Nella mattina dell’11 febbraio 2023 ha fatto il suo debutto il quarto episodio della prima stagione di “The Last of Us“; attualmente è disponibile sia su Sky che su NOW, piattaforme televisive su cui andrà in onda anche il resto della prima stagione.
Nel cast troviamo: Pedro Pascal nel ruolo di Joel, Bella Ramsey nel ruolo di Ellie, Gabriel Luna come Tommy, Anna Torv come Tess e Nico Parker è Sarah. Murray Bartlett come Frank, Nick Offerman nei panni di Bill, Storm Reid è Riley e Merle Dandridge è Marlene. Il cast include anche Jeffrey Pierce nei panni di Perry, Lamar Johnson in quello di Henry, Keivonn Woodard nel ruolo di Sam, Graham Greene è Marlon, Elaine Miles nel ruolo di Florence, Ashley Johnson e Troy Baker.
La serie tv, ispirata all’omonimo gioco creato da Neil Druckmann e sviluppato da Naughty Dog, vede come produttori e sceneggiatori lo stesso Druckmann e Craig Mazin. L’ultimo lavoro di Mazin fu proprio l’acclamata miniserie in cinque parti Chernobyl di HBO, basata sul disastro nucleare del 1986. Ora il produttore televisivo è di nuovo al lavoro per la serie televisiva ispirata a uno dei videogiochi esclusivi per PlayStation più popolari e acclamati al mondo.
La serie tv ispirata al videogioco Naughty Dog, dopo i primi 3 clamorosi episodi, nel quarto (Please hold on to my hand), ci aveva lasciato con la prima puntata “normale”. Intendiamoci, sempre qualitativamente eccelsa ma, seppur fondamentale per i futuri sviluppi di trama e per il consolidarsi del rapporto tra i protagonisti, meno esplosiva e più “di transizione”.
Tutta l’azione “accantonata” nello scorso episodio, viene però recuperata prepotentemente in questa quinta tappa del viaggio di Joel ed Ellie, sempre più pericoloso… crudo e struggente. L’episodio inizia mostrandoci brevemente cosa è successo alla zona di quarantena di Kansas City e di come e perché la capa dei banditi inserita nella serie tv, Kathleen, abbia iniziato la sua personale caccia all’uomo. Ci vengono anche presentati meglio i personaggi di Sam e Henry, comparsi sul finire del precedente episodio. I due paiono enormemente legati, grazie anche all’ottima prova regalata dal piccolo interprete di Sam, molto convincente nella propria parte.
Forse per evidenziare ulteriormente il senso del dovere e di responsabilità del fratello maggiore verso quello più piccolo, quest’ultimo è stato reso sordo e muto nella serie tv, oltre che decisamente più giovane. Possiamo solo immaginare il terrore di un bimbo di 8 anni che non può sentire in un mondo tanto pericoloso e brutale, in cui ogni senso è cruciale per la sopravvivenza. Una scelta che rinforza anche il rapporto quasi “simbiotico” tra i due: Henry ha bisogno di Sam per avere un motivo per lottare, Sam ha bisogno di Henry perché è la sua sola possibilità di salvezza, perché è il suo eroe.
I due sono braccati in maniera ossessiva dai banditi della città e perciò, dopo averli colti di sorpresa, stringono una “alleanza” con Joel ed Ellie per cercare di uscirne vivi.
La serie tv collega ancora una volta molto sapientemente gli eventi, presentandoci i nuovi personaggi senza strafare e posizionandoli temporalmente alla perfezione nelle disavventure di Ellie e Joel. Ogni piccola lacuna relativa alla precedente puntata viene colmata, approfondendo ancora una volta quanto mostrato nel videogioco di partenza. I protagonisti sono più veri e umani: fragili e in grado di fallire. Non ci sono supereroi nel mondo di The Last of US, non esiste bianco o nero, o buoni e cattivi, ma solo un’infinità di toni di grigio.
L’azione è decisamente più marcata, principalmente negli ultimi 20 minuti di episodio, regalandoci una piacevole e adrenalinica variazione allo spartito di base. Sam ed Henry ci offrono il medesimo legame fraterno del videogioco, mentre il personaggio di Kathleen, per quanto “di passaggio”, pecca forse un po’ di personalità, salvo in rari momenti.
Questa però potrebbe essere una scelta voluta, per sottolineare come in un mondo ormai distrutto e allo sbando, chiunque può trasformarsi in un mostro, anche i più insospettabili. La vendetta logora e corrompe, rendendo lupi anche gli agnelli. Il succo è tutto nella domanda finale di Sam ad Ellie, e vale sia per gli umani che per gli infetti: “Se diventi un mostro, dentro sei ancora tu?”.
Al di là del possibile espediente narrativo, l’interpretazione della Lynskey però non convince appieno, consegnando un personaggio spietato sì, ma spesso “eccessivamente zuccheroso”. Va detto comunque che questo suo “bipolarismo involontario” aggiunge indirettamente un qualcosa di inquietante al suo personaggio, riuscendo nel suo intento, regalandoci, con i dovuti metri di paragone, una sorta di Annie Wilkies di “Misery non deve morire”.
Nel frattempo è impossibile non notare come Joel sia sempre più legato ad Ellie, sempre meno “freddo calcolatore” e più figura paterna. Nel suo cuore Ellie sta diventando molto più che un semplice “pacco” da consegnare, bensì una figlia da proteggere. A piccoli passi cuore e mente si fondono, cedendo il passo a qualcosa che aveva ormai sepolto da tempo: l’amore.
Il finale, leggermente diverso dal videogioco ma per certi versi anche più doloroso, colpisce in tutta la sua durezza, come un maglio. Gli amanti del titolo originale sapevano già cosa sarebbe successo, ma vederlo con i propri occhi spezza il cuore anche allo spettatore più duro. Più della morte di Tess, più della meravigliosa storia di Bill e Frank, a commuovere è il finale di questo episodio: crudo, vero, spietato. L’interpretazione superba degli attori non fa che rendere il cuore più pesante di chi guarda. Il mondo è ingiusto, la vita è ingiusta. E gli innocenti ne pagano il prezzo.
Ancora una volta la serie tv si mostra superba nel suo trasportare su schermo le atmosfere del videogioco. Dolore e paura traspaiono copiosamente, instillando nello spettatore un senso di ansia difficile da mandare via. Proprio quello a cui punta la storia di The Last of US.
Anche in questo caso le modifiche allo script originale sono calzanti e ben integrate: si cambia quello che si può, e per certi versi si deve, cambiare, null’altro. Lo trama originale era già ben salda, ci si concede solo qualche piccola deviazione per rendere il tutto più armonioso, realistico e televisivo.
Il risultato è un’altra puntata eccezionale, che rialza l’asticella dopo un quarto episodio per certi versi di transizione e non clamoroso come i precedenti. The Last of Us continua a sorprendere in positivo, mostrandoci come una grande storia possa travalicare il proprio media di appartenenza senza sfigurare, anzi. Un nuovo metro di paragone è arrivato per le produzioni ispirate a videogiochi, anche se, per il genere, non necessariamente sarà un bene.
Trovare una storia forte come quella di The Last of Us e trasformarla in serie tv con tanta perizia e amore, sarà un’impresa immensamente complessa per chiunque verrà dopo. Auguri.
Ma intanto godiamoci questa perla assoluta. Siamo al giro di boa e il meglio (o il peggio per i protagonisti) deve ancora venire…
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