In sala lo scorso agosto, “The Suicide Squad” scritto e diretto da James Gunn, vede il ritorno sul grande schermo del team di villain con vecchie conoscenze nel cast come Viola Davis, Joel Kinnaman e Margot Robbie e new entry che comprendono tra i tanti Idris Elba e John Cena.
Sequel, reboot o soft reboot, scegliete voi come definire “The Suicide Squad”, ma una cosa è certa: siamo davanti alla miglior pellicola del DCEU, il fantomatico universo cinematografico DC. Il merito va a James Gunn, che grazie alla sua esperienza con i Marvel Studios alla regia dei “Guardiani della Galassia” e l’inizio della sua carriera alla Troma, ha regalato al pubblico un cinecomic folle, violento, divertente ma anche con tanto cuore.
Senza grandi riferimenti alla pellicola del 2016 diretta da David Ayer, il film mostra la Task Force X inviata da Amanda Waller (Viola Davis) in missione a Corto Maltese, un’isola del Sud America con un governo dittatoriale, per distruggere tutte le prove del progetto Starfish che si trovano all’interno di un edificio chiamato Jotunheim. Quindi il team composto da Bloodsport (Idris Elba), Peacemaker (John Cena), Ratcatcher 2 (Daniela Melchior), Polka-Dot Man (David Dastmalchian), King Shark, Harley Quinn (Margot Robbie) e Rick Flag (Joel Kinnaman) si ritroveranno coinvolti non soltanto in una semplice missione cerca e distruggi, ma in un qualcosa più grande di loro.
La difficoltà più grande di quando si scrive un film corale è quella di caratterizzare al meglio ogni personaggio principale presente su schermo. Ma James Gunn riesce a rendere ogni membro della Suicide Squad intrigante, portando lo spettatore ad amare e affezionarsi ad ognuno di loro. Persino un villain strambo come Polka-Dot Man ha dietro di sé un background solido e interessante. Inoltre la chimica sul set tra cast e regista ha reso il tutto più facile, consolidando così l’ottimo lavoro fatto sulla scrittura dei protagonisti.
Per chi crede di trovarsi davanti ad una versione violenta dei “Guardiani della Galassia”, si sbaglia di grosso. “The Suicide Squad”, a differenza dei due film scritti e diretti dallo stesso Gunn per i Marvel Studios, mostra una violenza e una comicità poco adatta al MCU, rendendo completamente differenti i due franchise. Questo è dovuto al totale controllo creativo dato da Warner al regista, ottenendo così una libertà vista pochissime volte durante la lavorazione di un cinecomic. Ma le differenze non si fermano qui. Se nei due film del MCU abbiamo un gruppo che cerca il suo posto nella galassia diventando degli eroi, in “The Suicide Squad” vediamo invece un team di criminali che cerca di sopravvivere per l’appunto in una missione suicida e attraverso questa, in modo improbabile e anche letale, trovano il loro posto nel mondo, forse.
Un buon cinecomic deve avere delle ottime scene action e una CGI di livello per essere definito un prodotto di qualità e “The Suicide Squad” riesce completamente in questo intento. A differenza dell’ultima pellicola DC, cioè “Wonder Woman 1984”, che presentava una computer grafica di basso livello per un prodotto ad alto budget, il film diretto da Gunn offre una resa visiva spettacolare. Il lavoro fatto su King Shark e Starro è eccellente sotto ogni punto di vista. Anche le scene action come l’inizio della pellicola, la fuga di Harley Quinn e lo scontro finale, sono ottime e spettacolari da sfruttare al meglio il grande schermo.
“The Suicide Squad” a mani basse è la miglior pellicola del DCEU, tracciando così la strada da seguire per il futuro di questo universo cinematografico. Violento e divertente, la pellicola intrattiene lo spettatore attraverso i suoi protagonisti (villain di secondo piano dei fumetti) e la loro caratterizzazione permette facilmente di affezionarsi a loro. Non sarà il cinecomic che rivoluzionerà il genere, tanto da inneggiarlo a capolavoro, ma nel suo genere è una pellicola che non ha difetti evidenti e porta a termine il suo compito principale, intrattenere.
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