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Top 6 NCS: i migliori costumi di Spider-Man al cinema!

di Redazione Network NCI

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Recentemente, Tom Holland si è mostrato col nuovo costume di Spider-Man per il nuovo capitolo del tessiragnatele al cinema nell’MCU. In questa classifica, andremo a ripercorrere la storia del personaggio sul grande schermo, per poter classificare i migliori costumi dell’Uomo Ragno mai visti al cinema.

Top 6 migliori costumi di Spider-Man al cinema

Numero 6: Homecoming Suit (Spider-Man: Homecoming)

Spider-Man: Homecoming

Dopo l’apparizione trionfale di Tom Holland in Captain America: Civil War (2016), Homecoming segna il debutto del suo Spider-Man in un film stand-alone. Qui vediamo un Peter Parker ancora giovanissimo, alle prime armi, ma già inserito nell’universo degli Avengers. Il costume che indossa per buona parte del film è un regalo di Tony Stark, che rappresenta simbolicamente la guida e il “patrocinio” dei grandi eroi Marvel.

Il costume è in realtà un vero e proprio gadget delle Stark Industries, con funzioni come l’assistente AI, modalità di riconoscimento tattico e persino opzioni di “web shoot” avanzate. Presenta un tessuto elastico con dettagli sottili e non eccessivamente muscolari, a sottolineare la fisicità più leggera di un adolescente, con un rosso e un blu vividi, quasi cartooneschi, che trasmettono freschezza e giovinezza. Una delle innovazioni più riuscite è un richiamo diretto al linguaggio dei fumetti, ossia gli occhi animati espressivi.

La Homecoming Suit riesce a bilanciare perfettamente fedeltà fumettistica e modernità cinematografica. Non cerca di replicare il realismo artigianale della tuta di Tobey Maguire né l’approccio urbano di Andrew Garfield: è un costume nato per un ragazzo che vive in un mondo di supereroi già affermati.
Narrativamente, sottolinea anche il percorso di Peter: all’inizio dipende da Iron Man, mentre il film si chiude con lui che sceglie di camminare con le proprie gambe, rifiutando la versione avanzata “Iron Spider”.

In scena, questo costume è estremamente fotogenico: i colori saturi risaltano nelle sequenze diurne, mentre la silhouette snella è perfetta per acrobazie e parkour. Nei combattimenti, il contrasto con gli ambienti urbani (dal quartiere del Queens alla spiaggia finale con l’Avvoltoio) ne esalta la leggibilità.

Numero 5: Spider-Man Noir (Into the Spiderverse)

Spider-Man Noir

Spider-Man Noir nasce nei fumetti della linea Marvel Noir come una versione di Peter Parker ambientata negli anni ’30, in una New York cupa e corrotta in piena Depressione. Nel film Into the Spider-Verse, il personaggio diventa uno dei comprimari più amati, doppiato da Nicolas Cage, e rappresenta sia la quota comica che il lato misterioso del Multiverso di Spider-Man. Ogni sua scena è una piccola parodia del noir classico, ma al contempo celebra un’estetica originale mai vista in un film di Spider-Man.

L’intero costume vive senza colori, coerente con la sua dimensione di origine, come se fosse uscito da un vecchio film in bianco e nero, con elementi iconici come trench e fedora, a richiamare detective e vigilanti pulp. La maschera è semplice ma espressiva, rimanda all’era Golden Age dei supereroi grazie ai suoi occhi bianchi, e il tessuto della tuta sembra più grezzo, come fatto di lana o tela, aumentando la percezione di realismo anni ’30.

Spider-Man Noir funziona perché è immediatamente riconoscibile e stilisticamente unico. Nel contesto visivo coloratissimo di Into the Spider-Verse, il suo essere monocromatico crea un contrasto geniale e memorabile.
Inoltre, ogni dettaglio del costume racconta il personaggio: un vigilante solitario, duro e spietato, ma anche autoironico (memorabile la gag del cubo di Rubik colorato).

Dal punto di vista stilistico, il costume Noir incarna un fumetto vivente. Le ombre e le linee sono sempre nette, senza sfumature. La pioggia e il vento sono elementi scenici che esaltano la sua silhouette drammatica.

Spider-Man Noir non solo è un fan favorite, ma rappresenta anche la dimostrazione del potenziale infinito del Multiverso di Spider-Man, dove ogni design può essere radicalmente diverso senza perdere identità.

Numero 4: Costume Nero del Simbionte (Spider-Man 3)

Spider-Man costume nero

Il costume nero di Spider-Man nasce direttamente dai fumetti, dove fa la sua prima comparsa negli anni ’80 durante Secret Wars, per poi diventare il celebre simbionte Venom. In Spider-Man 3 di Sam Raimi, questo costume segna il punto più oscuro del viaggio di Peter Parker: un potere nuovo e allettante che progressivamente lo corrompe, esprimendo in forma visiva la sua discesa morale e il conflitto interiore.

La colorazione nero lucida è una caratterizzazione elegante e minimalista dell’iconico costume rosso e blu, che trasmette un mix di alienazione e di aggressività. La ragnatela in rilievo, adesso argentata, mantiene il legame con la tuta classica di Raimi, ma sembra quasi un insulto nei confronti del costume originale. Un insulto freddo e minaccioso. Il costume stesso gioca con la luce, apparendo ora elegante e seducente, ora minaccioso, a seconda della scena. Non ha occhi animati o gadget: la sua forza sta nella presenza scenica e nel linguaggio visivo.

La Black Symbiote Suit è una lezione di storytelling visivo. Non è solo “figo” da guardare, ma racconta un cambiamento psicologico: Peter abbandona progressivamente la sua ingenuità, diventando più arrogante e aggressivo. Il costume, quindi, non è solo estetica: è un personaggio a sé stante, il primo segnale della simbiosi con Venom e un riflesso fisico del lato oscuro di Spider-Man.

Nelle scene notturne, il costume si fonde con l’ombra, rendendo Peter un predatore urbano, con la pioggia e l’illuminazione di Raimi che ne esaltano la texture lucida, aumentando la tensione drammatica. Il contrasto tra il classico costume rosso e blu e questo nero è immediato e memorabile: un vero evento visivo al cinema.

Nonostante Spider-Man 3 abbia diviso i fan, il Black Suit resta una delle interpretazioni live action più riuscite di sempre, capace di coniugare fedeltà fumettistica, simbolismo e impatto cinematografico.

Numero 3: Miles Morales (Into The Spiderverse)

Miles Morales

Miles Morales nasce nei fumetti della linea Ultimate nel 2011 come erede di Peter Parker, e Into the Spider-Verse segna il suo debutto cinematografico. Il film racconta il suo percorso di crescita: da adolescente impacciato e insicuro a vero Spider-Man. Il costume di Miles non è solo un outfit, ma il simbolo della sua maturazione: da un ragazzino che indossa una felpa sopra una tuta provvisoria, a un eroe che finalmente trova la propria identità.

A differenza di Peter, Miles parte da un’estetica più urbana e moderna, quasi streetwear, perfetta per il suo background a Brooklyn. Il ragno è stilizzato, più graffiante e giovanile, sembra quasi disegnato a mano, sottolineando la creatività di Miles. Gli elementi geniali che rendono il personaggio immediatamente riconoscibile e realistico come “eroe di quartiere” sono il cappuccio e le scarpe, anche se poi li rimuove. Il costume è animato con tecniche miste di 2D e 3D, con linee spesse e leggere imperfezioni, dando l’impressione di un fumetto vivente.

Il costume di Miles Morales non è solo estetico, ma narrativo: all’inizio, la sua tuta è goffa e improvvisata, comunicando incertezza. Dopo il salto di fede, il costume diventa l’emblema della sua trasformazione in Spider-Man, unico e diverso da qualsiasi altro. È un costume che trasmette energia giovanile, identità culturale e modernità, parlando direttamente al pubblico contemporaneo.

Dal punto di vista cinematografico, il costume di Miles ha ridefinito l’estetica di Spider-Man sul grande schermo: i colori accesi risaltano nella palette urbana e notturna del film. Il contrasto tra rosso e nero enfatizza acrobazie e combattimenti in modo spettacolare. La sequenza del salto dal palazzo, con la città capovolta, è già una scena iconica della storia dell’animazione, resa memorabile proprio dal costume.

Al di là del film, questo design ha avuto un impatto culturale enorme, diventando immediatamente uno dei costumi più amati e riconoscibili dell’intero franchise.

Numero 2: Miguel O’Hara (Across The Spiderverse)

Miguel O'Hara

Miguel O’Hara è l’anti-eroe proveniente dall’anno 2099, introdotto nei fumetti Marvel nel 1992. In Across the Spider-Verse è il leader della Spider-Society, un gruppo multiversale di Spider-People con la missione di proteggere il tessuto dello spazio-tempo dalle “anomalie canoniche”. Il suo ruolo narrativo è quello di mentore-antagonista, un personaggio cupo e determinato, in netto contrasto con la spensieratezza di Miles. E il costume riflette perfettamente questa natura implacabile.

La palette cromatica abbandona il rosso brillante per tonalità più cupe e futuristiche, trasmettendo potenza e pericolo. Il logo sul petto, un ragno stilizzato fino ad essere un teschio, richiama un’estetica sia cyberpunk che tribale, rendendolo istantaneamente riconoscibile. Ogni elemento del costume comunica un’evoluzione “high-tech”, ma con un’aura predatoria e aggressiva. Le sue ali di ragnatela olografiche sono perfette sia per il volo planato che come elemento visivo scenografico, rinforzando l’idea di un predatore futuristico. Il dettaglio unico che lo distingue da qualsiasi altro Spider-Man, enfatizzando la sua fisicità brutale, sono i suoi artigli retrattili, che usa sia per arrampicarsi che per combattere.

Il costume di Miguel O’Hara funziona per la combinazione di estetica futuristica e carisma narrativo. Comunica immediatamente che questo Spider-Man non è come gli altri: più cupo, più serio e con un senso di giustizia inflessibile. È un design che si discosta volutamente dall’iconografia classica, riflettendo un personaggio che non gioca e non scherza mai. Nella pellicola, ogni dettaglio visivo serve a incutere rispetto e timore, sia per gli altri Spider-Man che per lo spettatore.

In Across the Spider-Verse, la resa visiva del costume di 2099 è spettacolare. Il contrasto di luci neon e ombre profonde: l’animazione gioca con il cyberpunk e il noir futuristico, creando scene mozzafiato. La cinetica è molto aggressiva, il design è pensato per esprimere potenza fisica e agilità predatoria, soprattutto nelle sequenze in cui insegue Miles. In pochi minuti di screen time, Miguel diventa immediatamente un fan favorite e gran parte del merito è del costume.

Numero 1: The Amazing Suit (The Amazing Spider-Man 2)

The Amazing Spider-Man 2

Dopo un primo film con un costume controverso e molto “sperimentale”, The Amazing Spider-Man 2 porta sullo schermo un’interpretazione perfetta del look classico di Spider-Man, aggiornandolo con proporzioni cinematografiche ideali. Il film stesso segna un momento di crescita per il Peter Parker di Andrew Garfield, più maturo, eroico e a suo agio nei panni dell’Uomo Ragno. La tuta diventa una dichiarazione di identità: fedele alla tradizione, ma pronta a stupire in azione.

Uno degli elementi più amati di sempre, ispirati ai fumetti di Steve Ditko e Todd McFarlane, sono gli occhi. Trasmettono emotività anche senza animazione, rendendo Andrew Garfield immediatamente riconoscibile come Spider-Man. I colori vividi ma non eccessivi, con un tono cinematografico che brilla nelle sequenze diurne e notturne. Le ragnatele aggiungono profondità e realismo senza risultare ingombranti e la vestibilità, snella e dinamica, esalta le acrobazie del personaggio e rende credibili le sue evoluzioni aeree.

Questo costume funziona su più livelli: è esteticamente perfetto, mescolando fedeltà ai fumetti e praticità cinematografica, e riflette la leggerezza e l’umanità del Peter di Andrew Garfield, con una resa eroica e allo stesso tempo empatica. È inoltre iconico e senza tempo, anche anni dopo è spesso citato come il costume di riferimento per le iterazioni live action di Spider-Man.

Questo design è diventato talmente amato da essere riproposto anche in merchandising, videogiochi e concept fanmade, e molti fan sperano di rivederlo in futuro, magari in un nuovo capitolo con Andrew Garfield.

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Articolo di Lorenzo Giorgi

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