di Redazione Network NCI
Il team di CD Projekt Red riferisce la preoccupazione emersa durante lo sviluppo del nuovo The Witcher 4: non sarebbero preoccupati del lato più tecnico, legato al gameplay e allo sviluppo stesso, ma ad una questione ben diversa: “convincere” i giocatori a giocare nei panni di Ciri, vista nel nuovo trailer mostrato ufficialmente all’evento Game Awards 2024.
The Witcher 4: Ciri o Geralt di Rivia?
Questo sembra un problema non da poco: Geralt è infatti il famosissimo e affascinante protagonista del franchise videoludico e della serie di libri da cui è tratto e Ciri sembrerebbe solo una sua sostituta al femminile per “accontentare” la critica e la policy del politicamente corretto, ma non è assolutamente così.
Di fatto, Ciri è indubbiamente il personaggio attorno al quale vengono costruiti gli eventi; lei “regge” di fatto l’intera storia, grazie alla quale termina The Witcher 3.
Si tratta quindi un naturale progredire della storia il fatto che lei sia la protagonista di The Witcher 4: è forte, “badass” e allenata sin da bambina a diventare un witcher, seguendo le orme di Geralt, diventato per lei una figura paterna.
A questo punto, è “solo” questione di introdurre Ciri come protagonista nel modo adeguato, così dice il team di sviluppo, che non sembra invece preoccupato sul fronte del gameplay.
The Witcher 4: scelta politicamente corretta?
Mentre si respira un’aria generalmente positiva riguardo la decisione di rendere Ciri la protagonista del nuovo capitolo di CD Projekt Red, non possono mai mancare le varie lamentele (a volte ingiustamente puntigliose).
Si urla infatti al “politicamente corretto”, riferendosi al team, ma dimenticandosi di come le protagoniste femminili siano invece in voga da molti anni, come l’iconica Lara Croft in Tomb Raider, gioco campione d’incassi durante gli anni 90′, ma non dimenticando figure di spicco come Ripley in Alien, Jill Valentine nella serie di Resident Evil e infine, ma non meno importanti, Ellie e Abby, protagoniste forti e che forniscono punti di vista moderni di The Last of Us Parte II.
Nonostante si tratti di protagoniste forti, è stato comunque impossibile sfuggire a commenti negativi, ma si sa, non si può accontentare tutti.
Ciò che è invece importante è quello di avere una moltitudine di storie e voci diverse all’interno di prodotti culturali importanti come i videogiochi, che potrebbero potenzialmente avere un grosso impatto positivo sulle menti ancora elastiche dei più giovani. Così forse, un giorno, non sarà la scelta di una donna come protagonista in un videogame a fare scalpore.
Articolo di Emily Mirelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA