di Redazione Network NCI
Non si può negare che la bellezza di Ghost of Tsushima ha affascinato milioni di giocatori, entrando a far parte del pantheon dei grandi giochi degli ultimi anni. In questo incredibile viaggio nel Giappone di fine 1200, insieme a Jin Sakai abbiamo conosciuto la perdita, l’impotenza davanti a un nemico che sembra invincibile, il ritrovare affetti che sembravano ormai persi per sempre. Ma soprattutto abbiamo conosciuto il vero volto dell’onore, l’essenza di un samurai, e come può diventare un peso enorme. A cosa si è disposti a rinunciare pur di vincere le proprie battaglie?
Nell’attesa del debutto del sequel, Ghost of Yotei (qui il trailer), in uscita il 2 ottobre 2025, che vedrà nuove storie e una nuova protagonista, ripercorriamo l’avventura del samurai Jin, del clan Sakai, con la nostra top 6 dei momenti più iconici di Ghost of Tsushima.
L’invasione mongola
Il primo vero momento fondamentale di Ghost of Tsushima lo troviamo in apertura di gioco. Anno 1274, una gigantesca flotta mongola guidata da Khotun Khan attacca l’isola di Tsushima, per poi puntare al Giappone. Jin si unisce a suo zio, Lord Shimura, e all’esercito di samurai che questo guida per difendere le coste dell’isola. Ed è in questo momento che ci rendiamo conto per la prima volta che l’onore che contraddistingue i samurai è in questo caso la loro più grande debolezza. La battaglia è un massacro, con l’attacco frontale dei samurai che viene facilmente respinto dalle armi mongole. L’esercito è decimato, Lord Shimura fatto prigioniero, Jin gravemente ferito e dato per morto.
La lotta contro i mongoli e la nascita del fantasma
Sopravvissuto per miracolo al primo assalto mongolo, Jin viene salvato da una ladra, Yuna. L’incontro con Yuna dà il via alla controffensiva di Jin, ma rappresenta anche il punto di rottura del samurai con la tradizione. Nella sua lotta Jin non utilizza solo il classico stile di combattimento dei samurai, fatto di onorevoli duelli frontali, ma agisce nell’ombra, in silenzio, come un assassino. Yuna ha insegnato a Jin che esistono altri metodi, e che l’onore è solo una debolezza conosciuta e abilmente sfruttata dal Khan e dal suo esercito. Per vincere questa guerra c’è bisogno di un demone. Inizia a circolare tra il popolo la leggenda dello “Spettro di Tsushima”.
Il tradimento di Ryuzo
Dopo il primo attacco dei mongoli e la successiva disfatta dei samurai, Jin inizia a vagare per l’isola reclutando alleati e indebolendo l’esercito nemico. Tra i guerrieri che riesce a reclutare c’è anche il suo vecchio amico Ryuzo, capo dei mercenari “cappelli di paglia”. Acquisita abbastanza forza Jin prova l’assalto al castello di Kaneda per liberare Lord Shimura, ma qui arriva il colpo di scena. Veniamo affrontati da Ryuzo e dai suoi uomini, diventati alleati del Khan. Il motivo è quello dei più vili, la taglia sulla testa di Jin, ma è stato il senso di inferiorità di Ryuzo nei confronti dell’amico a fomentare quel terribile desiderio di vendetta. Ryuzo viene sconfitto ma riesce a sopravvivere, e Lord Shimura viene liberato.
La morte di Taka
Insieme a Yuna conosciamo anche Taka, fratello della ladra e abilissimo fabbro. Taka non è un guerriero, odia combattere ed è riuscito a sopravvivere solo grazie all’aiuto di Yuna. Nonostante tutto però non si sottrae alla lotta, e al massimo delle sue capacità offre comunque un importantissimo contributo alla causa. Taka viene però fatto prigioniero dal Khan, che lo usa per ricattare Jin. Il samurai cade prigioniero del capo mongolo, che gli intima ovviamente di arrendersi. Al suo rifiuto libera Taka, gli dà la katana di Jin e gli ordina di ucciderlo, guadagnandosi così la libertà. Taka invece attacca il Khan che con estreme freddezza lo decapita. La morte di un innocente, che trasmette un infinita tristezza.
Il punto di non ritorno
La lotta continua incessantemente. Lo Shogun ha inviato nuovi rinforzi a Lord Shimura, ma anche questi vengono decimati dall’esercito mongolo. Ancora una volta l’onore e il codice dei samurai hanno determinato la disfatta degli stessi. Jin si è ormai reso conto della situazione, e decide di agire. Sarà la scelta che cambierà per sempre il suo destino. Si infiltra nella roccaforte mongola e avvelena il kumis con lo strozzalupo, decimando l’esercito nemico nel modo più crudele e subdolo, in totale contrasto con il codice, volgendo la guerra a favore dei samurai. Questo è anche il momento dell’ultimo incontro con Ryuzo, ucciso in duello da Jin, dopo avergli chiesto di mentire al popolo per avere salva la vita.
Ghost of Tsushima
Khotun Khan viene ucciso da Jin poco prima che riuscisse a partire per il Giappone, intenzionato ad usare lo stesso veleno che ha decimato il suo esercito. Il nemico è allo sbaraglio, e la guerra sembra avviarsi alla conclusione. La vita di Jin è però irrimediabilmente compromessa. Convocato da Lord Shimura scopre che lo Shogun ha sciolto il Clan Sakai, e condannato a morte lo spettro, in quanto simbolo pericoloso per la stabilità di Tsushima. Dopo il rifiuto di Jin di scaricare la colpa su Yuna, i due samurai si affrontano in un epico duello, in una cornice surreale. Sconfitto Lord Shimura starà a noi deciderne la sorte, ma in ogni caso Jin dovrà vivere per il sempre in esilio come “Lo spettro di Tsushima”.
Ovviamente di momenti iconici in Ghost of Tsushima ne abbiamo ben più di 6, potendo citare per esempio i vari duelli con Khotun Khan, i momenti di meditazione di Jin, le melodie con il flauto, le volpi che ci guidano ai santuari. Inoltre le ambientazione permeano di magia il mondo di gioco, rendendo anche una semplice cavalcata fra i fiori un momento da apprezzare. Non vediamo l’ora di provare il sequel, fiduciosi che ricalcando il primo capitolo potremo vivere un avventura ancor più bella e coinvolgente.
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Articolo di Mario Costa
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