse Eisenberg e da una splendida regia di David Fincher, che alterna virtuosismi tecnici a un grande lavoro di sottrazione. Nonostante abbia quasi quindici anni alle spalle, il film è più attuale che mai. Lo dimostra la meravigliosa sequenza finale, in cui la macchina da presa osserva il disperato bisogno di Mark (che aggiorna ripetutamente e nervosamente la pagina) di stringere nuove amicizie virtuali. Un epilogo angosciante che mette in luce la solitudine e la passività di un’intera generazione.

 

The Social Network

 

1. Zodiac (2007)

Cinque anni dopo aver diretto Panic Room, nel 2007 David Fincher porta sul grande schermo la storia del misterioso Killer dello Zodiaco. Una storia sfuggente e straziante, filtrata dallo sguardo attento della polizia e della stampa locale. A differenza del noir coreano Memories of Murder di Bong Joon-ho, Zodiac mette in secondo piano la critica al sistema per raccontare l’eterna lotta tra il bene e il male, e mostrare gli effetti che la ricerca ossessiva della verità può avere sulla mente umana. Il film inizia a Vallejo, in California, il 4 luglio 1969, e si conclude 22 anni dopo, il 16 agosto 1991. Man mano che gli anni passano, il racconto – inizialmente corale – si trasforma in una crociata solitaria e disperata, condotta dal vignettista Robert Graysmith (autore del libro su Zodiac).

Tra scene al cardiopalma e momenti di estenuante attesa, David Fincher omaggia il maestro del brivido Alfred Hitchcock con un thriller da antologia. Nella casa di Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal) si intravede persino il poster di The Wrong Man (Il ladro), film del 1956 diretto proprio da Hitchcock. Inoltre, l’ossessione del protagonista per l’indagine sorge dalla domanda “E se arrestassero l’uomo sbagliato [The Wrong Man]?”. Presentato in concorso al 60° Festival di Cannes, Zodiac è la summa dello stile di David Fincher. La messa in scena, infatti, rivela i tratti distintivi del suo cinema: perfezione formale, spettacolarità, suspense e freddezza. Lontano dai piani machiavellici di Seven e dalle frasi a effetto di Fight Club, David Fincher firma con Zodiac la sua opera più completa e matura.

 

Zodiac

 

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie dal mondo del cinema e delle serie TV, continuate a seguirci su Nasce, Cresce, Streamma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

« Pagina Precedente 

Condividi con chi vuoi