L’universo narrativo del DCU di James Gunn sembra essere partito con il piede giusto. Il Superman di David Corenswet, il Lex Luthor di Nicholas Hoult e il Guy Gardner di Nathan Fillion sono solo alcuni esempi dei casting azzeccati nel nuovo DC al cinema. In questa Top, analizziamo alcuni fantacasting che potrebbero essere interessanti, senza ricorrere ad alcuni nomi più lanciati sul web. Analizzeremo personaggio, attore o attrice proposti, il perché potrebbero funzionare nell’universo DC di Gunn e come potrebbero essere adattati sul grande schermo. Eviteremo quindi idee come Alan Ritchson come Batman, o Anthony Starr come Anti-Flash. Cominciamo dalla menzione onorevole.
Tra i personaggi più enigmatici e profondi dell’universo DC, Raven è la figlia dell’umana Arella e del demone interdimensionale Trigon. Cresciuta in un monastero per reprimere le proprie emozioni, perché ogni sentimento incontrollato potrebbe liberare il suo lato oscuro, Raven rappresenta un simbolo potente di trauma, controllo emotivo e spiritualità mistica. Nei fumetti è una colonna portante dei Teen Titans, ma può funzionare anche da figura indipendente in chiave dark fantasy.
Nota per Leave No Trace, Jojo Rabbit e Last Night in Soho, Thomasin McKenzie è un talento dallo stile intimista e sospeso, capace di trasmettere tormento e vulnerabilità con un realismo magnetico. Il suo volto etereo, la delicatezza nei movimenti e l’intensità nei silenzi la rendono un casting ideale per una Raven cinematografica.
A differenza di scelte più ovvie o “glamour“, McKenzie incarna la fragilità e la forza interiore con autenticità, elemento chiave per un personaggio così centrato sull’equilibrio tra luce e tenebra.
Gunn, che ha sempre saputo esplorare i “misfits” e le figure emotivamente segnate (Rocket Raccoon, Ratcatcher 2), troverebbe in Raven una musa tragica perfetta. Non è l’eroina che urla, è la ragazza silenziosa, alienata, con un cuore enorme e poteri che fanno paura persino a lei stessa. Raven si presta alla costruzione di un tono introspettivo e suggestivo che si differenzia dal resto del tono più pop del DCU, bilanciandolo.
Il look visivo ideale per Raven nel DCU sarebbe un mix tra: horror gotico alla The Witch o Crimson Peak, con toni freddi, ombre profonde e interni decadenti, misticismo astratto alla Doctor Strange, ma più poetico e meno spettacolare, espressionismo emotivo, il potere di Raven si manifesterebbe come ombre fluide, visioni oniriche e glitch spazio-temporali legati al subconscio. Musicalmente, potrebbe essere accompagnata da un sound ambient elettronico, voci distorte e suoni liquidi (tipo Mica Levi o Trent Reznor), per riflettere la sua lotta interna costante.
Slade Wilson, alias Deathstroke, è uno degli assassini più temuti dell’universo DC. Ex soldato d’élite sottoposto a un esperimento militare, è diventato una macchina da guerra umana, dotato di riflessi potenziati, mente strategica e una disciplina senza pari. Ma non è solo un killer: è anche un padre tragico, che ha sacrificato tutto per il potere e ha perso sé stesso. Slade non è il classico cattivo: è un’ombra che ragiona, calcola, e uccide solo se serve. È spesso usato come antitesi ideologica per personaggi come Batman o Nightwing: pragmatico fino al cinismo, efficace fino al disprezzo della moralità.
Pedro Pascal ha costruito la sua carriera su ruoli moralmente sfumati: dal cavaliere tragicomico di The Mandalorian alla dolcezza ruvida di Joel in The Last of Us. Pascal ha una dote rara: riesce a essere carismatico anche quando interpreta uomini chiusi, afflitti, duri. Nel ruolo di Deathstroke, Pascal porterebbe una stanchezza vissuta e credibile: non un villain da cartolina, ma un uomo che si muove come un fantasma tra guerra e rimorso. Con il suo volto segnato e la voce roca, Pascal farebbe di Slade Wilson un personaggio mitico ma terribilmente umano.
James Gunn ama i personaggi ambigui: eroi riluttanti, cattivi con un briciolo d’umanità e mostri col cuore. Deathstroke si inserisce perfettamente in questa linea. Non è l’antagonista che vuole conquistare il mondo: è un lupo solitario che si vende al miglior offerente, e a volte si ritrova dalla parte giusta (o sbagliata). Pascal, sotto la direzione di Gunn, potrebbe dar vita a una versione più introspettiva, più silenziosa e profondamente dolorosa del personaggio, molto lontana dalla versione cartoonesca di altri media.
Il film (o arco narrativo) con Deathstroke avrebbe un tono simile a Sicario o The Killer di Fincher, minimalista, teso, silenzioso, con omicidi chirurgici e introspezione dolorosa. Un’estetica urbana e fredda, fatta di metropoli notturne, vetro, acciaio e silenzio, con la maschera iconica arancione/nera che potrebbe essere reinterpretata in versione tattica, più realistica, con led minimi o HUD interno. Scene d’azione brutali, secche, senza coreografie eleganti: violenza militare pura, rapida e realistica, in contrasto con il mondo più esuberante degli altri eroi DCU.
Dick Grayson è molto più del primo Robin. È il figlio adottivo di Bruce Wayne, ma anche l’uomo che ha deciso di non diventare lui. Dopo anni come spalla di Batman, Dick ha scelto di emanciparsi e assumere l’identità di Nightwing, diventando il protettore di Blüdhaven. Nightwing rappresenta speranza, umanità e resilienza: è la luce nella vita di Batman, l’equilibrio tra giustizia e empatia. Agile, carismatico e strategico, è spesso considerato il miglior acrobata dell’universo DC e uno dei leader naturali più rispettati, anche da Superman.
Conosciuto per il suo ruolo esplosivo in Stranger Things nei panni di Billy Hargrove, Dacre Montgomery possiede una presenza scenica fortissima: fisico scolpito, sguardo magnetico, e un carisma intenso ma inquieto.
Ha il mix perfetto tra l’intensità drammatica e il fascino ribelle che servono per incarnare Dick Grayson: un personaggio combattuto, brillante e pieno di contrasti emotivi. Montgomery potrebbe portare sullo schermo un Nightwing giovane ma già temprato, con rabbia trattenuta, senso di responsabilità e una vena romantica. La sua energia sarebbe perfetta per dare forza a un personaggio che deve essere cool senza diventare un cliché.
James Gunn ha un debole per i personaggi che si emancipano da un’eredità complicata. Dick Grayson è, letteralmente, il figlio adottivo del vigilante più intransigente della Terra. Mettere Nightwing in scena significa esplorare cosa significa crescere sotto Batman e scegliere di non diventare lui. Nel DCU, Gunn potrebbe usarlo per bilanciare il tono dark del mondo di Batman con un’energia più vitale, più empatica e emotivamente accessibile. Nightwing sarebbe il cuore giovane, ma maturo, dell’universo street-level DC.
L’estetica di Nightwing dovrebbe fondere: acrobatica urbana e neon noir, parkour notturno su tetti illuminati da insegne, luci blu e viola che riflettono sul suo costume high-tech, con coreografie fluide e danzanti, i suoi combattimenti dovrebbero sembrare quasi arti marziali acrobatiche alla Jackie Chan o Chad Stahelski, ma con uno stile tutto suo. Dovrebbe avere una colonna sonora pop-elettronica sintetica (alla Drive o Baby Driver) per esprimere la sua giovinezza e velocità. Il suo costume dovrebbe essere minimalista ma elegante: il classico logo a “V” azzurro, bastoni eskrima magnetici, e materiali leggeri, opachi, progettati per l’agilità.
La dottoressa Pamela Isley, alias Poison Ivy, è una delle eco-terroriste più complesse e iconiche dell’universo DC. Scienziata brillante, tradita dal sistema per cui lavorava, si trasforma in una forza della natura vivente. Il suo corpo si fonde con la flora, e il suo cuore si spacca. Non è un villain tradizionale: è una donna arrabbiata, ferita, consapevole del proprio potere e con una missione radicale. A differenza di molte antagoniste, Ivy non è motivata da vendetta o dominio, ma da un senso distorto di giustizia per il pianeta. È un’antieroina tragica, con punte romantiche, spesso legata a Harley Quinn ma perfettamente autonoma.
Star di Euphoria e Anyone But You, Sydney Sweeney è una delle giovani attrici più magnetiche della sua generazione. Dietro un’immagine apparentemente fragile o seduttiva, nasconde un’intensità drammatica devastante: vulnerabilità, rabbia, seduzione e trauma convivono nei suoi personaggi. Nei panni di Poison Ivy, Sweeney potrebbe reinventare completamente il personaggio, allontanandolo dallo stereotipo femme fatale e trasformandolo in una donna spezzata, idealista, e inquieta. Il contrasto tra il suo volto delicato e la brutalità dei suoi poteri e delle sue scelte sarebbe affascinante da vedere su schermo.
James Gunn è maestro nel prendere personaggi eccentrici o borderline e renderli profondamente umani e tragici. Ivy è perfetta per questo trattamento. Invece di essere un’eco-terrorista da cartone animato, nel DCU potrebbe diventare una scienziata disillusa, vittima del capitalismo farmaceutico e delle multinazionali, trasformata in un’arma della natura. Gunn potrebbe esplorare temi ambientalisti, crisi climatica, bioetica e vendetta attraverso un personaggio visivamente potente e profondamente malinconico.
La versione DCU di Poison Ivy con Sydney Sweeney potrebbe essere ispirata da “Annihilation” e “Under the Skin” per l’estetica aliena e biologica. Potrebbe mescolare elementi horror naturalistico piante che invadono spazi urbani, radici che si insinuano sotto la pelle, spore nell’aria con un costume organico, che cresce con lei. Niente latex verde ma viti intrecciate, pelle mutata, linfa e fiori velenosi che cambiano con le emozioni. Musicalmente, il sound potrebbe essere etereo e disturbante, con echi ambient e strati di rumori naturali deformati.
Zatanna è una delle streghe più potenti dell’universo DC, figlia del celebre illusionista Giovanni Zatara e discendente di una lunga stirpe di maghi. Ma non è solo un’erede: è un’artista, un’eroina e una custode dell’equilibrio tra il mondo reale e quello occulto. La sua magia si attiva pronunciando le parole al contrario, e i suoi incantesimi possono alterare la realtà. Ma a renderla unica è la sua umanità: è vulnerabile, empatica e profondamente consapevole del peso delle proprie responsabilità. Zatanna è spesso collegata alla Justice League Dark e a personaggi come John Constantine.
Premiata per il suo ruolo straordinario in Killing Eve, Jodie Comer è una performer camaleontica: seducente, intelligente, intensa. Ha mostrato di saper gestire personaggi complessi, enigmatici e moralmente ambigui. Come Zatanna, Comer porterebbe sullo schermo una versione elegante, sicura di sé ma anche segnata. Con la sua energia teatrale e il controllo drammatico che possiede, potrebbe incarnare una Zatanna adulta, consapevole del proprio potere, divisa tra il dovere magico e i propri legami affettivi (soprattutto il trauma per la perdita del padre).
James Gunn ha dimostrato più volte di voler spingere l’universo DC verso le sue aree meno esplorate e la magia è ancora un territorio quasi intatto al cinema. Con Zatanna, Gunn potrebbe esplorare la tensione tra scienza e occulto, portando il pubblico dentro rituali arcani, mondi paralleli e regole che solo Zatanna comprende. In mano a Comer, Zatanna potrebbe diventare la Dott.ssa Strange del DCU, ma con più cuore, teatralità e un dolore personale più vivido. Un ponte tra il mondo degli eroi e quello delle forze ancestrali.
Una versione DCU di Zatanna dovrebbe puntare su atmosfere da horror elegante e barocco, alla The Prestige o Crimson Peak, con giochi di luci, specchi, palcoscenici abbandonati e antichi grimori. Sarebbe interessante vedere trasposti costumi da illusionista gotica: cilindro, mantello, corsetto e guanti reinterpretati in chiave moderna, con elementi scenici che riflettono la sua discendenza teatrale, conferendo un’estetica magica unica. I suoi incantesimi visualizzati con calligrafie fluttuanti, parole che si scompongono nell’aria, simboli che si piegano allo spazio. Ad accompagnare il tutto, una soundtrack suggestiva, con toni eterei, vocalizzi inquietanti e armonie retrò.
Brainiac non è solo uno dei più grandi nemici di Superman: è una delle menti più pericolose dell’universo DC. In alcune incarnazioni è un alieno collezionista di civiltà, in altre un’intelligenza artificiale diventata cosciente; in tutte, è un essere ossessionato dall’ordine, dalla conoscenza totale e dalla supremazia logica.
La sua visione fredda del cosmo lo rende un villain terrificante: per lui, l’umanità è solo un dato. Le emozioni sono rumore. Distruggere mondi è solo un mezzo per archiviare informazioni. Quando Brainiac arriva, i cieli si oscurano, le città vengono miniaturizzate, e il caos assume la forma del calcolo puro.
Premio Oscar per Bohemian Rhapsody e noto anche per Mr. Robot, Rami Malek è un maestro nell’interpretare figure enigmatiche, disturbate, geniali. La sua presenza è ipnotica ma sottilmente inquietante: ha uno sguardo alieno, una voce controllata e un magnetismo glaciale. Malek potrebbe incarnare un Brainiac cerebrale, calmo, assolutamente privo di empatia: un’intelligenza superiore che parla in toni misurati ma inesorabili. Il suo volto può trasmettere pietà fredda e crudeltà scientifica allo stesso tempo.
James Gunn ha promesso un DCU diverso da quello del passato, con una fusione di fantascienza, mitologia e pathos. Brainiac è il villain perfetto per alzare l’asticella cosmica: può farci riflettere sul controllo tecnologico, sul rapporto tra conoscenza e potere, sulla disumanizzazione dell’intelligenza. Con Rami Malek, Brainiac potrebbe diventare il Thanos del DCU, ma con una filosofia molto più fredda, senza equilibrio o amore. Solo perfezione matematica. Gunn potrebbe usarlo per creare un grande arco narrativo da fondo cosmico che tocca Superman, Lanterna Verde e persino i Nuovi Dei.
Un Brainiac moderno potrebbe essere una fusione tra biomeccanica e intelligenza artificiale aliena, con uno stile visivo ispirato a Arrival, con ambientazioni sterili, simboliche, architettura aliena minimale. Un design visivo basato su forme geometriche, reti neurali, metallo liquido e motivi ricorsivi ed un look che evolva nel tempo, da umanoide artificiale a entità sintetica astratta, con frammenti di città miniaturizzate nel corpo. Il suo veicolo-mondo, la Skull Ship, potrebbe fluttuare nello spazio come una biblioteca dell’apocalisse.
Più che un semplice “secondo Flash”, Wally West è l’erede che ha saputo superare il maestro. Originariamente Kid Flash e nipote di Iris West, Wally prende il mantello di Barry Allen dopo la sua morte in Crisis on Infinite Earths, e diventa per molti lettori il vero volto del Velocista Scarlatto.
Con una personalità più brillante, umana e vicina alla gente comune rispetto a Barry, Wally è spesso il Flash più amato non solo per la velocità, ma per l’anima: è il cuore della Justice League e il legame tra il divino e l’umano. In una fase in cui il DCU deve ricostruire fiducia, energia e identità, Wally rappresenta un nuovo inizio col volto rivolto al futuro, ma radicato nell’eredità.
Dopo Kingsman, Rocketmane Black Bird, Taron Egerton si è affermato come uno degli attori più versatili e fisicamente pronti della sua generazione. Può essere ironico, vulnerabile, emotivo eppure carismatico.
La sua energia esplosiva, combinata a un’intensità che non perde mai contatto col pubblico, lo renderebbe il Wally perfetto: accessibile, brillante, e soprattutto in grado di rendere credibile il passaggio da spalla comica a eroe maturo. Egerton saprebbe incarnare l’equilibrio tra velocità e cuore.
Gunn ha sempre dimostrato amore per i personaggi che devono trovare la propria strada in un mondo che non li capisce. Wally è perfetto: vive all’ombra di Barry, combatte per meritarsi il ruolo di eroe, e cerca una propria voce. Nel DCU, Taron Egerton potrebbe rappresentare l’anima viva dell’universo, il collante tra i personaggi cosmici e quelli di strada. È l’uomo comune in grado di tenere testa a dei e mostri, e farlo con battute e abbracci. Gunn potrebbe usarlo per esplorare temi come il lutto generazionale, la responsabilità tramandata, la paura di non essere “abbastanza” tutti già toccati nei suoi lavori precedenti, ma qui con una forza emotiva enorme.
Una versione DCU di Wally con Egerton potrebbe combinare colori saturi e vibranti, per restituire la vitalità del personaggio e differenziarlo dalla cupezza di molti altri eroi. Sarebbe interessante una Speed Force più psichedelica, viva, quasi liquida, con effetti sonori e visivi che riflettano la memoria e l’emozione, oltre alla pura velocità. Un costume tecnologico ma leggero, più snodato e adatto a un corridore vero, magari influenzato dai look Rebirth e Young Justice, sarebbe molto adatto, mentre musicalmente, un mix tra synth pop moderno e sonorità adrenaliniche sarebbe perfetto: qualcosa che corra con lui. Con Taron Egerton come Wally, il DCU otterrebbe un protagonista giovane ma non acerbo, scanzonato ma profondo, in grado di raccogliere i fan storici e conquistarne di nuovi. Un Flash per il futuro che finalmente corre nella giusta direzione.
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Articolo di Lorenzo Giorgi
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