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The Last of Us, stagione 2, episodio III: The Path – la recensione

di Riccardo Rizzo

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La terza puntata della seconda stagione di The Last of Us riparte dai drammatici eventi del secondo episodio, concentrandosi su come Jackson affronta le conseguenze dell’assalto degli infetti e su come Ellie gestisce il trauma legato a Joel.

The Last of Us: The Path

In questo episodio, Craig Mazin e Peter Hoar (alla regia) si sono concentrati sul rapporto tra Dina ed Ellie, raccontando di come Dina, più di tutti a Jackson, sia pronta a supportare Ellie nel suo viaggio di vendetta. È con lei di fatto che la ragazza parte alla volta di Seattle per stanare Abby e i Lupi.

Come per le prime due puntate, anche The Path presenta qualche leggera differenza rispetto a The Last of Us Part II, come la gestione delle fasi antecedenti alla partenza delle due e la scelta di presentare subito la fazione dei Serafiti e il suo conflitto con il Washington Liberation Front. Un’altra importante differenza sta nella gestione temporale degli eventi narrati: rispetto al videogioco, in cui Ellie e Dina partono subito per Seattle, nella serie passano circa tre mesi dai fatti dello chalet. Sarà interessante vedere come questo cambiamento impatterà la narrazione e la gestione del trauma da parte di Ellie. Quello che temiamo è che la sete di vendetta della ragazza possa essere leggermente mitigata dallo scorrere del tempo e dalla “voglia di giustizia”, più che di cruda vendetta, appunto.

Nella sua interezza comunque l’episodio funziona. I ritmi del racconto continuano a essere piuttosto compassati, ma dopo Through the Valley era importante onorare i caduti e mostrare lo stato d’animo dei personaggi. In questo risulta ancora una volta fondamentale il ruolo di Gail, che permette di esplicitare maggiormente le emozioni, i sentimenti e i pensieri dei protagonisti (qui principalmente di Ellie e Tommy).

La ricerca dell’esplicito

Ecco, se c’è una cosa che abbiamo notato in questi primi tre episodi (la seconda stagione ne avrà in tutto sette) è una generale tendenza a rendere sin da subito esplicite le motivazioni e i peniseri che muovono i protagonisti. C’è meno mistero rispetto al videogioco, con lo spettatore televisivo che ha sempre chiaro cosa sta succedendo nel mondo creato da Naughty Dog. Esemplari, a tal proposito, l’introduzione preventiva dei Serafiti e la scelta di specificare immediatamente le ragioni dietro alla caccia di Abby.

È tuttavia ancora presto per dare giudizi definitivi, dato che siamo ancora a poco meno della metà della stagione. Siamo dunque più curiosi che mai di vedere come HBO abbia gestito gli eventi di Seattle e come abbia diviso il racconto di The Last of Us Part II.

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